Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex deputato del Pd, lei e altri esponenti del centrosinistra siete a favore della riforma Nordio. Perché?
«Più esattamente noi, in particolare il gruppo dell’associazione riformista Libertà Eguale presieduta da Enrico Morando, siamo sempre stati favorevoli alla separazione, sulla scia delle riflessioni di Giuliano Vassalli. La riforma Nordio, pur contenendo la scelta discutibile del sorteggio, è prevalentemente positiva perché fa comunque propria la separazione».
Citava Vassalli: il ddl Nordio è la chiusura di un cerchio aperto con la sua riforma del codice?
«È il completamento della riforma costituzionale del 1999 approvata a larghissima maggioranza che ha riscritto l’articolo 111 della Costituzione parlando di giudice terzo. Voleva essere l’anticipazione della separazione, che in quel momento non si poteva approvare per la polemica contingente tra Silvio Berlusconi e una parte del potere giudiziario. Nel centrosinistra, un po’ in tutte le forze politiche, il dibattito non era sul se fare quella riforma, cosa data per scontata, ma sul quando».
Però la segretaria del suo partito, Elly Schlein, sostiene che la separazione delle carriere è già stata realizzata di fatto con la riforma Cartabia, dunque la riforma non serve. Sbaglia?
«È una verità parziale. È giusto dire che la riforma Cartabia ha ridotto i passaggi al minimo, ma per esserci separazione occorre che il Csm non sia unico. Se l’organo è comune la separazione che c’è alla base è poi negata al vertice, le correnti sono comuni a pubblici ministeri e giudici. Vorrei comunque aggiungere che il tema non è Schlein, come Libertà Eguale abbiamo sempre sostenuto questa posizione rispetto a tutti i leader che si sono succeduti».
Separare le carriere dovrebbe essere una battaglia (anche) di sinistra?
«Sì. Le obiezioni che vengono fatte alla separazione, di porre accusa e difesa alla pari rispetto a un giudice terzo, ossia un modello avversariale rispetto al quale la verità processuale si esprime nel conflitto tra le parti, sembrano rimpiangere il modello inquisitorio, più sbilanciato sull’accusa. Modello che per fortuna abbiamo abbandonato a fine anni ’80».
La convince il sorteggio come metodo per eleggere il Csm riducendo il peso delle correnti?
«Mi sembra un rimedio rozzo e semplicistico. Sarebbe bastato eleggere i componenti di accusatori e giudici con il collegio uninominale maggioritario che punta più sulle persone e meno sulle appartenenze».
E il doppio Csm, con compiti disciplinari affidati all’Alta corte?
«Il doppio Csm è la ragione di fondo per cui occorreva la riforma costituzionale. L’Alta Corte risponde al problema di sgravare i Csm da una gestione disciplinare che ha ricevuto negli anni critiche pressoché unanimi e che a questo punto conveniva esternalizzare del tutto».
Fanno bene le opposizioni a parlare di allarme democratico, di rischio “pieni poteri”?
«Bisogna dire in primo luogo che questa critica è presente insieme a quella opposta, di rendere ancora più forti i pubblici ministeri. Due critiche che non possono essere vere entrambe e su cui quindi occorrerebbe una scelta da parte degli oppositori. Quanto a quella sui pieni poteri, è sufficiente leggere l’articolo 104 come modificato per capire che non c’è nessun potere ulteriore conferito al governo pro tempore».
L’Anm annuncia battaglia. La riforma ridurrà lo “sconfinamento” delle toghe, come sostiene Nordio?
«Il tema dello “sconfinamento” è ambiguo perché esso può avvenire sempre in entrambe le direzioni. Contro questo rischio sia prima sia dopo la riforma esiste un rimedio, il conflitto di attribuzione alla Corte costituzionale, che resta invariato e disponibile».
Sarà un referendum sul governo? E in caso di vittoria del No, Meloni dovrebbe dimettersi?
«Penso che ogni persona dovrebbe farsi un’idea di merito sul fatto che questa riforma sia o non sia un miglioramento per il Paese rispetto allo status quo. Il giudizio sul governo deve essere correttamente rinviato alle elezioni politiche. Ciò può essere favorito dal fatto che stavolta la riforma è puntuale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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