Più soldi in busta paga per i dipendenti pubblici e privati che decidono di non andare restare al proprio posto, senza andare in pensione sfruttando quota 103 oi meccanismi della pensione anticipata ordinaria. Arrivano i chiarimenti Inps sul funzionamento dell’incentivo prolungato con l’ultima legge di Bilancio per trattenere i dipendenti che hanno raggiunto i requisiti per lasciare il mondo del lavoro previsto dai due sistemi. Chi ha quindi 62 anni di età e 41 di contributi (regole di quota 103) oppure 42 e 10 mesi di anzianità contributiva minima per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne potrà decidere di restare al proprio posto, guadagnando qualcosa in più negli ultimi anni che lo o la separano dalla pensione.
L’agevolazione è ispirata al cosiddetto Bonus Maroni del 2004, dal nome dell’allora ministro del Lavoro, riproposta dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che di Roberto Maroni è stato compagno di partito nella Lega.
In concreto l’incentivo permette a chi decide di non sfruttare la flessibilità pensionistica di chiedere al proprio datore di lavoro di avere in busta paga i contributi previdenziali a proprio carico. Soltanto la quota a carico del dipendente quindi, mentre resta l’obbligo di versare i contributi a carico del datore di lavoro.
LE PERCENTUALI
Le somme incassate in più non concorreranno al reddito imponibile, quindi saranno esentasse. L’incentivo vale il 9,19% della retribuzione imponibile per i privati. Nel pubblico la percentuale sarà leggermente inferiore, fermandosi all’8,89%.
La volontà è chiara, trattenere gli italiani in azienda o in ufficio quanto più possibile. Non a caso proprio la manovra ha allargato la platea che può beneficiare dell’agevolazione estendendola anche a quanti avrebbero potuto sfruttare le vie ordinarie di flessibilità pensionistica. «La permanenza dei lavoratori più anziani nel mercato del lavoro non deve più essere un ostacolo all’ingresso dei giovani. È necessario un cambio di mentalità che favorisca l’incontro tra generazioni, obiettivo che può essere raggiunto anche attraverso misure di flessibilità», commenta il presidente dell’Inps, Gabriele Fava.
La circolare dell’Istituto nazionale di previdenza chiarisce che il beneficio sullo stipendio mensile durerà fino alla pensione di vecchiaia, ossia fino a 67 anni di età, oppure nel caso si acceda a un’altra forma di trattamento pensionistico anticipato.
La scelta è volontaria. Per accedere ai benefici servirà fare domanda all’Inps che valuterà i requisiti. L’effetto decorre dalla prima finestra utile per il pensionamento e se la domanda arriverà dopo, si partirà dal mese successivo.
L’Inps precisa che la rinuncia è possibile soltanto una volta nel corso della propria vita lavorativa. Non si tratta dell’unico tavolo. Nella circolare è spiegato che il bonus Maroni è incompatibile con altri esoneri contributivi. Nel caso infatti sia previsto l’azzeramento dei contributi a carico del lavoratore, non sarà possibile ricorrere al nuovo incentivo. Di contro è cumulabile con gli sgravi a carico del datore di lavoro e non sarà considerato come un aiuto di Stato (non sono quindi necessarie autorizzazioni della Commissione europea).
Un’ultima precisazione. Nel caso il dipendente che sceglierà di rinviare la pensione avendo accesso al bonus decide di cambiare lavoro, l’incentivo sarà applicato in automatico al nuovo contratto e non perderà quindi l’aumento.
LA RELAZIONE
In tema di versamenti dei contributi previdenziali è intervenuta in questi giorni anche la Corte dei conti. La magistratura contabile ha pubblicato sul proprio sito la relazione sulla gestione 2023 dell’Inps. Il documento dà conto dei maggiori incassi sul fronte del recupero: 1 miliardo circa in più tra vie amministrative e azione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione cui l’Inps ha affidato i propri carichi. I giudici contabili chiedono tuttavia di rafforzare il sistema di riscossione e le interlocuzioni con l’Agenzia stessa.
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