Una fuga. Di più: un esodo. Va in pezzi, Azione: dopo il ritorno a Forza Italia del responsabile giustizia Enrico Costa, a lasciare stavolta sono Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace. Tre tra i nomi più pesanti che la formazione calendiana aveva portato tra le proprie file dal centrodestra. Lo sconquasso era nell’aria da giorni, per non dire da mesi. Ma fa comunque rumore. Perché a dare l’addio al partito di Calenda, varato nel 2019 per superare il bipolarismo destra-sinistra, sono figure di peso. Sulle quali il leader del fu Terzo polo aveva puntato parecchie fiches: Carfagna è – era – la presidente del movimento, Gelmini la portavoce e vicesegretaria. Tutte e tre, insieme a Versace, avevano trovato le porte spalancate due anni fa, dopo lo strappo coi berlusconiani rei di aver fatto lo sgambetto al governo di Mario Draghi.
LE VOCI
Un addio che – è la versione delle dirette interessate – si consuma «in modo civile»: «Non sono volati stracci», assicura chi ha parlato con le due ex ministre forziste. La coda però non può che essere al veleno. Ecco la nota di Azione: «Prendiamo atto con rammarico della loro decisione di lasciare un partito che le ha accolte e valorizzate in un momento critico del loro percorso», suona l’affondo. «Rispettiamo le scelte personali, ma – affilano le unghie i calendiani – riteniamo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura, contravvenendo così al mandato degli elettori».
Per la verità né Gelmini né Versace parlano di voler rimpinguare le file del centrodestra (Carfagna invece per ora tiene le carte coperte). Ma le voci circolano. E dentro Noi Moderati, accreditato dai rumors come prossimo punto di approdo per le esponenti “transfughe” (sulle quali pesa il veto di Tajani al rientro tra gli azzurri), si guardano bene dal fermare i retroscena.
Chi nega, invece, sono Gelmini e Versace. «Da domani – spiega l’ex ministra dei governi Draghi e Berlusconi – il mio lavoro in Parlamento continuerà nel Misto». Dopodomani chissà. «Ci sarà un percorso», suggerisce qualcuno a mezza voce. «Quel che è certo è che «nonostante la sofferenza di queste ore, per chi come me proviene dal centrodestra, il campo largo con Fratoianni, Conte e Salis non è un orizzonte accettabile», motiva la scelta Gelmini. «Ed è evidente a tutti che l’alleanza col centrosinistra in tre regioni, Liguria, Umbria ed Emilia, non è che l’antipasto di un’intesa alle politiche».
Anche con Carfagna lo strappo non è indolore. L’ex titolare di Sud e Coesione nel governo Draghi ieri aveva chiesto di rinviare a oggi l’incontro chiarificatore con il leder. Invece «ho appreso del mio addio da una nota di agenzia»: una decisione «che sentivo il dovere di rendere pubblica in modi più seri e meno estemporanei».
I COCCI
I cocci volano ovunque. Così come vorticose girano le domande: quanto ha pesato la rottura con Renzi e il flop alle Europee nella scelta delle due ex ministre? E che futuro può avere ora Azione? Calenda non cambia linea. Anzi, a sera coi suoi rilancia. «Non ne potevamo più di questo balletto», è lo sfogo. «Finalmente chiarezza. Erano due mesi che uscivano retroscena non smentiti e che negoziavano con tutto il centro destra in parallelo». Azione, assicura il suo leader, «rimarrà dove i cittadini l’hanno messa: al centro e all’opposizione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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