02.11.2025
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Economy

Amazon sostituisce 14mila lavoratori con l’IA, i posti a rischio nelle aziende in Italia


Una maxi-licenza di 14mila lavoratori amministrativi negli uffici di tutto il mondo. Saranno sostituiti dall’Intelligenza artificiale. Ma forse già da gennaio gli esuberi potrebbero diventare 30mila, con diversi addetti anche nei magazzini che saranno sostituiti dai robot, già presenti come aiutanti.

Quello di Amazon è solo l’ultimo annuncio tra le big tech e le grandi multinazionali di riorganizzazione aziendale che taglia il personale, “riduce la burocrazia” e lascia spazio alle macchine, puntando a ridurre i costi, ma non la produttività. Una rivoluzione che in Italia, secondo le stime di Accenture, metterà a rischio circa 5 milioni di posti di lavoro entro il 2035 e costringerà altri 9 milioni di lavoratori a riqualificarsi per non perdere la propria occupazione. Ma creerà anche 2,5 milioni di nuovi posti, che uniscono la creatività e le competenze sociali alla conoscenza dell’informatica hi-tech.

LA PRIMA ONDATA
In attesa dell’arrivo della vera e propria ondata disruptive degli algoritmi, nel Paese si vedono già gli effetti di un primo livello di automazione, che da Electrolux a Decathlon, passando per Tim e Barilla, oltre a banche e supermercati, sta portando alla riduzione di alcune mansioni, per lo più senza particolare qualificazione. Nelle fabbriche sono coinvolti operai di linea, addetti al montaggio e manutentori semplici. Nella logistica gli addetti allo smistamento. Nella grande distribuzione cassieri e scaffalisti. Nella produzione alimentare gli addetti al confezionamento. E infine gli operatori telefonici e di call center, i profili contabili junior, gli addetti alla fatturazione, i grafici, i traduttori e i copywriter. Secondo i dati della Conferenza nazionale di statistica, in Italia nel 2023 solo il 5% delle aziende faceva uso massivo dell’IA, ma la percentuale sta crescendo rapidamente.

Insomma, il nostro mercato del lavoro è ancora relativamente poco esposto, ma le cose stanno iniziando a cambiare. Molte aziende hanno infatti già congelato le nuove assunzioni di primo livello in attesa di capire se l’IA potrà effettivamente sostituirle. Nei prossimi anni, poi, secondo un’analisi condotta dall’Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, potrebbero essere cancellate del tutto dagli algoritmi alcune mansioni molto ripetitive. Si va dagli addetti allo smistamento dei documenti, agli uscieri, passando per chi fa le buste paga, i revisori dei conti, i centralinisti e gli addetti agli uffici interni di cassa. Ma l’impatto degli algoritmi sarà trasversale, colpendo anche mansioni più qualificate. Ci saranno infatti meno persone occupate nelle attività finanziarie e assicurative, così come nella comunicazione e negli uffici pubblici, con alcuni esperti a guidare e addestrare gli algoritmi. Sono coinvolti in pieno da questa rivoluzione circa il 23% dei lavoratori. A non rischiare, invece, saranno le professioni con più interazione umana e le mansioni manuali non replicabili dai robot. Si va dai manovali ai venditori ambulanti, passando per bagnini, muratori, operai stradali e intonacatori. Per l’Inapp beneficeranno poi appieno dell’IA, se impareranno a utilizzarla in modo proficuo, esercenti delle vendite, professori, architetti e avvocati. Tra i profili in crescita, poi, ovviamente ci sono ingegneri, esperti di big data e tecnici specializzati in costruzioni ed energia green. Ma anche alcuni profili umanistici, dagli psicologi del lavoro e i cosiddetti “project manager”, fino ai filosofi del linguaggio e agli esperti di relazioni pubbliche.

LA STRETTA
D’altronde il settore dell’Intelligenza artificiale sta sperimentando un boom senza fine, come dimostrato dalla riorganizzazione di OpenAI e dalla corsa di Nvidia. Per questo Amazon ci investirà sempre di più. E nel frattempo punta a rendere «più snella e meno burocratica» la struttura aziendale, “correggendo il tiro” dopo le massicce assunzioni fatte durante la pandemia.

Secondo Beth Galetti, responsabile delle risorse umane di Amazon, l’IA rappresenta «la tecnologia più rivoluzionaria dai tempi di internet». Una tesi condivisa anche da altre grandi aziende americane come Microsoft, Salesforce e Ups. Proprio quest’ultima ha ridotto da inizio anno 48mila posti di lavoro. Goldman Sachs, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe poi annunciato ai dipendenti dei tagli, nonostante il balzo degli utili. L’IA si dimostra così essere la principale responsabile della “stretta” di Corporate America: da un lato aumenta l’efficienza delle aziende (e quindi rende parte del personale “superfluo”), dall’altro richiede ingenti investimenti ancora non ripagati del tutto dai risultati.


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