I giovani lo hanno promosso al grido di «c’è solo un generale» (e lui a sera li ricambia intonando con loro De Gregori al karaoke). I militanti lo inseguono ovunque vada per un selfie o una dedica sulla loro copia del Mondo al contrario: «Roberto, Roberto!». Salvini, che non vuole sentire polemiche, gli ha affidato la partita delle regionali toscane. Convinto che se farà bene sarà tutta la Lega a guadagnarne, altrimenti il suo peso ne uscirà ridimensionato da solo. Ma una larga fetta di big leghisti a Pontida non riesce a nascondere lo scetticismo su Roberto Vannacci. Freddezza e sospetti, frasi sibilline. Vuol prendersi la Lega, il generale? O punta “solo” a piazzare i suoi nelle liste alle politiche del 2027? Non passa inosservato, sul pratone, l’altolà di Luca Zaia. L’unico oltre a Salvini, il “doge”, che in quanto a cori («un presidente, c’è solo un pre-si-den-teee») e richieste di selfie può gareggiare col generale. «Vannacci può essere un valore aggiunto, se fa il leghista», suona l’altolà del governatore più amato d’Italia. Che aggiunge: «Se vuole stare in Lega, si deve leghizzare». Gli chiedono: sarà lui il futuro del Carroccio? E Zaia: «E perché? In Lega abbiamo un sacco di persone in gamba, i segretari si scelgono nei congressi coinvolgendo il popolo della Lega». E l’ex parà da 560mila preferenze alle europee a molti sembra ancora un corpo estraneo, nonostante la tessera e l’acclamazione a numero due lo scorso aprile.
LA STOCCATA
Avrebbero voluto vederlo a montare i tendoni, non solo a prendere gli applausi. Ecco Attilio Fontana, il più duro contro la «vannaccizazzione» di via Bellerio («col c…», aveva sbottato giorni fa). Ora racconta di aver chiarito a tu per tu, nel retropalco. Ma poi al generale acclamato come una star tira un’altra stoccata: «Io non ho la pretesa di “fontanizzare”, ma di mettere sempre al primo posto i valori della Lega». Come dire: prima viene il partito. Un messaggio non troppo diverso da quello che pare recapitargli dal palco anche Giancarlo Giorgetti. Fa muro sul segretario, il ministro dell’Economia: «Pontida — avverte — ci insegna che si può sopravvivere solo se abbiamo un capo nazionale, un capo regionale, un capo comunale. E ci vuole rispetto, rispetto per la gerarchia». Guai a voler fare il passo più lungo della gamba, il monito. È un coro. Ecco il capogruppo in Senato Max Romeo, che festeggia perché anche Bossi ha firmato la sua Carta per la Lombardia. «I nuovi arrivati sono un valore aggiunto, possono dare una mano coinvolgendo elettori che magari non si avvicinano alla Lega per varie ragioni. Dopodiché serve rispetto reciproco». E chissà che dietro non ci sia un po’ di sfiducia verso quella lega nazionale e nazionalista che pure il generale incarna, per alcuni troppo poco attenta alle esigenze del Nord. Di nuovo Zaia: «A questo governo vogliamo dire che la Costituzione è chiara: caro governo, diamo questa autonomia a chi la chiede. La questione settentrionale esiste». Altra ovazione. Segno che una questione settentrionale forse esiste pure nella Lega. Intanto il vicesegretario in mimetica sui governatori ostili minimizza: «Nessuno mi ha mai rappresentato il proprio malcontento. Una certa stampa ha voluto amplificare qualcosa che non esiste». Del resto i seguaci del generale, quelli dei “team Vannacci” che spuntano come funghi, a Pontida sono i benvenuti. A ripeterlo è Salvini: «Ho incontrato persone che vengono qui da 30 anni e altre che sono qui per la prima volta. Uniti si vince». Purché tutti continuino a contribuire alla causa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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