Non decollano i referendum su lavoro e cittadinanza. Nel primo giorno di voto, l’affluenza sui cinque quesiti si ferma al 22,7%: meno della metà del 50% più uno necessario per rendere valida la consultazione, promossa (tra gli altri) dalla Cgil. Svettano Toscana ed Emilia, dove comunque non si supera il 30%, fanalino di coda Calabria e Trentino, con il 16%. Il quorum, seppur tecnicamente ancora possibile, è lontano. I seggi oggi resteranno aperti dalle 7 alle 15, orario in cui si voterà anche per i ballottaggi in 13 comuni tra cui Taranto e Matera. Poi, via allo spoglio.
Ci ha provato fino all’ultimo, il centrosinistra. Elly Schlein ha votato ieri mattina a Testaccio, nella Capitale. E lo stesso hanno fatto Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Matteo Renzi, i leader che nelle scorse settimane hanno fatto campagna per dire «sì» o «no» all’abrogazione di alcune norme su Jobs act, licenziamenti nelle piccole imprese, appalti e per dimezzare i tempi di residenza necessari agli stranieri per richiedere la cittadinanza italiana.
Referendum 2025, affluenza delle 23 al 22.7% (nel 2011 con quorum superato fu del 41.1%). Seggi chiusi, si riapre alle 7
I LEADER
Sergio Mattarella si presenta tessera elettorale alla mano nella sua Palermo a metà pomeriggio. A Milano vota, unico nel centrodestra, Maurizio Lupi («5 no convinti»). Mentre a sera, a sorpresa, al seggio del Torrino nella Capitale arriva Giorgia Meloni. La premier saluta gli scrutatori ma, come annunciato, non ritira le schede, per non spingere il quorum verso l’alto. Era attesa oggi alle urne, la leader di Fratelli d’Italia. Ma i numeri bassi della partecipazione inducono la timoniera di Palazzo Chigi ad anticipare di qualche ora: nessun rischio di invertire la rotta facendosi fotografare al seggio, sembra essere il ragionamento.
Per la Cgil l’obiettivo è mobilitare almeno 25,6 milioni di cittadini: tanti ne servono perché il voto non sia vano. Ieri però ci si è fermati attorno quota 11,3 milioni. Un numero più vicino all’asticella fissata dal Pd. Che per rivendicare il successo politico della tornata, punta a portare alle urne almeno 12,4 milioni di elettori: un po’ più di quelli che votarono centrodestra alle politiche di tre anni fa.
Un traguardo non facile, il quorum. Nessun referendum finora ci è riuscito dal 2011, quando i quesiti riguardavano temi come l’acqua pubblica e il nucleare. Un confronto: in quell’occasione, con le urne aperte per due giorni, alle 22 aveva votato il 41,1% degli aventi diritto, e il risultato finale fu del 54,8% di affluenza. Due anni prima (quesiti sulla legge elettorale), alle 22 non si andava oltre il 16,4% di votanti, e si chiuse con il 23,3%. Nel 2005 sulla fecondazione assistita il risultato finale fu del 25,5%, e alle 22 si era espresso il 18,7%.
I leader del centrosinistra in ogni caso durante il giorno rilanciano l’appello alla partecipazione. «La democrazia non è un concetto formale – scrive sui social il presidente M5S Conte – Andiamo tutti a votare». Stesso invito da Magi di +Europa: «Speriamo che i cittadini diano una lezione di democrazia a chi li ha invitati a non occuparsi della cosa pubblica». Appelli al voto che rinfocolano la polemica. Scoppiata quando, dal palco della piazza pro Gaza di San Giovanni, gli alfieri del centrosinistra avevano invitato i presenti ad andare a votare. Scatenando l’ira del centrodestra: «Vergognoso usare la tragedia di Gaza per violare il silenzio elettorale».
LE POLEMICHE
Una critica condivisa pure da Carlo Calenda di Azione (che come Italia viva si è espressa per il «sì» solo sulla cittadinanza). «Se la destra avesse usato una manifestazione su un dramma umanitario per aggirare il silenzio – sferza su X l’ex ministro – avremmo tutti stigmatizzato questo comportamento. In un referendum con quorum l’invito a votare equivale a un’indicazione di voto. Il corretto funzionamento di una democrazia non si difende solo quando fa comodo». Polemiche pure su alcune presunte «anomalie» denunciate a Roma: per i promotori, in alcune sezioni i presidenti di seggio avrebbero chiesto agli elettori se volessero o meno ritirare le schede. In altre invece sarebbe stato «negato» il diritto di votare ai rappresentanti di lista non residenti. «Vigiliamo», promettono Conte e Schlein.
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