13.09.2025
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Economy

Bat raddoppia la produzione del maxi-hub Ue di Trieste


Bat (British American Tobacco) investe sull’Italia, raddoppiando le linee produttive del maxi-hub europeo di Trieste per i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali. E trova una sponda nel governo nel tentativo di ridurre o stralciare in Europa la nuova tassa sul tabacco proposta dalla Commissione Ue all’interno del nuovo budget comunitario (con un possibile aggravio fino al 1000%).

L’obiettivo della multinazionale anglo-americana è creare nuovi prodotti da fumo riscaldato hi-tech, meno dannosi per la salute e tutti made in Italy. Si tratta principalmente di stick per sigarette elettroniche, con tabacco o foglie di tè ma sempre con la nicotina, il più simile possibile all’esperienza delle alternative tradizionali presenti sul mercato. In un Paese, come l’Italia, già leader per la produzione di tabacco in Europa, l’azienda ha annunciato — in anticipo di due anni sul piano industriale — la creazione di 16 nuove linee di produzione entro il prossimo anno (saranno 24 in totale), con 150 assunzioni.

L’EVENTO

L’investimento vale circa 80 milioni di euro, all’interno dei 500 milioni messi in campo da Bat per l’hub dal 2021 a oggi. Ieri l’inaugurazione delle nuove aree a Trieste alla presenza dei ministri delle Imprese e dei Rapporti con il Parlamento, Adolfo Urso e Luca Ciriani, oltre che del Chairman di Bat, Luc Jobin, del presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza. Il presidente di Bat Italia, Fabio de Petris, ha poi firmato con il sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, un accordo per l’acquisto fino a 15mila tonnellate di tabacco italiano tra il 2026 e il 2028, sostenendo una filiera tabacchicola di 400 piccole e medie imprese che danno lavoro a circa 6mila persone.

Solo nel 2024, secondo un’analisi commissionata al Mib Trieste School of Management, gli investimenti di Bat hanno avuto un impatto da 168 milioni sul territorio. «Identità, innovazione e internazionalizzazione – commenta Urso — sono le strade di successo del Made in Italy che questo stabilimento mostra al meglio. Negli ultimi tre anni, l’Italia ha scalato sette posizioni nell’indice mondiale di attrattività, e abbiamo ottenuto 35 miliardi di investimenti cosiddetti “greenfield”, dieci in più rispetto a Francia e Germania».

Il ministro ha poi spiegato come il governo stia lavorando per riconvertire anche le pmi, oltre ad alcune grandi imprese (in primis dell’automotive) in aziende per la Difesa. Per la Manovra, si sta definendo poi un piano per le imprese «con un nuovo strumento, probabilmente un credito d’imposta semplificato, flessibile, strutturale, finanziato con fondi italiani, che superi Transizione 4.0 e 5.0, accompagnato da una possibile ulteriore riduzione dell’Ires». Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, chiede uno sforzo triennale da almeno 8 miliardi.

LE PROSPETTIVE

«Con queste nuove linee produttive che si sommano a quelle, ad esempio, di sacchetti di nicotina per uso orale», spiega de Petris, «acceleriamo la transizione verso prodotti da fumo più sostenibili per l’ambiente e per le persone, con circa il 50% dei clienti italiani già passati a questi nuovi prodotti». «Insieme al governo italiano», aggiunge, «lavoriamo per far capire alla Commissione Ue che la proposta di aumentare le tasse sul tabacco è insensata: si rischia solo di favorire il mercato illecito di questi prodotti. Bisogna invece fissare regole chiare e incentivare a livello europeo i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali a combustione sul modello fiscale italiano, particolarmente favorevole». «Con queste condizioni – conferma Andrea Di Paolo, presidente di Bat Trieste – saranno possibili nuovi investimenti in futuro, che porteranno maggiore sviluppo sul territorio».


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