20.12.2025
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Politics

integrità per l’Ucraina. E non ci siano banchetti o briciole


«Integrità territoriale». Non ha cambiato idea, Sergio Mattarella: in Ucraina serve una pace «giusta, equa, duratura». E che sia «rispettosa del diritto internazionale, dell’indipendenza, della sovranità, dell’integrità territoriale, della sicurezza» di Kiev. Lo ripete dal febbraio del 2022, il capo dello Stato. Ma non è banale che sia tornato a farlo ieri, a pochi giorni dal «quarto natale di guerra per il popolo ucraino». E soprattutto nelle stesse ore in cui dall’altra sponda dell’Oceano è fortissimo il pressing su Volodymyr Zelensky perché ceda il Donbass, anche nelle parti che Kiev ancora controlla. «L’Europa e l’Italia – avverte invece il presidente – restano saldamente al fianco dell’Ucraina».

È uno dei punti centrali del discorso che Mattarella rivolge ai diplomatici di stanza a Roma, riuniti al Colle al per lo scambio di auguri. E non è un caso che anche quest’anno, per la quarta volta, tra i 132 ambasciatori che prendono posto nel salone dei Corazzieri non figurino rappresentanti di Russia e Bielorussia. Il pensiero del presidente non si presta a fraintendimenti: «Appare insensata la pace evocata da parte di chi, muovendo guerra, pretende in realtà di imporre le proprie condizioni». Non può essere il Cremlino, in altre parole, a dettare le condizioni per la fine delle ostilità. Non è – sia chiaro – uno svilimento dello sforzo di pace degli Usa. Semmai la consapevolezza che la trattativa non può passare sopra le teste degli ucraini. Né si può non coinvolgere l’Unione europea, «una delle più riuscite esperienze di pace tra i popoli e di democrazia».

SOPRAFFAZIONE
Usa una metafora potente, Mattarella, per descrivere gli attuali equilibri globali. «Non è accettabile un mondo con pochi predestinati seduti a banchetto e molti altri destinati a sperare di ricavarne alcune briciole», avverte. Eppure il presidente non può che constatare che è questo il quadro di oggi, su uno scacchiere internazionale in cui tornano a prevalere «logiche di potenza e di sopraffazione» mentre «valori che credevamo affermati», dai diritti umani all’uguaglianza tra i popoli, «appaiono accantonati». In sintesi: «Viviamo in un’epoca nella quale l’ordine internazionale che conoscevamo vacilla». E all’orizzonte non si intravedono alternative. «Cosa è accaduto – si domanda l’inquilino del Colle – se protagonisti di primo piano del “vecchio” ordine si propongono di dare vita a un “nuovo ordine”, basato su sopraffazione con ogni mezzo, violenza, guerra, conquista, competizione tra gli Stati per l’accaparramento di risorse?».

Mattarella ricorda la nascita delle Nazioni unite 80 anni fa, ne elenca gli obiettivi fondanti. Alcuni dei quali parevano se non raggiunti, almeno condivisi. «Era – e rimane – la speranza del mondo e nei primi due decenni di questo millennio pensavamo di poterla conseguire. Ma questa prospettiva – nota con amarezza – è stata bruscamente dissolta poco meno di quattro anni fa». Quando «un protagonista della comunità internazionale, la Federazione Russa, ha sciaguratamente scelto di travolgere questo percorso». Mettendo così a rischio i sacrifici di chi lottò «contro il nazifascismo in Europa, contro il colonialismo, contro i totalitarismi».

CORPORAZIONI
La strada da seguire, insomma, non è «l’equilibrio delle armi», come durante la guerra fredda, ma quello «della collaborazione», che ha dato vita all’Unione europea. Ed è proprio l’Ue e il suo ruolo l’altro focus del discorso di Mattarella. Di fronte a chi vorrebbe indebolirla, dividerla, il presidente sottolinea invece che «la libera condivisione di principi e di norme non è una gabbia che costringe, ma un sostegno che tutela, soprattutto i più deboli». Euroscettici avvisati. E infatti non sorprende, dice ancora il presidente, che le istituzioni Ue «vengano contestate da corporazioni internazionali che si espandono pretendendo di non dover osservare alcuna regola». Il riferimento è ancora a quelli che in un’altra occasione aveva definito «nuovi corsari», che si pongono al di sopra delle regole. Elon Musk, e non solo. Va preservata, l’Ue. «La storia insegna che, nei rapporti internazionali, dinamiche puramente bilaterali pongono il più debole alla mercé del più forte», suona il monito del presidente. E pare rivolgersi a Trump, che della spinta alle relazioni bilaterali anziché con Bruxelles ha fatto la sua cifra. «Non è accettabile la pretesa che quelle dinamiche tornino a essere la misura dei rapporti tra popoli liberi».


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