26.12.2025
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Politics

«Sia aiuti civili che militari. Mai stati alternativi»


Scuote la testa. Perentorio. «Assolutamente no». Alfredo Mantovano maneggia alcuni dei dossier politicamente più scottanti del governo. E questo scotta davvero. La bozza del decreto per prorogare gli aiuti all’Ucraina di un anno intero è atterrata da giorni sulla scrivania del sottosegretario a Palazzo Chigi, autorità delegata all’intelligence. Che ora vuole mettere i puntini sulle i, dopo giorni di frizioni e speculazioni dentro e fuori il centrodestra. L’Italia è disposta a inviare a Kiev «sia aiuti militari che civili», spiega al Messaggero Mantovano. Ergo: non esiste aut aut tra armi e generatori elettrici, tra munizioni per difendere le città dai missili russi e forniture sanitarie per aiutare gli ospedali ucraini al collasso.

IL DOPPIO BINARIO

Incontriamo il potente sottosegretario e braccio destro della premier Giorgia Meloni al piano terra di Palazzo Madama. Giornata movimentata al Senato: al piano di sopra il governo ha appena incassato la fiducia sulla Manovra e dopo un rapido Cdm improvvisato in una saletta antistante l’aula i ministri stanno lasciando in processione il palazzo, direzione vacanze di Natale. Mantovano parla fitto con Giulia Bongiorno, senatrice e primissima fila della Lega con cui è in ottimi rapporti e che nel tempo libero — si fa per dire — veste talvolta i panni di legale del governo, come ha fatto per il caso Almasri. Attendiamo il nostro turno. Poi ci tocca incalzare il capo degli 007 italiani sulla vera questione che tiene sulle spine la maggioranza alla vigilia delle feste: il “decreto Ucraina” al centro del prossimo Cdm, il 29 dicembre.

Che ne sarà degli aiuti italiani a Volodymyr Zelensky? Finirà davvero come dice a giorni alterni la Lega di Matteo Salvini, ovvero che il vecchio decreto sarà riscritto da cima a fondo e specificherà che gli aiuti civili, per l’anno prossimo, avranno la meglio sugli aiuti militari?

Mantovano scuote il capo. Spiega che non esiste contrapposizione tra aiuti civili e militari perché l’Italia, come da impegni con gli alleati, garantirà gli uni e gli altri finché sarà necessario. «Assolutamente no, non sono mai stati alternativi» e il decreto ormai alle limature finali citerà entrambi. «Ho notato che c’è stata un po’ di confusione…» sospira il sottosegretario ex An mentre imbocca l’uscita del Senato, «non sta a me smentire ma ho sentito cose incredibili». Da giorni il “caso Ucraina” monta, sui media e non solo. Salvini non perde occasione, insieme ai fedelissimi come il senatore toscano Claudio Borghi, per far sapere che il decreto sugli aiuti a Kiev cambierà forma e sostanza quest’anno.

Meno armi, più aiuti umanitari, è il sottotesto. Ma chi ha letto la bozza — e Mantovano è fra i pochi che lo hanno certamente fatto — racconta un decreto quasi fotocopia degli anni passati. Due articoli che racchiudono la stessa sostanza. Punto primo: l’Italia proroga di un anno il suo impegno per l’Ucraina. Ovvero sulla carta fino al 31 dicembre del 2026 potrà spedire alla resistenza altri “pacchetti” di aiuti. Punto secondo: il sostegno italiano sarà, per dirla con le parole scelte da Meloni in Parlamento, «multidimensionale». Fin qui i fondamentali del provvedimento su cui esiterebbe già un accordo politico tra Meloni e i suoi vice Tajani e Salvini e che dunque non sarà ritoccato. Poi le novità. Mantovano parlando con questo giornale ne annuncia una. Nel 2026 «gli aiuti civili saranno molto più consistenti». E nel testo del decreto legge in arrivo in Cdm, riprende l’Autorità delegata all’intelligence, «ci sarà un’enfatizzazione di questo impegno, un richiamo formale». Mentre «non risulta», come pure sostenevano voci interne al Carroccio nei giorni scorsi, un passaggio esplicito sui negoziati di pace e la necessità di chiudere in fretta la guerra.

Fonti che hanno seguito da vicino la limatura del decreto confermano che «conterrà due articoli e che «rispetto ai precedenti riporterà una esplicita integrazione con un riferimento agli aiuti energetici, sanitari, civili». Un’aggiunta apparentemente priva di conseguenze pratiche ma che risponde a un esercizio di equilibrismo politico. Retroscena: da settimane Salvini e la Lega hanno avanzato una richiesta alla premier e ai suoi emissari più stretti. Ovvero specificare, nel decreto sugli aiuti all’Ucraina, che eventuali munizioni militari abbiano esclusivamente natura «difensiva». Richiesta che ha incontrato un cordiale ma netto diniego: non si può fare. Anche perché, spiega un ministro di FdI, «come definiamo una batteria di Samp-T o un radar per intercettare droni, armi difensive od offensive? È una distinzione fuori luogo».

IL COMPROMESSO

Qualcosa però alla Lega andava concessa. Ed ecco spuntare nel decreto in arrivo una premessa che sottolinea l’impegno italiano, più robusto rispetto agli anni scorsi, di venire in soccorso all’Ucraina con derrate di aiuti civili, dai farmaci ai beni di prima necessità fino ai generatori elettrici che servono come il pane agli ucraini per resistere alla morsa dell’inverno. Ma gli aiuti militari, al netto di una svolta nei negoziati di pace ad oggi lontana, restano parte di quell’impegno. Senza aut-aut, come ripete Mantovano. Gli chiediamo se si augura che presto non ci sia più bisogno di spedire armi a Kiev. Il sottosegretario sorride. Di più non dice. «Buon Natale».


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