Ministro Valditara, che segnale è quello del nuovo contratto del personale scolastico, con gli aumenti di cui ha parlato ieri il Messaggero?
«Intanto una premessa. Dopo il 2009 e fino al 2018 non sono stati firmati nuovi contratti per il personale scolastico e in questo modo si sono persi potere d’acquisto e competitività degli stipendi. Nel frattempo sono passati i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Fino a quando la Corte Costituzionale con una sentenza ha costretto nel 2018 a superare il blocco contrattuale: sono stati così riconosciuti 90 euro di aumento ai docenti e 63 al personale Ata. Nessun contratto firmato dai governi successivi fino al nostro arrivo».
Da lì siete ripartiti?
«Abbiamo garantito innanzitutto la continuità contrattuale, dopo tre anni di discussioni inutili, siglando quello del 2019-2021 già con l’accordo del novembre 2022, poi oggi quello del 2022-2024 e creando le condizioni per la chiusura del contratto 2025/2027. Abbiamo fra l’altro stanziato risorse per quello 2028/2030».
Di quanti soldi parliamo?
«Considerando anche il contratto 2025/2027, sarebbero 416 euro al mese lordi in media per i docenti e oltre trecento per il personale Ata: 123 euro in media per il triennio 2019-2021, 150 per quello chiuso oggi e 143 per il 2025/2027».
Il contributo del Mim?
«A novembre 2022 abbiamo chiuso l’accordo economico grazie allo spostamento di 300 milioni di euro dal finanziamento di progetti al contratto, convincendo tutti i sindacati. Oggi, grazie alla destinazione di 240 milioni, derivanti da risparmi fatti dal Ministero, al pagamento di una una tantum per docenti e personale Ata».
C’è altro?
«Intanto gli arretrati: 1.948 euro ai docenti, 1.427 al personale Ata».
Finito?
«Non ancora. Se chiudiamo anche il contratto 25/27, siamo pronti ad anticipare il pagamento delle annualità 2025-2026, circa 2.500 euro per i docenti e 1.800 per il personale Ata. Nella legge di bilancio c’è l’una tantum di 170 euro netti, che si aggiunge all’aliquota Irpef ridotta dal 35 al 33% che porta fino a 140 euro netti in più all’anno. Il taglio del cuneo fiscale vale per la maggior parte dei docenti altri 850 euro netti all’anno. L’assicurazione sanitaria gratuita, che ho fortemente voluto, porta a possibili rimborsi delle prestazioni fino a 2/3mila euro. C’è poi l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che prima era a carico dei dipendenti. E la scontistica per treni, aerei, mutui, conti bancari, che stiamo prevedendo anche per gli acquisti di generi alimentari, abbigliamento, elettrodomestici».
I soldi in busta paga sono importanti, ma la ratio qual è?
«Vogliamo valorizzare il lavoro del personale scolastico, ridare autorevolezza ai docenti, e non solo dal punto di vista economico, per cui oggi abbiamo fatto un ulteriore passo avanti».
Rendere appetibile fare il prof…
«Restituire prestigio, anche con le altre azioni messe in campo: il voto in condotta, la difesa da parte dell’Avvocatura dello Stato in caso di aggressioni, l’arresto in flagranza e quasi flagranza per i genitori che aggrediscono i docenti, le sanzioni civili e il rafforzamento delle pene per chi offende personale scolastico, il divieto del cellulare in classe. Iniziative che vanno nella stessa direzione: ridare centralità alla scuola e a chi vi lavora».
Sta cambiando anche il ruolo del docente, in generale, con iniziative retribuite
«Vi sono diverse progettualità su cui abbiamo investito economicamente per favorire il potenziamento della didattica e una scuola sempre più aperta: pensiamo ad esempio alla figura del docente tutor, che può arrivare a guadagnare fino a 5 mila euro lordi in più all’anno, al docente orientatore, oppure ad Agenda Sud o Agenda Nord e al piano Estate».
C’è altro che vorrebbe fare?
«Ho ottenuto dal ministro Salvini di inserire il personale scolastico nel Piano Casa. Sto dialogando con Comuni, Regioni, associazioni di categoria, per offrire immobili a condizioni agevolate al personale scolastico che si debba trasferire in aree dove il costo della vita è particolarmente elevato ».
Parliamo anche delle occupazioni. Al Righi ci sono state aggressioni da parte di ragazzi di estrema destra
«Le violenze, di qualsiasi natura esse siano, le abbiamo sempre condannate e stigmatizzate. Siano di estrema destra o di estrema sinistra, di qualunque colore politico. Nelle scuole non c’è spazio per la violenza né per alcuna forma di bullismo. E chi sbaglia paga. Detto questo, c’è anche un altro tema».
Quale?
«Quello del diritto allo studio. Le occupazioni per fortuna sono poche, ma se uno studente perde un certo numero di lezioni rischia di perdere l’anno e comunque si compromette la qualità della sua formazione. Le occupazioni sono innanzitutto contro gli studenti e violano il principio costituzionale del diritto allo studio».
Ma è possibile inserire una forma di regolamentazione?
«Ci sono le autogestioni previste dai regolamenti scolastici e che consentono una libera espressione di riflessioni critiche. Aggiungo che non ci possono essere attività nelle scuole che non rispettino il pluralismo, specie se si trattano argomenti “politici”. Il pluralismo delle idee deve essere sempre garantito, perchè la scuola non è il luogo dell’indottrinamento. È piuttosto il luogo dello sviluppo di un pensiero critico, del confronto di idee».
Anche dell’educazione ad ascoltare gli altri, le ragioni dell’altro
«La cultura del rispetto verso qualunque persona implica pure il rispetto verso le sue scelte religiose, sessuali, politiche. È fondamentale il rispetto della libertà di opinione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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