16.05.2025
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Politics

Battaglia per i referendum: l’estate militante di Schlein


«Sarà un’estate militante». Parola di Elly. L’aveva detto anche alla vigilia della scorsa estate ma allora in pochi, dentro il Pd, avevano tanta voglia di mobilitarsi per una segretaria che ritenevano fragile e a tempo. Da allora, è cambiato tutto. Schlein — dopo i successi alle Europee e alle Comunali e la probabile riconquista dell’Umbria a ottobre — si è molto rafforzata. Sia dentro sia fuori dal Pd.

Desta preoccupazione la sua crescita anche in FdI dove Meloni pensava di poter avere gioco facile con l’inesperta Elly e adesso ci si chiede: «Abbiamo sbagliato a sottovalutare Schlein e a darle il ruolo di unica sparring partner di Giorgia?». E dunque: «l’estate militante» su cui punta Elly è quella della raccolta delle cinquecentomila firme da qui al 30 settembre per il referendum sull’autonomia differenziata, in modo che si tenga entro il 2025. Per questo — ma anche in vista delle altre battaglie: «Il premierato non passerà!» — la segretaria sta allestendo una rete molto larga, che va dalle Regioni di centrosinistra che a loro volta chiederanno il referendum anti-legge Calderoli e spazia dall’estrema sinistra al centro. Ieri una riunione operativa di tutto l’ampio fronte referendario ha deciso di presentare un unico quesito per abrogare la legge Calderoli. Se sarà superato il vaglio dell’ammissibilità e le firme verranno raccolte, si andrà al referendum sull’autonomia nella prossima primavera (probabilmente abbinandolo alla consultazione della Cgil sul Jobs Act) e questo per Schlein sarà il primo “momento-spallata” contro il governo. Ma occhio al problema del quorum che può diventare autogol. «Dobbiamo aggregare tutti», questa la linea del Nazareno. Dove c’è chi fa una premessa («Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, ma dietro una grande donna c’è una grande mamma») e racconta: «Elly si consulta poco o niente con noi. Ma da parte di madre ha una famiglia che di politica capisce moltissimo, vanta ottime radici socialiste e sua madre, la costituzionalista Paola Viviani, è piuttosto presente nell’attività politica della figlia dandole consigli». Nella rete della segretaria c’è dunque anche la genitrice. Ma altri consiglieri vicini al partito non mancano a Elly. Alcuni lavoranoper lei al rapporto con la Cei del cardinale Zuppi, amico di Veltroni e di infiniti altri nel mondo di sinistra.

I VESCOVI E LA CGIL

Nella rete anti-autonomia, e anti-premierato, la segretaria del Pd sta tessendo i fili con l’episcopato guidato da quello che anche lei, come tutti gli amici, chiama “don Matteo”. Il quale a qualcuno ricorda alla lontana monsignor Montini che fu decisivo nel mondo democristiano sia prima sia dopo essere diventato papa Paolo VI. Il capo dei vescovi è sponda assai preziosa perché condivide con gran parte del clero, non solo meridionale, la battaglia contro la legge Calderoli e una sorta di sottile ma potente collateralismo si sta creando tra il Pd di Schlein e la Cei che anche nella campagna elettorale è apparsa molto più vicina alla sinistra che alla destra.

L’altra cinghia di trasmissione è quella che parrebbe più ovvia, la Cgil. Ma tanto ovvia non è. Perché Elly ha dovuto sottrarre il sindacato alle lusinghe di Conte. Il quale sembra aver smesso di insolentire Schlein (ricomincerà o si arrenderà definitivamente al ruolo di junior partner che potrebbe fargli guadagnare un posto da ministro o addirittura da vicepremier in caso di vittoria del campo largo nel 2027 o anche prima?) ma è con Landini che Elly fa veramente coppia perché nella sua strategia di piazza dopo piazza, in autunno se ne prevedono svariate, la potenza organizzativa Cgil serve e il referendum sul jobs act vale per entrambi come collante per questa stagione.

Nella quale l’anti-fascismo è ingrediente fisso e significa collateralismo sempre più stretto con l’Anpi e con tante associazioni di questo tipo che sono, insieme ai partiti di sinistra, l’ossatura dei Comitati per il No all’autonomia e al premierato. Quanto al sociale, la difesa della sanità pubblica (obiettivo primario per Elly e i suoi sono convinti di questo: «Appena i pronto soccorso non funzioneranno più, e non manca molto, sarà il nostro momento») e la battaglia per il salario minimo e per gli stipendi da innalzare, il partito-rete di Schlein si sta attrezzando con ogni sponda possibile nel mondo del pubblico impiego e in quello del terzo settore. Quanto al quadro politico, ogni spiffero anche riservato di Calenda a favore del suo riavvicinamento alla sinistra viene subito riportato ad Elly che sorride compiaciuta: «Con Carlo non possiamo non intenderci». E poi c’è la militanza sui diritti, che ieri ha portato la segretaria a Milano sul palco dell’ennesimo Pride, e l’ha anche spinta ad approvare le parole di Marina Berlusconi su aborto, fine vita e Lgbt: «Io sono sempre felice quando c’è il riconoscimento dell’eguaglianza», aggiungendo però che «la destra italiana è decisa a rimanere quella più indietro in assoluto in Europa su questi temi».

La tela c’è, la tessitrice pure, quello che serve ancora è la fortuna che però con Elly — come dicono le amiche — non è mai stata avara.

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