Diminuisce ancora il numero di badanti e colf regolari nel nostro Paese: nel 2023 sono stati 833mila (68mila in meno rispetto al 2022) i lavoratori, che hanno versato o si sono visti versare all’Inps i contributi dai propri datori di lavoro. Lo ha comunicato l’istituto di previdenza, presentando l’Osservatorio sul lavoro domestico realizzato con l’associazione Nuova Collaborazione. Ma parallelamente non si ferma il ricorso al nero da parte delle famiglie italiane: sì, perché accanto agli 833mila regolari, ce ne sono oltre un milione che — come hanno stimato le associazione di categoria — lavorano nel sommerso. Sia italiani sia stranieri. «In questo settore c’è molto lavoro nero, stimato intorno al 50 — 60% del totale», ha avvertito il presidente nazionale di Nuova Collaborazione, Alfredo Savia.
LA FINE DELLE SANATORIE
Come si legge nel rapporto dell’Inps, un calo nel numero di badanti e colf (-7,3 per cento) si era registrato già nel 2022, cioè quando era terminata «la spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore della norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari, in cui sono entrate in vigore regolarizzazioni di lavoratori, sia comunitari sia extracomunitari».
Intanto il governo — ne starebbero discutendo il ministero del Lavoro e quello dell’Economia — stanno studiando di potenziare il bonus badanti. Con un finanziamento complessivo di 137 milioni di euro da spendere fino al 2028, nell’ultimo decreto Pnrr è stato introdotto un aiuto per le famiglie più bisognose (con reddito Isee di 6mila euro) da poter richiedere fino al 31 dicembre del 2025 : la misura garantisce un risparmio totale di 3mila euro, da spalmare su 24 mesi.
Finora non è stato ancora firmato il decreto attuativo da parte del ministero del Lavoro, necessario per permettere all’Inps sia di ricevere le domande delle famiglie interessate sia di erogare l’aiuto. Senza dimenticare che, visto il reddito Isee molto basso, la misura è destinata soltanto a 25mila famiglie. Al dicastero di Veneto — anche in ottica di rafforzare le misure di sostegno agli anziani non autosufficienti — starebbero studiando di ampliare il plafond delle risorse e, soprattutto, di trasformare lo sgravio in una deduzione.
Tornando a dati dell’osservatorio dell’Inps, sono 738.468 le donne che operano come badanti e colf e 95.406 gli uomini impegnati nelle stesse mansioni. Poco più di 574mila gli stranieri, 260mila gli italiani. Tra gli stranieri 300mila provengono dai Paesi dell’ex Europa, 67.389 dal Sud America, 62.933 dalle Filippine. Guardando ai salari, sul fronte femminile, un quarto delle badanti guadagna almeno 13mila euro all’anno, cifra raggiunta dal 10 per cento delle colf donne. Più bassi, invece, le remunerazioni per gli uomini.
Quasi un quinto de lavoratori domestici (162.227) è occupato in Lombardia. Seguono il Lazio (117.500), la Toscana (73.709) e dall’Emilia-Romagna (71.496) e il Veneto (63.641). Quindi in sole quattro regioni si concentra poco più della metà dei lavoratori domestici in Italia. Più basso il numero di regolari in Campania (44.850) o in Sicilia (32.743).
Il presidente dell’istituto previdenziale, Gabriele Fava, ha fatto notare che «nel 2023 il 50 per cento dei lavoratori domestici che ha versato contributi nelle casse dell’Inps sono badanti». Per aggiungere che la domanda da parte delle famiglie «cresce con l’aumento dell’indice di invecchiamento della popolazione, che totalizza +5,5 punti rispetto al 2022».
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