11.05.2025
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Politics

Accordo sui diritti Lgbt+, spunta la tregua olimpica


Ci sono l’impegno per l’Africa, la «coalizione di volenterosi» anti-trafficanti e il Piano Mattei. Ci sono le dichiarazioni di intenti sull’intelligenza artificiale, sul clima e l’uso del nucleare, sul riequilibrio del commercio internazionale, gli impegni per le aree di crisi (dall’Ucraina trattata giovedì al Medio Oriente, ma anche la Libia e il Venezuela) e l’appello per la tregua olimpica. E, alla fine, all’interno delle dichiarazioni finali del G7 italiano, ci sono pure le tutele per i diritti Lgbtqia+, appendice tutt’altro che finale dello scontro esploso giovedì tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron (che ieri ha però invitato a «non ingigantire» la differenza di vedute: «Conosciamo i nostri disaccordi, che esistono» ma «il nostro compito quotidiano è lavorare insieme»).

Anche quello che de facto è l’ultimo giorno del summit (gran parte dei leader hanno lasciato ieri sera Borgo Egnazi, prima della conferenza stampa finale della premier che si terrà oggi) del resto si era aperto con una nuova polemica. Dopo quella sull’inserimento della parola «aborto» all’interno delle dichiarazioni finali, Bloomberg aveva infatti aperto un nuovo forno, sostenendo che sarebbe stato tolto ogni riferimento alla protezione «dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale» della comunità Lgbtqia+, riferimento che era invece presente nel comunicato finale del G7 di Hiroshima. Proprio come per la questione aborto però, la presidenza italiana ha smentito, definendo la notizia «priva di ogni fondamento». In effetti, pur ravvisando qualche sfumatura diversa rispetto al testo firmato lo scorso anno come l’assenza di un riferimento esplicito all’identità di genere (tema non esattamente caro all’esecutivo), è difficile tacciare di non inclusività la dichiarazione. «Esprimiamo la nostra forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone Lgbtqia+ in tutto il mondo — si legge — in particolare in tempi di crisi, e condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali».

GLI ALTRI TEMI
Il documento finale sottoscritto dai Sette è però anche il tentativo di dettare la linea su temi di prospettiva come un’intelligenza artificiale «sicura, protetta e affidabile» (portato alla ribalta da Meloni ma affrontato ieri soprattutto da Papa Francesco) e, nel giorno in cui Mario Draghi parla della necessità di un «mercato energetico comune per la UE», del nucleare. Pur condannandone a più riprese l’uso bellico, tanto da parte della Russia che dell’Iran, se ne «riconosce il suo potenziale come una fonte di energia pulita» e se ne reitera quello per «accelerare la transizione» green, e quindi contenere l’aumento delle temperature globali entro il grado e mezzo.

Sul fronte delle crisi invece il G7, preoccupato per le prossime elezioni in Venezuela e per il perdurare dell’instabilità libica e nel Mar Rosso, promette di «sostenere» Kiev «per tutto il tempo necessario». Mosca deve «porre fine alla sua guerra illegale di aggressione e pagare per i danni che ha causato all’Ucraina. Vengono quindi resi disponibili 50 miliardi dai profitti generati dagli asset russi congelati. I leader si impegnano anche a fare di più per ostacolare «lo sviluppo di futuri progetti energetici» e continuare a ridurre le entrate della Russia dai metalli.

Rispetto a Pechino invece, si impone a Xi Jinping di fermare il suo aiuto alla Russia, annunciando che i leader estenderanno la portata delle sanzioni per colpire le imprese e le banche, anche in Cina, che stanno aiutando la Mosca ad aggirare le sanzioni sui beni e le tecnologie usate nella produzione di armi. Si sottolinea anche come le politiche commerciali di Pechino stiano portando «a distorsioni del mercato e nei tassi di crescita minando lavoratori, industrie e la nostra resilienza e sicurezza economica».

Infine i leader chiedono sia immediato, come il rilascio di tutti gli ostaggi, «un aumento significativo e sostenuto del flusso di assistenza umanitaria in tutta Gaza e a una fine duratura della crisi, con gli interessi di sicurezza di Israele e la sicurezza dei civili palestinesi a Gaza garantiti». Appello anche a Israele perché all’agenzia dell’Onu per i rifugiati sia permesso di lavorare senza ostacoli nella Striscia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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