14.10.2025
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Economy

«Un codice etico contro le fake news»


Attenzione all’informazione in pillole online, spesso non attendibile, che passa da social e piattaforme estranee agli editori. Troppi i rischi in un’era pericolosa, in cui la distribuzione conta più del contenuto. Ecco perché serve un codice etico contro le fake news per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini.

In gioco c’è la difesa della buona informazione e lo scudo per la democrazia, un tema caro al sottosegretario che insiste sulle regole da imporre per le Big tech. Con gli over the top — le imprese che forniscono, attraverso Internet, servizi, contenuti informativi, video e applicazioni, «c’è un tema di concorrenza non perfettamente leale», dice. Del resto, «una sentenza della Corte Costituzionale Usa ha stabilito che gli over the top non sono editori ma distributori di contenuto», ha continuato nel suo intervento al convegno “L’evoluzione dei media d’informazione” organizzato da Il Sole24Ore a Roma in occasione dell’anniversario dei 160 anni, «e quindi non hanno le stesse responsabilità etiche, a parte le stesse responsabilità fiscali, gli stessi oneri fiscali. Non hanno le stesse regole deontologiche, non hanno i stessi codici. E noi chiediamo un grande sforzo agli editori per chiedere l’applicazione di un codice etico», ha sottolineato il sottosegretario.

LA PARTITA UE
La strada giusta è quella segnata dall’approvazione di un codice etico sull’utilizzo di intelligenza artificiale, oltre che dal documento per l’educazione finanziaria. Si tratta dell’attenzione sempre maggiore» per «cercare di creare quel “level playing field” omogeneo con gli over the top», ha concluso. I rischi sono ben raccontati dai numeri. «Dove cresce la ricerca di informazioni su social», ha spiegato Barachini, «decresce la ricerca di informazioni sui siti degli editori. Questo vuol dire che si va verso una pillola di informazione, spesso non attendibile. Assolutamente c’è bisogno di sostegno», ha ribadito ricordando quanto già fatto dal governo. A partire dal «sostegno alla filiera dell’editore, che magari molti considerano obsoleta», ha illustrato, «ma rappresenta un contrasto alla desertificazione del rapporto tra cittadini e notizie: molte persone non più giovani ancora hanno il riferimento dell’edicolante per i quotidiani locali, e dobbiamo lavorare sull’editoria locale oltre che su quella nazionale». Poi ci sono «le misure per l’assunzione di giovani professionisti under 36 con competenze digitali». È ora però che agisca l’Ue. «La partita è europea», per il sottosegretario, «Abbiamo bisogno di un giornalismo che sappia raccontare i fatti, con dati certi, per guadagnare la fiducia dei cittadini». Insomma, è sempre una questione di democrazia.


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