Inspira ed espira grandi boccate. Passeggia da solo. Cortile di Montecitorio, metà pomeriggio. Dietro un nugolo di fumo appare Carlo Nordio. «Sarà una lunga giornata..» sospira il ministro della Giustizia. Protagonista assoluto di queste ore febbrili per la maggioranza. Questione di ore e la separazione delle carriere di giudici e pm avrà il via libera della Camera fra gli applausi scroscianti del centrodestra che sogna da tempo, come a suo tempo sognava Berlusconi, il colpo di grazia alle correnti delle toghe. Mentre le opposizioni montano le barricate e studiano la battaglia referendaria. Ministro, vi preparate a un autunno caldo, anzi rovente con la magistratura? «Mi auguro proprio di no..» sorride di rimando l’ex procuratore di Venezia tra un caffè e un tiro di sigaretta all’aperto.
IL CALDO AUTUNNO
Sarà. Ma intanto l’ultimo miglio di questa estate sottotono per la politica italiana ha visto tornare al centro lo scontro fra governo e magistrati. Sul caso Almasri: la memoria di ventitrè pagine spedita da Palazzo Chigi alla giunta per le autorizzazioni della Camera lunedì, firmata dalla penna puntuta di Giulia Bongiorno, star del foro e senatrice leghista, è un durissimo j’accuse al tribunale dei ministri. E alla scelta di indagare, per il rilascio del criminale libico ricercato dalla Cpi, i ministri Nordio e Piantedosi, il sottosegretario Mantovano. «Se mi piace? Certo che mi piace la relazione, l’ho firmata io!» replica Nordio nel mezzo del suo peripatetico alla Camera dei Deputati. A scanso di equivoci il titolare di via Arenula chiarisce che Giusi Bartolozzi, la fedelissima capo di gabinetto indagata dalla procura di Roma per dichiarazioni false ai pm proprio in relazione alla vicenda Almasri, resterà al suo posto. Guai anche solo immaginare il contrario.
Nordio, dunque Bartolozzi non si tocca? «La fiducia nel mio capo di gabinetto è massima» taglia corto il Guardasigilli. Pausa. «Non c’è neanche bisogno di dirlo». Messaggio in bottiglia per i pm romani che il governo accusa di voler montare un “processo-show” alla potente funzionaria del ministero della Giustizia, l’unica non “scudata” dall’immunità. Per trascinare in aula i ministri indagati e la stessa premier Giorgia Meloni, è la tesi, e costringere l’esecutivo a sfilare in un «processo mediatico».
È scritto nero su bianco nella memoria sul caso Almasri. Quando il governo, tramite Bongiorno. Che denuncia il «manifesto obiettivo» di voler «far sfilare, mediaticamente ancor prima che giudizialmente, co-imputati e testimoni». Nordio intanto conferma lo scudo del governo per la sua inseparabile capo di gabinetto e la «massima fiducia». Mentre il ministro discorre in cortile, nel Transatlantico di Montecitorio cresce il brusio e il via vai di deputati affannati.
I PROSSIMI PASSI
Ad affrettare il passo verso l’aula sono gli onorevoli del centrodestra. Si vota la separazione delle carriere e, fatti due conti, i capigruppo hanno lanciato l’allarme: «Oggi rischiamo di non avere i numeri». Troppi assenti. Meglio correre ai ripari. Parte il “catenaccio”: deputati e deputate di centrodestra si contendono il microfono nell’emiciclo per allungare la discussione generale e dilatare i tempi del voto.
Nordio si congeda. Oggi la giunta per le autorizzazioni presenterà la relazione finale sul caso Almasri, a fine mese il voto. A firmare il rapporto finale il dem Gianassi, per l’irritazione di un pezzo di centrodestra che accusa il presidente della Camera Lorenzo Fontana di aver seguito con troppo istituzionale distacco questa spinosa vicenda. Da quelle parti ci si chiede anche se sarà pronto, all’occorrenza, a sollevare conflitto di attribuzione con i giudici sul caso Bartolozzi. Chissà.
Nordio lascia la scena con una citazione letteraria. Un classico. Sta sfogliando un libro francese, per «la settima volta». «»Dieux ont soif» («Gli dèi hanno sete») di Anatole France, parla del tribunale della rivoluzione francese, un plotone d’esecuzione». Come il tribunale dei ministri? «No, massima fiducia in quel tribunale» glissa lui. «Ma questo libro andrebbe letto nelle nostre scuole di magistratura».
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