«La responsabilità di mettercela tutta»: così chiude l’omelia della Messa in memoria delle vittime del sisma del 24 agosto 2016 il vescovo di Rieti Vito Piccinonna, al termine di una giornata iniziata nella notte con la veglia di preghiera. Un momento di isolamento e silenzio che attraverso la lettura di brani scritti da Papa Francesco ha commemorato i lunghi minuti che alle 3:36 del 24 agosto 2016 devastarono Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e altri 135 Comuni del Centro Italia con una scossa di magnitudo 6.0, provocando la morte di 299 persone e lasciando migliaia di persone senza casa. «Dalla preghiera — ha detto il vescovo ai fedeli — sgorga la responsabilità di coltivare questa speranza, la determinazione di tenerla desta nel modo più maturo di cui tutti possiamo essere capaci, di non farle del male, di rispettarla, concretizzando quelle risposte che non possono essere più rimandate».
LA PREMIER
Un messaggio di speranza a cui si è associata ieri anche la presidente del Consiglio, con l’obiettivo di non far calare l’attenzione su un territorio ancora sofferente. La premier infatti, dopo aver ricordato «i borghi distrutti, il dolore, l’angoscia dei nostri connazionali e l’eroismo dei soccorritori» e aver rassicurato gli abitanti dell’area sulla vicinanza dello Stato («Non siete mai stati soli, e l’Italia è e sarà sempre al vostro fianco»), ha affrontato il tema della ricostruzione. «Molto è stato fatto» si legge nella nota che fa riferimento soprattutto al calo del numero dei nuclei familiari che fanno ancora ricorso all’assistenza abitativa (11.182 nell’ultimo anno, contro il 12.319 del 2023), «ma altrettanto c’è da fare per restituire all’Appennino centrale il futuro che merita e per rispondere al desiderio di chi è nato e cresciuto in quei luoghi di tornare a viverli».
Ne fa un discorso più ampio Meloni, nella convinzione che «restituire sicurezza e vitalità» al Centro Italia sia premessa «imprescindibile» per contrastare «lo spopolamento» ed evitare che le aree interne e montane «siano abbandonate». «Non possiamo permetterlo» dice la premier, «perché ogni borgo d’Italia è un pezzo dello spirito nazionale e custodisce la nostra identità più profonda. Realizzare luoghi sicuri, sviluppare progetti all’avanguardia, garantire le infrastrutture per combattere l’isolamento, sostenere le imprese e le attività produttive: questa è la strategia che il Governo ha intrapreso e che sta portando avanti con grande determinazione». E di impegno, in tal senso, ne serve eccome. Basti pensare che almeno 15mila case private su 50mila lesionate — appartamenti come edifici — sono ancora inagibili: il 30%.
LA FUNZIONE
Alla funzione ha partecipato anche il ministro per lo sport Andrea Abodi che ha portato ad Amatrice il saluto del governo nel giorno che ha definito non solo del ricordo ma anche dell’impegno. «Molti ricordano e commemorano questo dolore solo il 24 di agosto — ha detto Abodi — ma le persone che sono qui, che in quei drammatici momenti hanno perso persone care, lo ricordano ogni giorno, perché quel tipo di dolore è un dolore che non si recupera, non si supera e non si dimentica. E a questo dolore noi abbiamo il dovere di rispondere con efficienza, ma anche con umanità, attraverso la nostra presenza qui».
Con Abodi anche Fausta Bergamotto, sottosegretario di Stato alle Imprese e al Made in Italy. Ad Amatrice presente anche il capo della Protezione civile Fabio Ciciliano e l’Assessore regionale alla Ricostruzione Manuela Rinaldi: «È il giorno del rispetto, spesso venuto meno, specialmente quando si tenta di insabbiare il lavoro trasparente che, da un anno, stiamo portando avanti. La ricostruzione non deve solo rialzare i campanili, simbolo della cultura e della storia di questi borghi, ma deve essere progettata per garantire una rigenerazione anche socioeconomica sostenibile a questi luoghi, che negli ultimi anni, purtroppo sono stati solo simbolo di sofferenza e abbandono».
I SINDACI
Anche il Questore della Camera Paolo Trancassini (FdI), insieme a molti dei suoi ex colleghi sindaci anche delle regioni vicine era ad Amatrice: «Ci stringiamo a chi ha perso i propri cari e i propri beni e a tutti coloro che con tenacia e determinazione hanno continuato a vivere nei territori colpiti». A fare da padrone di casa c’era il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi, diviso tra i saluti istituzionali (presenti anche tra i molti sindaci anche i primi cittadini di Accumoli ed Arquata del Tronto Tolomei e Franchi) e i saluti ai concittadini presenti, anche lui reduce dalla veglia nella quale ha partecipato insieme ai cittadini.
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