23.05.2025
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Economy

avanti con il taglio tassi


A settembre l’inflazione negli Stati Uniti ha continuato a rallentare, ma in modo più lento del previsto, secondo i nuovi dati pubblicati dal dipartimento del Lavoro. L’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 2,4% rispetto all’anno precedente, dopo un incremento del 2,5% in agosto. Questo dato è stato leggermente superiore alle previsioni degli economisti, che si aspettavano un aumento del 2,3%, anche se si tratta dell’inflazione più bassa dal febbraio del 2021.

I DATI
Wall Street dopo un mercoledì di rally con livelli record per il Dow Jones e lo S&P 500 ieri ha perso terreno, cercando di capire quanto questi nuovi dati possano influenzare le future scelte della Federal reserve. In tutto questo infatti bisogna valutare le prossime mosse della banca centrale americana: sta osservando attentamente da mesi i dati per iniziare un percorso di taglio dei tassi, dopo due anni di politiche di rialzi per tenere a freno l’inflazione. Il rapporto di ieri è stato il primo di tre letture sull’inflazione che i funzionari della Fed esamineranno prima della prossima riunione del 6 e 7 novembre. Gli investitori si aspettano che la banca centrale riduca i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale, dopo un taglio di mezzo punto il mese scorso. La decisione di settembre della Fed ha portato i tassi nell’intervallo compreso tra il 4.75% e il 5%.

Nonostante i segnali di rallentamento in alcuni indicatori, il mercato del lavoro rimane robusto. I dati diffusi dal dipartimento del Lavoro la settimana scorsa mostrano che le assunzioni sono aumentate significativamente a settembre e il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, il livello più basso degli ultimi tre mesi. Tuttavia, ci sono state anche indicazioni di un aumento delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, il livello più alto in oltre un anno, forse influenzato dall’uragano Helene che alla fine di settembre ha devastato Florida, Georgia e North Carolina. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione hanno infatti raggiunto quota 258.000, al netto degli aggiustamenti stagionali, per la settimana terminata il 5 ottobre. Si tratta del totale più alto dal 5 agosto 2023. Il rapporto sull’inflazione di ieri arriva poco prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre, evidenziando la sfida per Joe Biden e la candidata democratica Kamala Harris nel rivendicare i successi economici pur affrontando il malcontento per l’aumento dei prezzi. Nonostante l’inflazione sia tornata ai livelli immediatamente successivi all’insediamento di Biden, molti americani continuano a pagare i prodotti anche quattro volte più di quanto costassero prima della pandemia.

L’EUROPA
Intanto in Europa, la Bce ha pubblicato i verbali della riunione dell’11 e 12 settembre a Francoforte: i membri del Consiglio direttivo hanno sostenuto che occorre procedere con gradualità nel percorso di politica monetaria, ma anche che esistono rischi sia sull’inflazione che sulla crescita. È quindi fondamentale, pur continuando i tagli, farlo con cautela. La Bce ha sottolineato di voler garantire che «l’inflazione torni al target di medio termine del 2% in modo tempestivo» e che manterrà «i tassi di riferimento sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a raggiungere questo obiettivo», attraverso un approccio dipendente dai dati, con decisioni prese «riunione per riunione». Inoltre, la Bce si è detta preoccupata per la stagnazione dell’industria manifatturiera, fortemente colpita dai tassi di interesse, rispetto al terziario, che continua a crescere. Sulla crescita, le minute citano — cosa alquanto inusuale — una singola economia, la Germania: «La debole crescita nella maggiore economia dell’area euro pesa sulla crescita dell’intera area euro», con «significative sfide strutturali».

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