29.10.2025
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Politics

Orban-Salvini, critiche alla Ue. «Green deal, politiche suicide»


Fa il bis con Matteo Salvini, l’amico di sempre. Coglie un’altra occasione per randellare l’Europa, il Green Deal, le «politiche suicide» di chi dà le carte a Bruxelles. Viktor Orban abbraccia il vicepremier leghista sull’uscio del ministero delle Infrastrutture, il naso in su ad ammirare lo scalone e poco dopo gli “arredi famigliari” che costellano le pareti del “Capitano”: bandiere del Milan, t-shirt, foto con papi, calciatori e capi di Stato. All’indomani del vis-a-vis con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi — e delle sparate contro l’Ue e contro Trump che ha calato la scure delle sanzioni sul petrolio russo, in un’intervista al Messaggero — Orban si riprende i riflettori a Roma. «Sono stati affrontati temi come la pace, la dura critica al green deal e alle politiche suicide dell’Unione europea» fa sapere una nota stringata del leghista. E poi, neanche a dirlo, «massima sintonia sul contrasto all’immigrazione clandestina». Un’ora a colloquio. Inframezzata da mille convenevoli: il modellino del Ponte sullo Stretto, le chiacchiere su Papa Leone, sui conti, «la dura critica per un’Europa che fa scelte suicide in materia economica e ambientale a danno di famiglie e imprese». In chiusura la promessa solenne di Salvini all’ungherese: un viaggio a Budapest, il prima possibile. Da Palazzo Chigi nessuno commenta l’abbraccio sovranista al ministero, né la trasferta in programma. Trapela questo sì un certo gelo sull’attivismo del “Capitano”. Ci mette il carico Antonio Tajani in serata. «Salvini-Orban? La linea in politica estera dell’Italia la esprimono il presidente del Consiglio e ministro degli Esteri» affonda il colpo da Nouakchott, dove è in missione. «Le altre posizioni sono individuali, ma la linea politica del governo è chiara: noi stiamo con Kiev».

IL NERVO SCOPERTO

Ecco, l’Ucraina: è il nervo scoperto della due giorni romana di Orban. Il leader che, riporta Politico, sta lavorando a un “blocco europeo” anti-Kiev, in grado di fermare l’invio di armi e aiuti a Zelensky, insieme a Repubblica Ceca e Slovacchia. Sarebbe un colpaccio per “Mister Veto” che in casa si prepara all’ennesima sfida delle elezioni politiche e ha ripreso ad alzare il tiro contro gli ucraini. E a innervosire l’Ue alle prese con le nuove sanzioni a Mosca e la spinosissima questione degli asset russi congelati. Ieri una portavoce della Commissione europea ha risposto a Orban ricordando a scanso di equivoci che l’Ungheria ha votato l’ultimo pacchetto di misure anti-russe: «Unanimità vuol dire sostegno dei 27 Paesi membri..». Tant’è. Lunedì le dichiarazioni a questo giornale — «L’Europa è fuori dai giochi ucraini», «Trump ha esagerato sulle sanzioni al petrolio russo» — sono diventate un caso politico. In Italia e non solo. Di qui il tentativo di fare dietrofront, sminuire quelle frasi, perfino attaccare la stampa italiana che le ha riportate alla lettera. «Fake news» di chi «vuole screditare l’Ungheria» l’attacco frontale del consigliere politico del premier, Balasz Orban, con tanto di video postato su X che però conferma per filo e per segno la versione resa dal Messaggero. Ieri sera “Viktor” è tornato a colpire, ospite di Nicola Porro a “10 minuti” su Rete4. Rivendica l’asse con Meloni: «Sulle questioni principali siamo perfettamente allineati, vogliamo riformare l’Ue». Spiega che senza «un canale negoziale con la Russia è impossibile fermare la guerra». Trova il tempo di attaccare di nuovo Ilaria Salis, l’eurodeputata di Avs già arrestata in Ungheria e salvata dal carcere con un voto dell’Europarlamento: «È una criminale e dovrebbe stare in galera».

Da Palazzo Chigi nessun commento ufficiale. Ma per Meloni nessuna sorpresa per l’intemerata di Orbàn contro l’Ue. Anzi, era attesa. Scontata considerando le elezioni ormai alle porte con l’ex compagno di partito Péter Magyar che a Budapest avanza col vento in poppa. Per l’amico Viktor si fa dura e ogni occasione è buona per far campagna elettorale. La presidente del Consiglio lascia fare, ma con un ma che nell’incontro col leader magiaro ha messo in chiaro: superato il voto di aprile, se Orban dovesse spuntarla, dovrà abbassare i toni. Tanto più che in primavera sarà Roma ad avvicinarsi al voto a grosse falcate. Soprattutto contro l’Ucraina, Orban dovrà ammorbidire la postura barricadiera e smettere le vesti del bastian contrario affondando ogni votoa Bruxelles.

BRUXELLES
E se Meloni mette i paletti con l’ungherese, altrettanto fa con Ursula von der Leyen. Fonti beninformate raccontano che con la numero uno di Palazzo Berlaymont la premier sia durissima riguardo ai toni usati con Budapest. Rimproverando alla Commissione Ue di essere troppo dura, punitiva, con l’Ungheria a guida Orban. Con il rischio concreto di schiacciarla sempre più su posizioni filo-russe, provocando un pericoloso effetto boomerang. Se io medio, mi impegno per creare un dialogo — ha più volte rimarcato la presidente del Consiglio con Ursula — mi aspetto che anche l’Ue faccia la sua parte. Se Orban fa le riforme, il suo lavoro gli va riconosciuto e non negato. E intanto a Palazzo Chigi sminuiscono la trattativa Orban-Trump per un “salvacondotto” ungherese dalle sanzioni a Putin: «D’altronde anche i tedeschi hanno chiesto delle deleghe per alcune compagnie russe», fa notare un fedelissimo della premier.


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