20.05.2025
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Politics

accordo o tribunale. Domani lo sciopero degli ombrelloni


Sulle concessioni balneari l’Italia sembra essere davvero all’ultima spiaggia. Lo ha garantito ieri la Commissione europea. Dopo mesi passati ad attendere una controproposta nostrana all’ultimatum Ue per l’applicazione della direttiva Bolkestein, un portavoce di Bruxelles ha infatti chiarito come il «parere motivato» spedito a Roma nel novembre scorso è «l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue». Tradotto: o si arriva ad un accordo a strettissimo giro oppure l’Italia incapperà in sanzioni salate e nell’applicazione obtorto collo della norma comunitaria.

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Una prospettiva per niente allettante per la categoria che, al di là della paralisi più o meno concordata indotta fino a questo momento, chiede con forza al governo un intervento legislativo prima che incomba la scadenza per l’avvio delle messa in gara delle concessioni demaniali marittime attualmente operanti.

LO SCIOPERO
Delusi dall’assenza di una norma «chiarificatrice» nel Consiglio dei ministri di ieri, i concessionari hanno quindi confermato per domani uno sciopero assolutamente inedito. Venerdì gli ombrelloni resteranno chiusi fino alle 9.30 del mattino, per una protesta che ha un valore simbolico piuttosto alto. «Non c’è ancora alcun provvedimento legislativo che dia certezza agli operatori pubblici e privati» affermano Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari (Fipe/Confcommercio) e Maurizio Rustignoli alla guida della Fiba/Confesercenti che si dicono quindi «costretti a confermare la mobilitazione della categoria».

Non una rottura però. Le organizzazioni sembrano disposte a dare credito a quanto lasciato trapelare ieri dall’esecutivo. E cioè all’impegno che l’atteso «provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo» necessario per «stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali» arriverà in una delle prossime riunioni del governo. Restano quindi momentaneamente in stand by le manifestazioni di protesta, previste per il 19 e il 29 agosto. Anche il ministro per gli Affari europei, il Pnrr, il Sud e la Coesione Raffaele Fitto, durante la conferenza stampa seguita alla riunione di governo, ha del resto provato a stemperare, sottolineando come sia tutt’ora in corso la trattativa con Bruxelles: «C’è un confronto sul parere motivato della Commissione europea che va avanti, con le sue complessità».

 Complicazioni che per di più si intrecciano con la volontà dell’esecutivo di evitare che la matassa venga districata da chi — gli attuali emissari del Commissario alla Concorrenza — avrebbe dimostrato «delle pregiudiziali» nei confronti del nostro Paese.

I COMUNI
Intanto però Regioni e Comuni sono sempre più alle strette. Temendo di vedersi citati in giudizio per non aver predisposto le gare a seguito dei pronunciamenti Tar, Consulta e Consiglio di Stato, gli amministratori locali hanno cominciato ad attivarsi per la messa in concessione. «Il tempo delle promesse e delle chiacchiere è finito. Ora prendiamo noi in mano la situazione e portiamo i balneari verso un approdo sicuro. Facciamo da soli per salvare i nostri imprenditori e le nostre spiagge» ha annunciato ad esempio l’assessore regionale al turismo dell’Emilia-Romagna Andrea Corsini.

Che ognuno vada per conto suo però non può essere un’opzione. Lo sa il governo e lo sanno i balneari. «Purtroppo la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che entro fine anno bisogna legiferare e intanto sta intervenendo anche l’Agcom sui Comuni» ha spiegato Capacchione, sollecitando nuovamente quell’intervento che Giorgia Meloni stessa, ieri, ha chiesto ai suoi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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