La disoccupazione non era così bassa dal settembre del 2007. Cioè quando il Pil del nostro Paese cresceva rispetto a oggi di mezzo punto percentuale in più e iniziava a manifestarsi a livello globale la crisi della liquidità. Quella che prima mise fece saltare le borse eppoi i debiti sovrani. Ieri l’Istat ha comunicato che ad agosto del 2024 il tasso di disoccupazione è sceso al 6,2 per cento: due decimali in meno rispetto al mese precedente. Parallelamente, salgono (di poco) anche il numero degli occupati e quello degli inattivi. Tendenze positive che coinvolgono sia gli uomini sia le donne, maggiormente i lavoratori con contratti più stabili rispetto agli autonomi e tutte le fasce di età tranne quella tra i 39 e i 50 anni, che invece registra performance stabili. Ai minimi storici, poi la disoccupazione giovanile: al 18,3 per cento in calo di 1,7 punti punti percentuali.
In estrema sintesi, ad agosto 2024 sono 24,080 milioni i lavoratori italiani con un’occupazione (45mila in più rispetto allo scorso luglio e mezzo milione in più rispetto a dodici mesi fa). I dipendenti permanenti (quelli con contratto a tempo indeterminato) raggiungono quota 16,106 milioni, quelli a tempo determinato 2,811 milioni, mentre gli autonomi scendono a 5,163 milioni. I disoccupati sono 1,588 milioni, gli inattivi sono 12,463 milioni. Il tutto mentre quasi la metà delle aziende — ha registrato Unioncamere nel suo monitoraggio Excelsior — denuncia «la difficoltà di reperimento dei profili ricercati dalle imprese dovuta prevalentemente alla mancanza di candidati per i nuovi contratti» e secondo l’Istat il tasso dei posti vacanti è al 2 per cento.
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IL CONFRONTO
Fin qui i numeri, ma dietro il tasso di occupazione saldamente intorno al 62,3 per cento e l’aumento si intravedono importanti elementi di stabilità in una fase storica dove cresce l’incertezza a livello globale, rallentano le esportazioni (non solo per l’Italia) e le risorse necessarie per la prossima manovra sono contenute. Anche guardando ai dati diffusi da Eurostat per il Vecchio continente: ad agosto 2024 il tasso di disoccupazione dell’area dell’euro è stato al 6,4 per cento, in tutta la Ue è sceso di un decimale al 5,9. Entrando più nello specifico dei singoli Paesi, le performance peggiori si registrano in Spagna (11,3 per cento) e Grecia (9,5), le migliori in Polonia (2,9 per cento) e Malta (3). La Germania registra una disoccupazione al 3,5 per cento, la Francia al 7,5.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottolineato: «I dati Istat di oggi ci confortano sulla tenuta occupazionale e produttiva del paese. In un anno ci sono stati 494mila occupati in più, il che vuol dire che l’economia produttiva italiana va meglio di quella di altri paesi. Come ha detto l’Ocse, l’Italia avrà crescita superiore a media europea e di gran lunga superiore a quella della Germania».
Intanto il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha ricordato che per tenere in equilibrio i conti dell’ente e la spesa previdenziale la strada è unica: «Aumentare la base occupazionale. Se vogliamo arrivare a un sistema pensionistico sostenibile non c’è altra ricetta che l’occupazione». Da qui la richiesta di «una nuova partnership con il tessuto produttivo con le imprese perché sono loro che assumono e che danno stipendi migliori: io insisterò in questo aspetto perché è fondamentale».
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