Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano-Cortina dal 2019 («ho cambiato 4 Governi e 4 presidenti del Consiglio, come ricominciare ogni volta dall’inizio» dice per ribadire la complessità del compito), è a “Casa Messaggero” quando scoccano i 50 giorni dalla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Invernali. «Non me lo dovevate ricordare» sorride.
L’attesa cresce per l’ex numero uno del Coni, attuale membro del Cio, a capo della organizzazione delle Olimpiadi. L’Italia è (quasi) pronta. «Ho sempre sostenuto – esordisce – che avremmo avuto bisogno fino all’ultimo minuto per essere a posto. Una caratteristica tutta nostra, forse è genetica, quella di dare il massimo quando il tempo stringe. La realtà è che la Fondazione si occupa di organizzare i Giochi quindi noi dovremmo entrare in pista solamente nel momento in cui ci viene consegnato il luogo. Ma stiamo lavorando benissimo con gli altri, istituzioni e multinazionali. Sono un maniaco dell’ottimismo, ma appena finito qui vado al Nord a vigilare, è indispensabile». Sostenibilità è il tema centrale dei Giochi, concetto «sul quale abbiamo fondato la candidatura e i presupposti per lo svolgimento» dice. «Nessuna città al mondo, o rarissime eccezioni, ha la possibilità di avere impianti indoor e stadi dove fare l’inaugurazione molto vicini. A Pechino la distanza tra le montagne e la città era di 4 ore». Un’Olimpiade estesa, diffusa: «Uno dei motivi per il quale abbiamo vinto contro la Svezia – svela – è perché il 90,7% degli impianti era esistente»: ecco la sostenibilità.
RECORD
Diciassette medaglie azzurre nel 2022 in Cina. Bottino ottimo, niente da dire. Ma Malagò ha sempre ribadito, e sottolinea nuovamente il concetto, della possibilità di alzare il livello e fare una vera e propria abbuffata di metalli: «Parlare di record è realistico nonostante gli infortuni e tutte quelle che possono essere le problematiche. Le discipline dove possiamo andare a medaglia sono tante, anche inaspettatamente. E il calcolo noi lo dobbiamo fare su questo». «Evidente – toccando il tema delle donne che hanno conquistato 9 medaglie d’oro sulle 12 totali a Parigi nel 2024 – che abbiamo espresso delle atlete di punta e non credo perché non ci sia concorrenza. E questo rappresenta un orgoglio per il nostro Paese. Se pensiamo poi al fatto che fino a qualche decennio fa le Olimpiadi non le potevano nemmeno fare…».
I RETROSCENA
Malagò non ha più l’abito da numero uno del Coni ma la crescita degli atleti che saranno protagonisti l’ha vissuta e guidata in prima persona. E li sente ancora tutti come sue creature: dopo 12 anni passati sullo scranno più alto dello sport italiano (a fine giugno è stato eletto al suo posto Luciano Buonfiglio) non può che essere così. Manda messaggi agli atleti: «Ho sentito Federica Brignone (sarà portabandiera a Cortina), un fenomeno. Ci parlo, mi informo, ha una grande forza di volontà. È sempre stata molto diretta e molto onesta. Lei viene alle Olimpiadi non per fare la spettatrice. Siamo a dicembre e, come noi, sarà in gara il 6 febbraio: dopo l’infortunio ogni minuto le serve per tornare in forma». Uno dei suoi grandi olimpionici, Jacobs, ha invece forti dubbi sul proseguimento della carriera. «Ho parlato con Marcell – rivela Malagò — e mi è parso sereno. Non so se è un bene: penso che possa essere un “male” perché per fare quello in cui è riuscito devi avere fame, rabbia, determinazione. Però di contro è lucido. Insomma, credo ci siano i presupposti per Los Angeles 2028 e, voglio ricordare, che a Parigi ha fatto un tempo straordinario (9.85, ndr) appena 16 mesi fa, e in una gara europea avrebbe vinto con la sigaretta in bocca».
STOCCATE
Diretto, come sempre. La Torcia Olimpica in giro per la città è stato uno «spot meraviglioso, un bagno di folla gigantesco. Unico. Da una parte vedevi il tedoforo con la fiamma dall’altro un museo a cielo aperto come Roma. Il Cio è rimasto molto felice». Però il tema dei Giochi estivi ai quali la politica ha detto no «è una ferita ormai rimarginata, ma la cicatrice rimane a vita. È stato un danno incalcolabile per la città e la storia elettorale (la mancata rielezione di Virgina Raggi a sindaca, ndc) dimostra che mai scelta, anche politicamente, fu più sbagliata.
Non c’è stata nessuna visione, nessuna prospettiva. Anche perché poi parte di quelli che sono adesso i problemi degli impianti per Euro 2032 sarebbero stati sicuramente risolti. Per le Olimpiadi Estive si devono scegliere 8 stadi per il calcio e per il rugby sia maschile che femminile. Questo tema, adesso, sarebbe stato superato». Anche sulla scelta dei portabandiera non si tira indietro: «Il fatto di averne 4 è un’opportunità, ma sicuramente nell’universo femminile c’era qualche altra persona che aveva tutti i meriti e i diritti. Chiaro ci sia un discorso che riguarda le competizioni della neve e del ghiaccio. Penso, spero e mi auguro, senza fare nomi, che ci sia il modo di ricordare quello che è un percorso che ha caratterizzato la storia dello sport italiano in epoche recenti». Ma Malagò, a 66 anni, moltissimi dei quali passati in prima linea e sempre a mille all’ora, che cosa farà da grande? «Alla fine di marzo, a chiusura anche dei Giochi Paralimpici ci fermiamo un attimo a guardare una cosa che ci piace molto, il mare. Respiriamo a lungo e poi tiriamo qualche considerazione».
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