15.05.2025
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Politics

Areoporto Malpensa intitolato a Silvio Berlusconi. I figli: «Papà come De Gaulle»


Panico a sinistra. L’Enac ha deciso ufficialmente «con effetto immediato», e il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, si dice «felicissimo», che Malpensa da subito si chiamerà Aeroporto Internazionale Silvio Berlusconi. Ed è già fuggi fuggi ideologico: io a Malpensa non atterro più, io da Malpensa non parto, per fortuna che c’è ancora Linate, evviva il treno e abbasso l’aereo…. Che smacco, che orrore. Mentre il sindaco milanese e dem, Sala, si dispera («Decisione frettolosa e scorretta») e se la prende con Salvini («Non siamo stati interpellati, mancanza di garbo istituzionale») e il suo partito ha prontamente presentato un’interrogazione parlamentare ad hoc, addirittura la prima metà della coppia Cochi&Renato annuncia: «Non canteremo mai più lo nostra canzone dedicata all’aeroporto. Non sentirete mai più “all’aeroporto di Malpensa c’era un nano / che c’aveva la faccia d’aeroplano”».

Ma forse è venuto il momento, per i residui detrattori di San Silvio, di farsene una ragione. Perché lui ormai è dappertutto. Ha preso, come si suol dire, più voti da morto che da vivo, aiutando la crescita di Forza Italia tajanea che ha fatto del Cavaliere il suo totem elettorale con tanto di video spot negli aeroporti in cui si vedeva Silvio, si sentiva la voce di Silvio e si poteva ascoltare come in un tuffo all’indietro nel tempo «Menomalechesilvio c’è». Non si parlava, e con grande ammirazione, che di Berlusconi l’altro giorno nel dibattito a Montecitorio quando è stata approvata la riforma della giustizia «voluta da Lui». E oltre alla versione aeroportuale di Berlusconi, c’è il Silvio inquilino ideale di Downing Street n.10 (il nuovo premier inglese Starmer è stato avvocato internazionale del Cav) e il Silvio padrone di casa della stampa estera a Roma che ha preso sede a Palazzo Grazioli.

E poi avremo le vie, le piazze e magari anche i centri commerciali Berlusconi, la fondazione Berlusconi, il museo Berlusconi (forse nella villa di Arcore), la pubblicazione del cd con le sue canzoni, un possibile Festival Berlusconi (concerti e film), i corsi universitari sul suo rapporto con Leon Battista Alberti ed Erasmo da Rotterdam tenuti dall’ex ghostwriter Francesco Giro (fresco autore di «Silvio Berlusconi e la città ideale», saggio che ha profondamente impressionato Gianni Letta) e via così.

Si arrenda insomma chi vuole sfuggire a Silvio l’uomo ovunque tra al di là e al di qua. Svolazzava Berlusconi, tra aziende e politica, tra Milano e il resto del mondo, tra socialismo e berlusconismo, tra simpatia e antipatie, tra libertà e libertinismo, tra idealismo e pragmatismo, tra monarchia e anarchia, tra il concavo e il convesso e perfino, spiritosamente, tra il maschile e il femminile («Mi sento un maschio un po’ femmina»). Era un tipo volante, e dunque gli si addice l’intitolazione di un aeroporto. Anche se lui a Malpensa ha sempre preferito Linate perché è un luogo più milanese doc esattamente come si considerava e com’era lui.

LA DISPERAZIONE
Se a tutti viene naturale e fa piacere chiamare stadio Maradona l’ex San Paolo di Napoli, non sarà la stessa cosa per l’aeroporto lombardo. In questa giornata di lutto a sinistra sia sui social sia sulle terrazze benpensanti fioccano i giuramenti: «Continueremo a chiamarlo Malpensa». Particolarmente disperati sono i parlamentari lombardi e di sinistra che fanno la spola con Roma o con Bruxelles: voleranno con in tasca un biglietto, quasi un volantino, con il nome di Berlusconi. Perciò il Pd lombardo ha deciso che userà le vie legali — e pensa anche a una raccolta di firme — per revocare la nuova dicitura, «frutto di un colpo di mano». Mentre M5S è disperato: «Siamo alla Repubblica delle banane». E il leader dei verdi, Bonelli, accusa: «Stiamo facendo ridere il mondo intero con questa vicenda». E tutti aspettano che scenda in campo Elly Schlein che da luganese usa spesso lo scalo di Malpensa perché più vicino al Ticino: «Perché la segretaria non parla? Come fa a convivere con un oltraggio così?».

C’è chi scherza immaginando gli avvertimenti in caso di nebbia: «Chiuso l’aeroporto per legittimo impedimento». Ma i berluscones se ne infischiano di indignazioni e chi ha sentito la famiglia di Silvio assicura: «I cinque figli sono contentissimi per questo grande onore che è stato fatto al papà e lui da lassù sarà immensamente grato a Salvini perché come al suo amato De Gaulle è stato dedicato l’aeroporto di Parigi, a lui è stato intitolato questo». E così, da leader internazionale, Berlusconi entra nell’olimpo di coloro a cui è stato dedicato un grande scalo: c’è il JFK di New York, il Ronald Reagan di Washington, il Willy Brandt di Berlino, l’Adolfo Suarez di Madrid, l’Indira Gandhi di Nuova Delhi.

Guarda caso, il primo esponente azzurro a complimentarsi per l’iniziativa è stato il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, amico del cuore della Fascina: «Un giusto riconoscimento». E chissà, dice qualche forzista un po’ malizioso, se Marta — ora che Malpensa si chiama Silvio come l’amor suo e lì potrà sentirne spiritualmente presenza nella sala vip e ai check-in — prenderà più spesso l’aereo per venire a Roma a svolgere il suo lavoro da deputata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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