Dopo Banca Sant’Angelo di Licata, acquisita e fusa dall’Agricola di Ragusa, il risiko si muove ancora a Sud. Epicentro la Banca di Credito Popolare di Torre del Greco che Bankitalia, al termine dei un’ispezione conclusasi a febbraio scorso, ha parzialmente commissariato: Francesco Fioretto e Dino Donato Abate da maggio sono in temporaneo affiancamento al cda attualmente in carica. La Torre del Greco è finita sotto stretta osservazione a causa di alcuni investimenti sbagliati in titoli che hanno minato la capacità patrimoniale. Bankitalia ha suggerito di procedere con accantonamenti facendo chiudere l’esercizio 2023 in perdita di 16,5 milioni.
Di recente, sempre a seguito dell’ispezione, sono stati nominati tre top manager in sostituzione di altri cui sono state addebitate responsabilità: il nuovo capo dell’area finanza, dell’area operativa, e dell’area commerciale. Va detto inoltre che il bilancio 2022, chiuso con un utile di 8 milioni è stato poi rettificato a 5,3 milioni. E la verifica su un titolo strutturato ha portato Bankitalia a far rivisitare tutti i titoli strutturati in portafoglio il cui valore a marzo 2023 era di 193 milioni.
A cavallo dell’estate l’istituto napoletano dovrà avere ben chiara la strada per superare il guado sulla base del nuovo piano. Dovrà essere ricapitalizzato da un nuovo partner.
C’è Prometeia a fare l’advisor che vuol tirare dentro la Popolare di Puglia e Basilicata di Altamura (Bari) e BdM (ex Popolare di Bari), di proprietà di Mcc che già si era fatta avanti sulla Sant’Angelo. Ma Mcc sarebbe allo stato fredda. «Penso che la Torre del Greco possa avere la forza per proseguire da sola — dice Leonardo Patroni Griffi, presidente della Puglia e Basilicata che evidentemente non vuole scoprire le carte subito — se in futuro dovesse esserci necessità, saremmo disposti a dare una mano».
I commissari d’intesa con l’advisor starebbero predisponendo un piano di rilancio che dovrebbe poi essere condiviso con il nuovo azionista. Il piano dovrebbe essere imperniato anche su una manovra di rafforzamento patrimoniale compresa fra 30-50 milioni.
LA PERDITA
Il punto di partenza del rilancio sono i conti della Torre del Greco che opera in 7 aree territoriali con 64 filiali delle quali 43 in provincia di Napoli, 7 di Caserta, 7 di Salerno, 3 di Avellino, 2 di Benevento, 1 di Frosinone e 1 di Latina. Ha 5737 soci. La banca un anno fa ha completato la fusione della Banca regionale di sviluppo (BRS).
Gli ultimi conti registravano un risultato lordo dell’area finanza in rosso di 20,5 milioni che sommati alla riserva collettiva titoli, hanno segnato un risultato netto in rosso 32,3 milioni. Sul risultato hanno inciso le perdite da cessione sui titoli HTC, cioè destinati alla negoziazione di breve termine (-7,9 milioni) e le minusvalenze sulle altre attività a fair value che è il valore intrinseco (- 14,6 milioni).
Nel piano in cantiere dovranno essere rivisti i costi per il personale pari a 42,3 milioni, in crescita di oltre il 10% a causa della fusione della ex BRS e i costi di funzionamento pari a 25,9 milioni, in aumento di oltre il 15%.
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