06.12.2025
12 Street, Rome City, Italy
Economy

un dividendo straordinario per famiglie, Stato e banche


Probabilmente il modo migliore per spiegare quanto sia importante il calo dello spread per le famiglie, le banche, le imprese e lo Stato italiano, vale la pena riportare indietro le lancette del tempo. Un salto fino all’inizio degli anni dieci del nuovo millennio, quando il differenziale tra i rendimenti dei titoli italiani e quelli tedeschi era arrivato a superare i 500 punti base facendo temere per la tenuta del debito e persino dell’euro. Prendiamo una famiglia che avesse voluto comprare un’auto in quegli anni. Se fosse stata residente a Roma sul prestito avrebbe dovuto pagare un Taeg, il tasso effettivo globale, vicino al 13 per cento. Se invece fosse vissuta a Berlino la banca si sarebbe accontentata del 7 per cento. Gli istituti di credito, imbottiti di titoli di Stato, con gli spread così alti, facevano fatica a finanziarsi e quando ci riuscivano, erano costretti a pagare costi molto elevati. Che poi scaricavano sui clienti, famiglie e imprese. Era questa la catena di trasmissione che dallo spread arrivava fino all’economia reale portando recessione e depressione. Oggi questo circolo vizioso si è trasformato in un circolo virtuoso. Esattamente con lo stesso meccanismo di allora, ma in senso contrario.

L’Italia, con lo spread ormai sceso sotto i 70 punti base, riesce a collocare i propri Btp decennali ad un tasso attorno al 3,44 pe cento. Meno degli Oat francesi che pagano il 3,49 per cento, non lontano dai Bonos spagnoli quotati a 3,21 per cento e nemmeno così distanti dai Bund tedeschi che viaggiano attorno a un tasso del 2,7 per cento. Quello che si intravvede, insomma, sono i “tassi uniti d’Europa”. E non vale solo per i titoli di Stato. Vale anche per le famiglie.

Il passaggio

Oggi in Italia, chi vuol comprare casa, secondo i dati più recenti dell’European Mortgage Federation, paga un interesse in media del 3,19 per cento, persino più basso di quello di un residente in Germania, che paga invece il 3,67 per cento. I francesi stanno poco sotto con il loro 3,11 per cento. Discorso analogo sui prestiti personali, quelli che si chiedono per comprare un’auto nuova, un frigorifero, una lavatrice, ma anche un Ipad o un telefonino di ultima generazione.Il tasso medio europeo è dell’8,25 per cento, quello italiano è dell8,35 per cento (secondo i dati della ricerca Segugio.it/Experian).

Le cose non cambiano nemmeno per le imprese. Secondo gli ultimi dati dell’Abi, il tasso medio dei nuovi prestiti registrato a ottobre è stato del 3,56 per cento (era del 5,45 per cento a dicembre del 2023, meno di due anni fa). E si tratta di un dato sostanzialmente in linea con quello tedesco. Questo significa che le imprese italiane non soffrono più di uno svantaggio competitivo sul fronte del costo del credito rispetto ai concorrenti tedeschi o francesi. Adesso, almeno da questo punto di vista, si combatte ad armi pari. E non è poco.

C’è poi il capitolo dei benefici per lo Stato, il tema probabilmente più discusso perchè di più immediata comprensione. L’Upb, l’Ufficio parlamentare di Bilancio, circa un anno fa, aveva stimato che un calo strutturale di 30 punti dello spread avrebbe comportato un risparmio cumulato sulla spesa per interessi, tra il 2025 e il 2029, di 17,1 miliardi.

Solo che quando questo calcolo fu fatto, lo spread viaggiava a 140 punti. Da allora l’Italia ha dimezzato il differenziale. I calcoli andranno rifatti e in meglio. Unimpresa invece, aveva già calcolato che un differenziale stabilmente sotto i 100 punti avrebbe consentito un risparmio di 13 miliardi di costo sugli interessi già nel biennio 2025-2026.

Il meccanismo

Il punto è che questo “dividendo” si spalma nel tempo, perché il beneficio sui conti si ottiene man mano che le emissioni di Btp a “caro prezzo” del periodo dei tassi alti, vengono sostituite con quelle più recenti a tassi bassi. Il Tesoro sta provando ad accelerare questo impatto riacquistando sempre più spesso vecchi titoli sul mercato per sostituirli con nuovi. Una strategia intelligente.

Ma la domanda vera è se questo “dividendo” dello spread, a qualsiasi cifra ammonti, potrà essere distribuito. Direttamente no, secondo le nuove regole del Patto di stabilità europeo. Ma indirettamente sì, visto che la riduzione della spesa per interessi rende comunque più semplice la costruzione delle manovre di finanza pubblica e la riduzione delle tasse.L’ultimo capitolo sono le banche, probabilmente tra le maggiori beneficiarie del calo del differenziale tra Btp e Bund e del miglioramento dei rating. Il loro costo di raccolta si riduce, mentre i tassi non sono più a zero. E questo, oltre alla rivalutazione dei Btp in portafoglio, garantisce utili miliardari. Ed una delle ragioni per le quali il governo ha deciso di chiedere al sistema bancario un contributo alla finanza pubblica, e in particolare al sostegno del sistema sanitario tramite un aumento dell’Irap. Più che un prelievo sugli extra-profitti, lo si potrebbe definire un dividendo extra versato non agli azionisti ma allo Stato che, con il certosino controllo dei conti pubblici, ne ha determinato la formazione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]