25.11.2025
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Economy

Le pmi italiane meglio delle tedesche


Le piccole e medie imprese italiane sono leader in Europa. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre secondo il quale, analizzando parametri come numero di imprese, occupazione, fatturato e valore aggiunto, le aziende italiane con meno di 250 dipendenti risultano prevalere in tutte le categorie. Le pmi italiane sono circa 4,7 milioni (il 99,9% del totale) e danno lavoro a 14,2 milioni di addetti, mentre le aziende di grandi dimensioni sono 4.619 con oltre 4,4 milioni di addetti.

Nel confronto con la Germania, le pmi italiane danno lavoro al 74,6% degli addetti totali, contro il 55,2% di quelle tedesche. In termini di fatturato le pmi italiane producono il 62,9% del totale contro il 35,8% delle tedesche. Il contributo delle pmi italiane al valore aggiunto è del 61,7% del totale, quello delle tedesche del 46%. Le pmi italiane in senso stretto (10-249 addetti) sono più produttive di quelle tedesche di 4.229 euro per occupato, e risultano uno straordinario serbatoio occupazionale nel Mezzogiorno.

La Cgia evidenzia però anche due criticità. Da un lato le micro-attività (0-9 addetti), che in Italia scontano un gap di produttività del 33% nei confronti di quelle tedesche. Dall’altro («la problematica più rilevante per l’intero sistema produttivo»), la carenza di grandi aziende. Situazione sconosciuta fino alla prima metà degli anni ’80 del secolo scorso, quando l’Italia si posizionava tra i leader europei e talvolta mondiali nei settori della chimica, della plastica, della gomma, della siderurgia, dell’alluminio, dell’informatica, dell’auto e della farmaceutica grazie al ruolo e al peso di molte grandi imprese pubbliche e private. «A distanza di quattro decenni — spiega l’istituto di Mestre — abbiamo perso terreno in quasi tutti questi comparti».


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