25.10.2025
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Economy

Più lavoratori anziani e nel 2050 sette milioni di occupati in meno


Tra un quarto di secolo l’Italia sarà un Paese con una forza lavoro sempre più risicata e anziata. È una delle conseguenze dell’inverno demografico che rischia il Paese, a causa delle culle vuote., Calano le nascite, la popolazione invecchia e invecchiano i lavoratori. Soprattutto diminuisce il numero di quella fetta di italiani e italiane, tra i 15 ei 64 anni, considerazioni «attivi» dalle statistiche sul lavoro.

LE PREVISIONI

Al 2050 saranno 30 milioni i cittadini e le cittadine che rientrano in questa fascia, oltre 7 milioni in meno rispetto a oggi. Meno persone in età lavorativa, significa meno lavoratori disponibili, sottolinea l’Istat nel suo ultimo rapporto sulla forza lavoro, che sottolinea anche le conseguenze sulla capacità produttiva generale e sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e del welfare. Numeri che ripropongono le cifre snocciolate soltanto qualche mese fa dall’Inapp, l’Istituto nazionale di analisi delle politiche pubbliche.

L’Italia, ricordava, è già dentro una trasformazione demografica senza precedenti. Nei prossimi dieci anni usciranno dal mercato del lavoro circa 6,1 milioni di occupati, mentre i giovani disponibili non basteranno a sostituirli. Entro il 2060 la platea occupazionale cambierà radicalmente: la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) si ridurrà del 34%.

Già l’attuale fotografia del mercato del lavoro offre uno spaccato di ciò che potrebbe accadere nel futuro prossimo. Oggi, infatti, aumentano le tariffe d’occupazione degli over 50. Un po’ perché con l’invecchiamento della popolazione cresce numericamente questo gruppo, un po’ perché, per effetto della riforma Fornero, l’età della pensione si sposta sempre più in là nel tempo. L’attuale quadro dà inoltre il senso di cosa accadrà al momento in cui tutta la generazione dei cosiddetti boomer sarà del tutto andato in pensione

Secondo le statistiche Istat entro al 2050 il tasso di attività crescerà del 6,6% portandosi al 73,2 per cento. A formare la crescita saranno soprattutto le donne. Tuttavia l’Italia rimarrà anche tra 25 anni su percentuale più basse rispetto alle attuali di Spagna e Germania.

Il governo sta iniziando a prendere le misure, con interventi per favorire l’occupazione giovanile.

I CAMBIAMENTI

La realtà dei numeri è tuttavia, al momento, per i ragazzi fino a 19 anni il tasso di attività è pari all’8,6% per i maschi e al 4,2% per le femmine. Nel 2050 si prevede che tali valori diminuiscano rispettivamente al 7% e al 3,7%. Crescerà, invece il tasso di attività di chi ha tra i 65 ei 75 anni. Ora è invece all’11%.

Nell’arco di cinque lustri salirà al 16%, allargando il canonico bacino della forza lavoro. L’aumento più marcato -circa 12 punti percentuali rispetto allo scorso anno- sarà invece nella fascia tra 65 e 69 anni.


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