28.11.2025
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Science

lo studio basato sulle scansioni cerebrali


Uno studio recente, come riportato dal Guardian, ha evidenziato come il cervello umano abbia cinque «epoche» per quanto riguarda il suo sviluppo. Lo studio, basato sulle scansioni cerebrali di quasi 4000 persone di età compresa tra uno e 90 anni, ha mappato le connessioni neurali e la loro evoluzione nel corso della nostra vita. 

Questo ha rivelato cinque fasi dello sviluppo del cervello umano, suddivise in quattro «punti di svolta» cruciali in cui l’organizzazione celebrale segue una traiettoria diversa: intorno ai 9, 32, 66 e 83 anni. 

Il parere del prof. Astle

Il Prof. Duncan Astle, ricercatore di neuroinformatica presso l’Università di Cambridge e autore senior dello studio, ha affermato: «Guardando indietro, molti di noi sentono che le nostre vite sono state caratterizzate da fasi diverse. A quanto pare, anche il cervello attraversa queste ere. Capire che il percorso strutturale del cervello non è una questione di progressione costante, ma piuttosto uno dei pochi punti di svolta principali, ci aiuterà a identificare quando e come il suo cablaggio è vulnerabile alle interruzioni».

Le «fasi» del cervello

Lo studio ha rivelato che il periodo di sviluppo infantile si verifica dalla nascita fino all’età di nove anni, quando inizia la fase dell’adolescenza, un’epoca che dura in media fino ai 32 anni. A 30 anni il cablaggio neurale del cervello passa alla modalità adulta, nonché l’epoca più lunga, che dura più di tre decenni. Il terzo punto di svolta del cervello avviene intorno ai 66 anni, quando inizia la fasi di «invecchiamento precoce» dell’architettura cerebrale. Infine l’«invecchiamento tardivo» si manifesta intorno agli 83 anni. 

Gli scienziati hanno quantificato l’organizzazione cerebrale utilizzando 12 diverse misure, tra cui l’efficienza del cablaggio, il suo grado di compartimentazione e se il cervello si affida in larga misura a hub centrali o se invece ha una rete di connettività più diffusa. Dall’infanzia all’adolescenza, il nostro cervello è caratterizzato da un «consolidamento di rete», poiché il numero di sinapsi, nonché i connettori tra i neuroni, nel cervello di un neonato si riduce, mentre quelle più attive sopravvivono. Durante questo periodo, lo studio ha rilevato che l’efficienza del cablaggio cerebrale diminuisce. Nel frattempo, la materia grigia e bianca aumentano rapidamente di volume, così che lo spessore corticale raggiunge un picco e il ripiegamento corticale, le caratteristiche creste sulla superficie cerebrale, si stabilizza.

Nella seconda «epoca» del cervello la materia bianca continua a crescere di volume, quindi l’organizzazione delle reti di comunicazione cerebrali è sempre più raffinata. Quest’epoca è caratterizzata da un’efficienza delle connessioni in costante aumento in tutto il cervello, correlata a un miglioramento delle prestazioni cognitive. Le epoche sono state definite dal fatto che il cervello ha mantenuto un trend di sviluppo costante per un periodo prolungato, piuttosto che rimanere in uno stato fisso per tutto il tempo.

Le parole di Alexa Mousley

Alexa Mousley, scenziata che ha guidato la ricerca ha affermato: «Non stiamo certo dicendo che le persone verso la fine dei 30 anni si comporteranno come adolescenti, o che il loro cervello assomigli a quello di un adolescente. È proprio il modello del cambiamento».

Intorno ai 32 anni si osserva il più forte cambiamento complessivo nella traiettoria. Eventi della vita come la genitorialità potrebbero svolgere un ruolo in alcuni dei cambiamenti osservati, se pur la ricerca non lo abbia testato esplicitamente. «Sappiamo che il cervello delle donne che partoriscono cambia in seguito», afferma Mousley. «È ragionevole supporre che possa esserci una relazione tra queste tappe fondamentali e ciò che accade nel cervello».

A partire dai 32 anni, l’architettura cerebrale inizi a stabilizzarsi rispetto alle fasi precedenti, corrispondendo a un «plateau di intelligenza e personalità» sulla base di altri studi. Anche le regioni cerebrali diventano più compartimentate. Gli ultimi due punti di svolta sono stati definiti dalla diminuzione della connettività cerebrale, che si riteneva fosse correlata all’invecchiamento e alla degenerazione della materia bianca nel cervello.


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