Per chi picchia gli insegnanti ci sarà l’arresto in flagranza. Per chi ha 5 in condotta, a causa di bullismo o per altri atteggiamenti scorretti, ci sarà la bocciatura e con il 6 si viene rimandati a settembre. Questo e altro è stato deciso in consiglio dei ministri riguardo alla pubblica istruzione.
Ministro Valditara, volete mettere ordine nella scuola?
«La parola giusta non è ordine. E’ rispetto. Soltanto con il rispetto delle persone e delle regole si matura. Il nostro obiettivo, tramite questi provvedimenti, è quello di affermare nelle scuole il principio della solidarietà, della responsabilità e del rispetto della autorevolezza dei docenti. In questo intento rientra un’altra novità. Finora la sospensione fino a 15 giorni significava che uno studente o una studentessa restavano a casa. Ora invece dovranno svolgere in quei giorni attività di cittadinanza solidale, negli ospedali, nelle mense per i poveri, nelle case di riposo. Questo è un modo per far crescere la solidarietà, il senso civico e il rispetto verso l’altro».
Basta violenza, basta bullismo?
«Noi la pensiamo così: ogni scuola dev’essere un luogo di serenità, di armonia, di dialogo e non di prevaricazione, di minacce, di violenza. Si deve anche tornare a rispettare l’autorità del docente».
Legge e ordine nelle aule?
«Ma perché ragionare sempre per slogan? Qui si tratta di affrontare con pacatezza e serietà un fenomeno che ha tante facce. Una delle quali gliela racconto attraverso una serie di esempi. In una scuola di Roma una maestra è stata minacciata e stalkerizzata dai genitori di un alunno, intimorita al punto da farsi scortare dai colleghi. Alla fine, dopo due anni, nel gennaio del 2025 è stata presa a bastonate a scuola da chi la perseguitava. In Calabria, un docente è stato raggiunto a scuola dal genitore di un suo allievo che l’ha colpito con una scarica di pugni e di calci, sbattendolo a terra. Il docente è finito al Pronto Soccorso. In Emilia Romagna, un padre contestava la valutazione che un professore aveva dato all’attività scolastica del figlio. Il genitore ha quindi aggredito l’insegnante con violenza: 15 giorni di prognosi. Per fortuna le aggressioni fisiche sono episodi limitati rispetto ai numeri della scuola, ma sono in preoccupante crescita e denotano una pericolosa degenerazione di alcuni comportamenti che va frenata. E le dirò di più».
Che cosa?
«Mentre nel 2022-2023 la maggioranza delle aggressioni era da parte degli studenti, nel 2023-2024 e nel 2024-2025 si è rovesciato il trend. E la maggioranza delle aggressioni contro i docenti è avvenuta da parte di genitori ed esterni: il parente, il fidanzato, l’amico».
E avete anche stabilito il provvedimento di arresto in caso di flagranza e quasi flagranza…
«Era urgente dare una risposta a una situazione non più tollerabile. Nessuno deve permettersi di mettere le mani addosso a chi lavora per il futuro dei nostri giovani. I docenti e i presidi non si toccano».
Almeno su questo, i sindacati saranno d’accordo con il governo?
«Mi auguro di sì».
E come sarà il percorso parlamentare di questi provvedimenti?
«E’ previsto un iter accelerato».
Alcuni dell’opposizione già protestano.
«Mi sembrano provvedimenti di tale buon senso che sfido a contestarli. Mi domando, anzi, perché nessuno ci abbia pensato prima. Come nessuno ha pensato, prima, a ciò che noi abbiamo deciso di fare a proposito dei compiti a casa per i ragazzi. Premetto che docenti e dirigenti scolastici vanno sempre ringraziati per il grande lavoro che fanno per i nostri giovani con grande professionalità e dedizione, la nostra circolare raccomanda di evitare di riunire nella stessa mattinata diverse verifiche in classe, di non assegnare la sera sul registro elettronico i compiti per il giorno dopo, ma di comunicarli già durante le lezioni. L’obiettivo è incoraggiare una sempre migliore organizzazione della didattica, nel rispetto dell’autonomia che i docenti hanno, e di sostenere una sempre maggiore autonomia dei ragazzi nel conciliare le attività di studio con gli impegni extrascolastici. Tutto ciò nell’ambito di quella collaborazione tra scuola e famiglie che è fondamentale per chi ha a cuore la crescita dei ragazzi».
E il decreto sul necessario consenso dei genitori per i corsi di sessualità a scuola? L’opposizione dice che è un accanimento contro l’educazione sessuale.
«Noi crediamo fermamente nell’articolo 30 della Costituzione, che attribuisce ai genitori il diritto e il dovere di educare i figli. Su un tema molto sensibile, com’è quello della sessualità, riteniamo che si debba tenere conto per i figli minori del parere dei genitori. I quali devono essere informati esaurientemente riguardo ad iniziative didattiche che, legate alla sessualità, amplino l’offerta formativa e siano dunque obbligatorie. E quindi, nell’ipotesi di contrarietà dei genitori, la scuola dovrà garantire lezioni alternative. Inoltre, le lezioni sulle tematiche della sessualità non potranno essere svolte da chiunque, ma soltanto da professionisti con acclarate competenze scientifiche e accademiche, che sarà la singola scuola nella sua autonomia a scegliere».
Si potrà parlare del bullismo verso gli omosessuali?
«Per noi è fondamentale il principio del rispetto verso qualsiasi scelta sessuale, verso qualsiasi persona. Abbiamo anche previsto l’obbligo delle scuole di contrastare ogni forma di bullismo e di cyber bullismo, queste cose stanno scritte a chiare lettere anche nelle Linee guida sull’educazione civica entrate in vigore da settembre e nel regolamento che abbiamo approvato in queste ore».
Il governo vuole anche intervenire sulle assicurazioni degli insegnanti?
«Sì. In Cdm con la ministra del Lavoro, Marina Calderone, abbiamo deciso di trovare le risorse per stabilizzare l’assicurazione contro gli infortuni di tutto il personale scolastico e di tutti gli studenti. Era una misura temporanea avviata due anni fa e ora vogliamo renderla definitiva».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this