06.12.2025
12 Street, Rome City, Italy
Economy

«L’oro è di Bankitalia». Ma il centrodestra insiste


L’altolà arriva di prima mattina. Le riserve auree italiane? Appartengono a Banca d’Italia. Con un parere la Banca centrale europea chiede uno stop al governo. Ovvero di ritirare l’emendamento alla Manovra che rivendica la titolarità dello Stato, anzi del “popolo italiano” sui 200 miliardi di euro in lingotti d’oro custoditi da Bankitalia. Il documento, firmato dalla presidente Christine Lagarde, è perentorio. E si sostanzia in una durissima critica alla mossa di Fratelli d’Italia, ovvero l’emendamento alla legge di bilancio presentato dal capogruppo al Senato Lucio Malan e anticipato dal Messaggero con il quale viene messa in discussione la paternità di Bankitalia sulle sue riserve auree. Scrivono dall’Eurotower: «Non è chiaro alla Bce quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione». E ancora: «Per questo motivo e in assenza di spiegazioni in merito alla finalità della proposta di disposizione le autorità italiane sono invitate a riconsiderare la proposta, anche al fine di preservare l’esercizio indipendente dei compiti fondamentali connessi al Sebc (Sistema europeo delle banche centrali, ndr) della Banca d’Italia ai sensi del trattato».

IL FRENO DI LAGARDE

Tempo qualche ora ed è la stessa Lagarde a metterci il peso, durante un’audizione all’Europarlamento. «Dal punto di vista della contabilità, della gestione e della distribuzione dei risultati, è Banca d’Italia ad avere la piena autorità delle proprie riserve auree» risponde la banchiera francese incalzata in commissione dal capodelegazione dei Cinque Stelle Pasquale Tridico.

Caso chiuso? Niente affatto. Il centrodestra prende atto dello stop chiesto dalla Bce. Che peraltro fa il paio con i dubbi espressi dagli uffici tecnici del Mef, in una bozza di parere all’emendamento riportata da Repubblica. Ma nessuno a Roma intende frenare. «Sorprende l’allarmismo nato intorno all’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in Senato alla legge di Bilancio, che ribadisce un principio normale e cioè che le riserve auree sono di proprietà del popolo italiano» replica il deputato e responsabile del programma di FdI Francesco Filini, «non si capisce se c’è qualcuno che in Italia o in Europa sostenga che l’oro detenuto nella Banca d’Italia non sia di proprietà degli italiani». Dunque nessun passo indietro, per il momento. Anzi. Dopo una prima riformulazione del testo, gli uffici tecnici del partito di Giorgia Meloni sarebbero già al lavoro per riscrivere l’emendamento nell’occhio del ciclone. Con un passaggio che suonerà così: la Banca d’Italia mantiene «la proprietà, la gestione e la detenzione» delle riserve auree ma «in nome del popolo italiano».

La saga continua. È una battaglia identitaria antica, a destra, quella per le 2450 tonnellate di oro patrio contenute nei caveau di Palazzo Koch (e in parte all’estero). Ci tiene personalmente la premier che negli anni passati fra gli scranni dell’opposizione in Parlamento ha più volte battuto i pugni chiedendo di riformulare la legge italiana che prevede la paternità di Bankitalia su quel tesoro aureo.

Unaquestione squisitamente politica, se è vero che sulle riserve d’oro non si può fare affidamento per finanziare la spesa o il debito pubblico, salvo rischiare un terremoto sui mercati finanziari. Ma intanto a destra fanno quadrato e sfidano i dubbi dei tecnici a Roma come a Francoforte. Dietro l’emendamento a firma Malan, si diceva, c’è il placet personale della presidente del Consiglio. E mentre dal partito di via della Scrofa studiano un nuovo blitz, con un testo riformulato, anche dalla Lega lanciano il guanto di sfida a Lagarde.

LA POLEMICA

Una proposta di legge di Claudio Borghi, senatore del Carroccio da sempre a favore di un ritocco alla legge sulle riserve auree (sua un’altra proposta del 2018, ai tempi del governo gialloverde), rilancia la battaglia. Come? Così: «La Banca d’Italia gestisce e detiene, ad esclusivo titolo di deposito, le riserve auree, rimanendo impregiudicato il diritto di proprietà dello Stato italiano su dette riserve, comprese quelle detenute all’estero». Scrive il fedelissimo di Matteo Salvini: «La permanenza della proprietà delle riserve auree allo Stato italiano e una specificazione su questo punto si rende necessaria, vista la natura ibrida assunta dalla Banca d’Italia nel corso degli anni».

Il braccio di ferro va avanti. Con le opposizioni tutte in trincea contro il “patriottismo aureo” della maggioranza. «Questo emendamento va tolto di mezzo — tuona dal Pd il responsabile economia Antonio Misiani — lo facciano il prima possibile perché altrimenti rischiamo di danneggiare la credibilità del nostro Paese su un tema molto delicato e su cui non si può scherzare»


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]