10.05.2025
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badessa destituita e il Vaticano commissaria il monastero


VITTORIO VENETO (TREVISO) — Altro che “Habemus papam”, ma quale “Conclave”. La storia da film non è finzione da cinematografo qui a San Giacomo di Veglia. Nel quartiere di Vittorio Veneto si consuma una faida tutta femminile al monastero dei Santi Gervasio e Protasio. 

Cinque delle 27 suore di clausura sono già scappate e altrettante sarebbero in procinto di fuggire, dopo che la giovane abbadessa Aline Pereira Ghammachi è stata destituita e la struttura religiosa è stata commissariata dal Vaticano, «avendo verificato la permanenza di alcune situazioni di criticità nella vita della Comunità, relative al servizio dell’autorità e ai rapporti interni», tanto che ora a reggere la sede cistercense è l’anziana madre Martha Driscoll.

«Il clima è diventato insopportabile». In 5 si rifugiano in una località segreta

Suore di clausura in fuga dal convento

Uno strappo clamoroso e doloroso nella diocesi che fu guidata dal futuro pontefice Albino Luciani, oltretutto nel quarantennale della visita del suo successore Giovanni Paolo II, fra lettere di accuse inviate a papa Francesco, ispezioni ecclesiastiche, dichiarazioni rese ai carabinieri e annunci di azioni legali, sullo sfondo di uno scontro generazionale passato per le vendemmie di notte e i sandali ai piedi.

LA VICENDA

Risuona un mezzogiorno di fuoco in piazza Fiume, ormai tutti hanno letto la notizia. La cuoca monaca spalanca il portone dell’antico complesso, due barchesse appartenute ai conti veneziani Calbo Crotta e acquistate grazie a un lascito testamentario, quando nel 1909 le suore furono costrette a lasciare Belluno dopo 7 secoli. I modi sono estremamente gentili, ma il tono è inappellabilmente perentorio: «La nostra Madre Abbadessa si sta confessando. E comunque sono le 12, qui è come in caserma, a quest’ora si pranza».

Mettiamo in fila i fatti. Lo scorso 7 aprile, «al termine di una Visita apostolica» come riferisce la Casa generalizia dell’Ordine cistercense, il Dicastero per gli istituti di vita consacrata ha emesso «un Decreto di Commissariamento Pontificio» del monastero trevigiano, che appartiene alla congregazione di San Bernardo in Italia.

LA NOTIFICA

L’atto è stato notificato il 21 aprile, cioè nel lunedì dell’Angelo in cui è morto Jorge Mario Bergoglio. Da allora la statunitense madre Driscoll, abbadessa emerita di Gedono in Indonesia e finora superiora del monastero alle Acque Salvie di Roma, ha assunto «tutte le competenze». Come specificano gli uffici dell’abate generale Mauro-Giuseppe Lepori, le sue consigliere sono madre Luciana Pellegatta, abbadessa di Cortona, e la professoressa Donatella Forlani, docente alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo essere apparsa ai fedeli al termine della Messa di Pasqua, perciò, di fatto la brasiliana madre Pereira è stata allontanata.

Il 29 aprile tre consorelle sono andate in caserma a dichiarare, anche a nome di altre due, di aver dovuto «riparare in sicurezza» in una località segreta, trovandosi «in stato di necessità determinato da gravi vicissitudini». Le voci che filtrano, grondano sofferenza per «la contestazione infondata a madre Aline di atteggiamenti manipolatori», fin dalla missiva inviata da 4 accusatrici l’8 gennaio 2023, tanto che sarebbero pronte altre valigie: «È una situazione drammatica, chiediamo la dispensa dai voti». Ferma la replica: «Dovete obbedire alla Chiesa».

LA PRESENZA

La città della Vittoria è sconvolta, abituata a quella presenza discreta ma granitica, attraverso un “ora et labora” scandito da veglie di preghiera, campane fatte suonare «ogni volta che il maltempo infuria per rassicurare la comunità», accoglienza dei fragili, produzione di miele e creme. Adesso invece il programma delle degustazioni è stato annullato. Commenta la sindaca di centrosinistra Mirella Balliana: «Speriamo che questa frattura possa essere ricomposta, perché abbiamo sempre vissuto un rapporto istituzionale di buon vicinato, a parte la parentesi durante le precedenti amministrazioni». Vecchie ruggini, con annessi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, per questioni di urbanistica e di sepolture attorno al brolo, al tempo oggetto di mobilitazione da parte del Fai e attualmente coltivato a vigneto dalla cooperativa sociale Terra Fertile.

«Provo un grande dispiacere, non è mai successa una cosa simile in oltre un secolo: forse non è stata gradita l’esposizione mediatica delle suore sul vino», ipotizza l’ex primo cittadino leghista Toni Da Re. L’imprenditrice vinicola Sarah Dei Tos, promotrice della vendemmia in notturna a cui partecipava sempre anche il presidente Luca Zaia, si dice allibita: «Non credo che il problema sia il Prosecco, l’iniziativa serviva a sostenere il pagamento delle bollette e le opere di carità. Mi dispiace tanto, soprattutto per le attività dei ragazzi disabili, a cui lavorava proprio quella decina di monache più giovani che ora se ne vanno. Non ho mai percepito tensioni e non riesco davvero a capire come si possa mandarle via». Chissà se ha ragione chi sospetta che non siano state gradite certe decisioni, come sostituire la parete con una grata e indossare i sandali a piedi nudi: troppe modernità, per un monastero di clausura.

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