IL CASO
ROMA L’accordo politico è ancora in forse, ma la norma già c’è: nell’organico del ministero della Salute, tra gli uffici di diretta collaborazione, spunta la casella di «viceministro». Nessuna conferma di nomine in vista da parte del dicastero di via Lungotevere. Ma un indizio che dà sostanza alle indiscrezioni circolate nelle ultime settimane sulla possibile promozione dell’attuale sottosegretario, il meloniano Marcello Gemmato, al ruolo di vice di Orazio Schillaci.
IL CDM
La novità è inserita all’interno del regolamento sull’organizzazione del ministero, approvato ieri in Cdm, e relativo agli «Uffici di diretta collaborazione» e all’«Organismo indipendente di valutazione della performance».
In vari punti del testo, lì dove, fino ad oggi, compariva solo il riferimento ai «sottosegretari», oggi figura l’espressione «il vice ministro e i sottosegretari». A partire, ad esempio, dai soggetti — al comma 2 dell’articolo 1 — indicati per coadiuvare il ministro nelle proprie attività. Il regolamento definisce, sia per i sottosegretari che per il viceministro, la struttura delle segreterie, per entrambi di massimo otto unità, aumentando da 120 a 130 il tetto massimo delle unità di personale degli uffici di diretta collaborazione.
I NOMI
In pole per la casella di vice c’è il fedelissimo della premier, Marcello Gemmato. Che, tuttavia, nelle scorse settimane aveva smentito l’ipotesi di rimescolamenti al vertice. Ad ambire al posto di sottosegretario è invece Andrea Costa, già sottosegretario durante il governo Draghi, e vicino a Maurizio Lupi: la sua sarebbe la prima casella di governo in quota Noi moderati, riempita a metà legislatura, dopo che per mesi si sono rincorse voci sulla sua nomina al fianco di Gemmato, nel ruolo di sottosegretario. Al momento, va detto, Costa è già tra gli esperti sentiti dal ministero della Salute.
Quanto al passaggio nei panni di vice, per molti aspetti, potrebbe sembrare un semplice cambio di deleghe. Che consentirebbe, però, a chi occuperà la casella, di poter partecipare alle riunioni del Consiglio dei ministri per informative, oltre all’attribuzione di deleghe su specifiche materie e anche la firma di atti e provvedimenti amministrativi rientranti nella delega concessa.
E qui, forse, sta anche il senso tutto politico di un possibile cambio apicale. L’obiettivo della premier, con vista a marzo/aprile 2027, quando con tutta probabilità si tornerà alle urne, è di fare uno sprint sulla sanità.
LA STRATEGIA
Tra i dossier che più impensieriscono Meloni c’è quello delle liste d’attesa. Tema su cui l’opposizione, a partire dalla leader del Pd, Elly Schlein, ha più volte incalzato il governo in aula. Nonostante il decreto ad hoc approvato dal Parlamento — che, tra le altre cose, ha creato una piattaforma nazionale unica e interoperabile con i sistemi regionali per monitorare tempi e prestazioni — quello delle liste d’attesa resta ancora un grattacapo difficile da cui venire a capo e che sempre più spesso si sta trasformando in un terreno di battaglia in occasione di elezioni regionali. Un «ritocco formale» è la versione che viene data per la modifica del regolamento. La norma, intanto, c’è. Per il resto, volontà politica inclusa, c’è sempre tempo.
Valentina Pigliautile
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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