Nel lessico sempre mutevole della moda, Federica Tosi propone una nuova sintassi del potere femminile con “Urban Mirage”. Durante la Milano Fashion Week, negli spazi dello showroom Riccardo Grassi, la stilista romana guarda alla città come a un teatro sospeso, un luogo in cui i codici tradizionali del maschile e del femminile si dissolvono per dar vita a una grammatica estetica che intreccia rigore e leggerezza. «Il mio lavoro — spiega la designer — è dare voce alla donna che sceglie di vestirsi per sé». In questo senso, appare come un omaggio alle molte sfumature dell’identità contemporanea: solida e fragile, elegante e ribelle, radicata e inafferrabile. Un miraggio, sì, ma di quelli che rivelano più che ingannare.
La collezione spring-summer 2026 si muove come un esercizio di chiaroscuro: linee asciutte e tagli definiti si ammorbidiscono in drappeggi fluidi, organze impalpabili e trasparenze calibrate.
Non sceglie tra forza e delicatezza, ma le abita entrambe, restituendo un’idea di femminilità che non è né contrapposizione né compromesso, ma linguaggio nuovo. Il tailoring reloaded si impone come manifesto. Emblematico il completo doppiopetto con bermuda in rosa cipria, bilanciato da una cintura scultorea in pelle: un power dressing depurato dalle rigidità degli anni ’80, che conserva autorevolezza pur ammantandosi di morbidezza.
Il guardaroba maschile si rifrange in chiave sensuale: blazer leggeri, pantaloni scivolati, gilet che diventano statement. Eppure la collezione non si ferma alle atmosfere metropolitane, improvvisamente compare un vento di libertà, evocato da giacche in suede camel con frange generose, abbinate a denim loose e top minimal. È un richiamo bohémien e western-chic che dialoga con l’immaginario del deserto, quasi a voler ricordare che lo stile non è solo disciplina ma anche fuga. Tra i capi-icona si distinguono il trench trasparente verde army, sospeso tra classicismo e avanguardia, e il gilet monospalla che reinventa la tradizione sartoriale con un gesto contemporaneo.
Per la sera, invece, Tosi orchestra un gioco di rivelazioni e velature. Ecco completi in pizzo nero o blu notte, bralette architettoniche sotto camicie diafane, abiti bustier che ridisegnano il corpo con precisione quasi costruttivista. La palette è raffinata, misurata, e spazia dal nero al borgogna, fino al verde militare e al cipria rarefatto, tinte che sembrano uscite da un affresco ma sono rilette con sensibilità moderna. Tessuti come tulle, organza e pizzo diventano scrittura epidermica, mentre denim e suede portano un’eco urbana e materica. A punteggiare l’insieme, dettagli metallici e micro-applicazioni che ribadiscono il Dna industrial-chic del brand.
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