20.05.2025
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Politics

a settembre Costituente e via alla fase due


Da una parte o dall’altra, stavolta indietro non si torna. Lo scontro a tutto campo tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo sul futuro del Movimento 5 Stelle, con tanto di lettere pubblicate sul sito ufficiale, è destinato a vedere ormai un solo vincitore. Mai, nella storia del Movimento, qualcuno come l’ex premier aveva osato sfidare dall’interno così arditamente il garante e i suoi principi fondativi.

«Basta caminetti e decisioni calate dall’alto», c’è impresso sul guanto di sfida lanciato da Conte, che per il rilancio del M5S punta piuttosto sulla democrazia partecipativa passando per un’assemblea Costituente, «occasione di vero confronto e partecipazione per rinnovare l’azione politica». Sull’altra sponda c’è Grillo, che batte i pugni ricordando di essere il custode dei valori del gruppo e chiede un confronto «con un gruppo ristretto dei nostri» prima dell’assemblea, per rilanciare un Movimento «afflitto da un’evidente crisi di consenso» che deriva «soprattutto da una crisi d’identità». Ed è qui che Conte alza il muro: niente incontri stile hotel Forum, la richiesta del garante è «contraria al progetto».

L’ex premier è ormai deciso. E non ha intenzione di fare passi indietro rispetto alla rotta già tracciata. Vuole fissare la Costituente tra fine settembre e i primi di ottobre. Quello sarà il momento definitivo della transizione del Movimento, del passaggio storico dalla democrazia diretta a quella partecipativa. Finirà l’era Casaleggio-Grillo, coi vertici che fissavano i temi su cui chiamare la base a votare, e comincerà quella con cui si intende ribaltare il paradigma classico dei partiti: stop quindi ad una politica indifferente al dibattito che si tiene nelle comunità di iscritti e simpatizzanti, a gestire i processi decisionali collegiali sarà «un gruppo di esperti indipendenti».

IL FRONTE DEGLI ORTODOSSI

È dunque spaccatura totale con gli ortodossi del M5S (le cui voci, tra addii e cambi di rotta di questi anni, si sono fatte per la verità sempre più flebili), col rischio che la discussione si porti dietro anche il dibattito sulle alleanze. Il muro contro muro potrebbe infatti condizionare metodi e tempi per il ritorno del campo largo, sempre più nelle agende di Nazareno e campo Marzio. Conte vede infatti di buon occhio le alleanze col centrosinistra, il risultato ottenuto coi dem alle amministrative lo ha soddisfatto e sogna il consolidamento di un campo che ama definire “progressista”, più che largo o larghissimo. Dall’altra parte però c’è Grillo, che non ama apparentamenti coi due lati del parlamento, antitesi del ‘soli contro tutti’, meccanismi che rovinano la natura originaria di un progetto nato come movimento di protesta. In particolare coi dem poi, Grillo ha sempre osteggiato le ipotesi di accordi e alleanze organiche.

I gruppi parlamentari M5S sono con l’ex premier. Ma è evidente che una spaccatura definitiva con i puristi pentastellati potrebbe rallentare o indebolire la saldatura del campo larghissimo su cui ora punta pure Renzi, deluso dal fallimento del Terzo Polo. All’orizzonte ci sono poi le elezioni regionali di autunno in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna, un tris elettorale dove il centrosinistra, se unito, sogna di fare en plein. Prima però bisognerà fare chiarezza all’interno del M5S, al Nazareno attendono. «Se al centro si mette l’interesse del Paese — commenta la senatrice Pd Malpezzi — la strada è una sola: stare insieme riconoscendosi negli obiettivi comuni». «Siamo fiduciosi che l’approdo naturale del M5S sia quello di una grande alleanza tra tutte le forze democratiche riformiste e progressiste», conferma la senatrice Pd Valente.

RIPRODUZIONE RISERVATA

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