Poste Italiane consolida la sua leadership nel capitale di Tim, al 27,32% del capitale ordinario di Tim acquisendo l’ultima pacchetto di Vivendi. Ma pur superando la soglia cruciale, Poste viene esentata dall’Opa. In una nota diffusa in serata ieri da Poste è spiegato che, come deliberato dal cda, «è stata formalizzata l’acquisizione della partecipazione residuale detenuta da Vivendi in Tim costituita da 384 milioni di azioni ordinarie corrispondenti al 2,51% del totale delle azioni ordinarie e al 1,80% del capitale sociale di Tim. Il corrispettivo per l’acquisto è pari al prezzo di chiusura delle azioni del 10 dicembre 2025, complessivamente pari a euro 187 milioni, e sarà finanziato mediante cassa disponibile».
Al termine dell’acquisizione, il gruppo multispecialistico guidato da Matteo del Fante – già azionista con il 24,81% delle azioni ordinarie – deterrà una partecipazione complessivamente superiore al 27% delle azioni ordinarie Tim, corrispondente al 19,61% del capitale sociale, con il conseguente superamento dell’attuale soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie.
A tale riguardo, Poste Italiane «dichiara l’intenzione di avvalersi dell’esenzione di cui all’articolo 106, comma 5, del D.lgs. 58/1998 e all’articolo 49, comma 1, lett. e), del Regolamento Consob n. 11971/1999. Pertanto — in vigenza dell’attuale quadro normativo — il gruppo si impegna a cedere a parti non correlate le azioni ordinarie detenute in eccedenza rispetto alla predetta soglia rilevante, entro 12 mesi dal perfezionamento dell’acquisto, astenendosi, nel mentre, dall’esercizio dei diritti di voto relativi a tali azioni.
L’OPERAZIONE
Con questa operazione, conclude la nota, «Poste Italiane rafforza l’investimento di natura strategica realizzato in Tim, confermando il proprio obiettivo di svolgere il ruolo di azionista industriale di lungo periodo, attraverso la realizzazione di sinergie e la creazione di valore per tutti gli stakeholder.
Va detto subito a parte il rafforzamento di Poste, scontato, che ieri si è chiusa l’avventura di Vivendi nell’ex incumbent iniziata nel 2015, con una quota rilevante del 15% e aumentando progressivamente la sua partecipazione, diventando il primo azionista nel 2016. In tutti questi anni però il gruppo media francese di Vincent Bollorè non è mai riuscito a ritagliarsi un ruolo, anzi, come è avvenuto il primo luglio 2024, la cessione della rete alla cordata Kkr-Mef, ha visto il socio francese di traverso fino ad adire le vie legali per tentare di sbarrare l’operazione. Acqua passata, ora il futuro di Tim è sotto l’egida di Poste attraverso una combinazione industriale per produrre sinergie operative e strategiche, formalizzate con azioni concrete come il lancio dell’offerta «TIM Energia powered by Poste Italiane» per luce e gas, la migrazione delle SIM di PosteMobile sulla rete TIM da inizio 2026, e una joint venture su servizi cloud e AI per le imprese. Queste partnership mirano a sfruttare le infrastrutture di entrambe le società per creare nuove opportunità di business, rafforzando la presenza sul mercato in settori chiave come energia, telecomunicazioni e digitale. Ieri Tim ha chiuso a 0,49 euro (+ 0,8%), Poste a 20,70 euro (+ 0,6%).
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