12.10.2025
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Politics

Nobel per la pace a María Corina Machado (che dedica il premio a Trump). La Casa Bianca: «Scelta politica»


Il Nobel per la Pace è stato assegnato a María Corina Machado, 58 anni, in Venezuela coraggiosa leader dell’opposizione al regime di Nicolás Maduro. Il presidente americano Donald Trump ci è rimasto molto male. Da settimane ripeteva in ogni occasione di meritarlo lui il premio, per essere riuscito a far terminare «sette guerre» e per l’impegno mostrato per quelle in Ucraina e a Gaza. E ora, proprio mentre Hamas e Israele, grazie al suo lavoro, si stringono la mano e gli ostaggi tornano a casa, il Nobel va a questa venezuelana?

La sconfitta è ancora più bruciante perché il principale nemico di Maduro oggi è proprio Trump, con le navi americane mandate a intercettare i trafficanti di droga e la minaccia di un intervento più decisivo per far cadere il regime. Trump sta lavorando per Machado, e lei gli soffia il premio. Volerà qualche parola grossa anche alla Casa Bianca, perché qualcuno ricorderà sicuramente a Trump che tra quelli che hanno inviato una lettera al Comitato per il Nobel per candidare la Lady di Ferro venezuelana c’è anche il suo Segretario di Stato Marco Rubio, che l’aveva firmata con altri repubblicani l’anno scorso prima di entrare al governo ed essere meglio consigliato.

«UN CUORE UMANITARIO»

Trump ha lasciato che fosse il suo direttore delle comunicazioni a commentare, e Steven Cheung lo ha fatto facendosi prendere forse un po’ la mano: «Il Comitato per il Nobel ha dimostrato di mettere la politica al di sopra della pace, ma Trump ha un cuore umanitario e continuerà a fare accordi di pace, porre fine a guerre e salvare vite umane. Non ci sarà nessuno come lui in grado di spostare le montagne con la sola forza della sua volontà». Sarà per l’anno prossimo, se la tregua a Gaza reggerà e se Putin accetterà di cominciare a trattare. Il Premio Nobel di quest’anno, d’altra parte, riconosce gli sforzi per la pace fatti nel 2024 e la presentazione delle candidature era scaduta in gennaio: ne erano arrivate 338, 244 di persone e 94 di organizzazioni umanitarie. I risultati raggiunti da Trump non sono stati presi in considerazione perché non era neppure entrato in carica quando la lista è stata chiusa.

La scelta di Machado ha un po’ sorpreso tutti, perché vive da un anno in clandestinità per sfuggire agli sgherri di Maduro e non si sente parlare molto di lei. Il suo movimento aveva vinto le elezioni nel 2024, ma brogli e intimidazioni avevano impedito che il regime crollasse. Il Nobel le riconosce nella motivazione di «avere mantenuto accesa la fiamma della democrazia in uno stato brutale e autoritario» e di essere «uno dei più straordinari esempi di coraggio in America Latina negli ultimi tempi». Il Comitato sottolinea lo stato di povertà dei bambini a Caracas, i brogli, le incarcerazioni, e denuncia la crescita dell’autoritarismo in Venezuela e in molti altri paesi del mondo. «La democrazia dipende da persone che rifiutano di tacere».

IL VIDEO

Oggi abbiamo un video di quasi qualunque cosa accada e quindi sul web si può vedere Kristian Berg Harpviken, il direttore del Nobel, che sveglia María Corina Machado per darle la notizia. «Oh mio Dio — dice lei -, non ho parole. È il risultato di un’intera società, io sono solo una persona, di certo non merito questo». Machado ha poi chiamato in video Edmundo González Urrutia, candidato alla presidenza nel 2024: «Sono sotto shock, non ci posso credere, mio Dio». E lui: «Sì, è incredibile». Poi, su X, altre dichiarazioni, forse mirate a placare Trump: «Dedico questo premio al popolo sofferente del Venezuela e al Presidente Trump per il suo decisivo sostegno alla nostra causa. Siamo sulla soglia della vittoria e oggi, più che mai, contiamo sul Presidente Trump, sul popolo degli Stati Uniti, sui popoli dell’America Latina e sulle nazioni democratiche del mondo come nostri principali alleati per conquistare la Libertà e la democrazia».

GLI EFFETTI SUL REGIME

Che succederà adesso? Secondo alcuni commentatori Maduro potrebbe sentirsi accerchiato e aumentare la repressione, secondo altri come l’amico di Machado, Pedro Mario Burelli, ora è diventato più difficile arrestarla o minacciarla, perché il Nobel l’ha resa «a prova di proiettile». Ma c’è anche chi pensa che Maduro non sia così scontento che il premio sia andato a chi ha un disperato bisogno dell’aiuto della persona che lo desiderava al posto suo. Chissà, magari per un po’ non saranno più così amici come prima.

 


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