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Autonomi, meno imposte se si ha un credito con la Pa


Autonomi, meno tasse per chi vanta un credito con lo Stato. Governo pronto a concedere un ulteriore incentivo per le partite Iva e i forfettari che (entro il 31 ottobre prossimo) aderiranno al concordato biennale preventivo: il meccanismo di accertamento dei redditi messo a disposizione, in via facoltativa, a 4,5 milioni di contribuenti con giro d’affari inferiore a 5 milioni ma con debiti tributari o previdenziali non superiori a 5 mila euro. L’esecutivo Meloni ha previsto una norma che consentirà di abbattere il carico fiscale nel caso in cui il lavoratore autonomo vanti un rimborso non ancora corrisposto dallo Stato. Come a dire, in poche parole: in base ai patti che abbiamo stabilito mi devi 1000 euro di tasse in più rispetto a quanto hai versato in passato ma poiché io Pa ti devo 200 euro, te li scalo dall’imponibile e me ne versi solo 800. Una sorta di compensazione in attesa che il rimborso venga finalmente regolato.

IL PERCORSO
Tra l’altro, nei giorni scorsi, è stato stabilito un’altra agevolazione: nel primo anno ci sarà una riduzione del 50% sull’imponibile richiesto dal fisco mentre il secondo anno si dovrà pagare l’intero importo, offrendo così alle partite Iva una generosa dilazione. In sostanza, facendo un esempio, se l’aumento del reddito necessario per ottenere il massimo punteggio di affidabilità fiscale (voto 10) sarà pari a 10 mila euro, per accordarsi con lo Stato sui redditi di quest’anno sarà sufficiente un aumento di 5 mila euro. Nel 2025 si terrà invece conto della cifra intera. La struttura generale del meccanismo, in ogni caso, non sarà modificata dal decreto in arrivo: il concordato biennale (dal quale ci si aspetta un gettito aggiuntivo di 2 miliardi di euro da utilizzare per ridurre l’Irpef) consiste in un patto tra fisco e contribuenti, con questi ultimi invitati (entro il 31 ottobre, come detto) ad accettare ex ante (attraverso la piattaforma on line già disponibile dalla scorsa settimana sul sito delle Entrate) le tasse da pagare stabilite dal fisco e calcolati sui volumi d’affari. In caso di accettazione, la partita Iva avrà la garanzia di zero controlli per due anni e la certezza che sui redditi che eccedono l’accordo non si dovrà versare nulla. Inoltre ci sarà una corsia preferenziale sui rimborsi. E con il concordato biennale, tra l’altro, finirà in pensione il Redditometro. Niente più accertamenti sintetici calcolati sul tenore di vita presunto dei contribuenti.

Tornando al decreto correttivo, oltre alla norma pro-creditori, sono previste altre novità. Per la sostitutiva Irpef sarà dovuta una maggiorazione di importo pari al 15% della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello di impresa o di lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente. Per l’Irap invece sarà introdotta una maggiorazione del 3%. Altre modifiche riguarderanno anche l’adempimento collaborativo. Nella bozza del decreto si legge che «non danno luogo a fatti punibili, e non costituiscono notizia di reato, le violazioni delle norme tributarie dipendenti da rischi di natura fiscale comunicati in modo tempestivo ed esauriente all’Agenzia delle entrate, mediante l’interpello». E ancora: i titolari di partita Iva che accetteranno la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate entreranno automaticamente tra i destinatari dei benefici premiali Isa. Stop inoltre agli accertamenti basati su presunzioni semplici e anticipo dei termini di decadenza per le attività di accertamento. Il governo, inoltre, introdurrà regole specifiche per i forfettari.

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