23.09.2025
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Politics

«Non ho paura delle minacce». E ​attacca i «sedicenti antifascisti» per il post su Kirk


C’è il derby ma c’è pure Giorgia. E allora, tutti uniti per lei i giovani di FdI, i fratellini d’Italia, e intanto: «Forza Roma!», «Macché, finisce due a zero per i biancoazzurri!», dicono i ragazzi che accolgono la leader al laghetto dell’Eur, per la festa chiamata Fenix. Mentre Meloni parla dal palco, si sente una voce femminile in platea che grida: «Forza Lazio». E la premier (romanista), sorridendo: «Stai calma».

Siccome incombe la sfida allo stadio Olimpico, Meloni fa un discorso breve («C’è il derby, concludo in fretta. Non voglio fare la fine di Fantozzi con le radioline e La corazzata Potëmkin al posto della partita») e molto puntuto. Attacca i «sedicenti antifascisti» per il post su Kirk «messo a testa in giù e questa scritta che è un avvertimento: a buon intenditor poche parole». E «nessuno di quelli che vogliono fare la morale a noi — incalza Meloni — ha detto mezza parola su questo orrore». Insiste in generale la premier su un clima di brutalità politica che non le piace: «Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione».

Magliette bianche

I ragazzi di Gioventù Nazionale applaudono e uno di loro guardando le t-shirt bianche che lui e tutti gli altri indossano (e in cui è stampata una frase di Baudelaire: «Estrarre l’eterno dall’effimero») dice: «Abbiamo scelto il bianco non come colore della resa ma come pagina bianca su cui scrivere il futuro e non c’è futuro se domina la violenza». Il clima è un po’ così, tra new age (su altre t-shirt bianche si leggono le parole di Franco Battiato: «Seguimmo per istinto le scie delle comete come avanguardie di un altro sistema solare»), pratiche motivazionali («Ragazzi, voglio citarvi Mark Twain che diceva tra vent’anni non sarete delusi da quel che avete fatto, ma da quello che non avrete fatto. Insomma, abbandonate i porti sicuri, esplorate, sognate e scoprite») e rievocazione stroncatoria della violenza anni ‘70. Parla la premier di Sergio Ramelli, a cui è stata dedicata una mostra lì accanto: «Non abbiamo avuto paura ai tempi in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema sulle Brigate rosse e non abbiamo paura oggi. Non avremo paura neppure domani perché tutto questo, le minacce e gli attacchi, ci ha sempre e solo reso più consapevoli e più coraggiosi». Di più: «Sono altri che sono stati cresciuti con l’idea che chi è diverso da te andava abbattuto, noi non siamo mai stati così».

«Non saremo mai come loro», è il leit motiv del discorso di Meloni. Dove «loro» sono gli avversari politici, la sinistra. Giorgia vede un’Italia in cui c’è la politica della violenza, almeno verbale, da una parte e dall’altra parte esiste invece la buona pratica del dialogo e dell’accoglienza delle idee altrui, sull’esempio di Charlie Kirk, citatissimo dalla leader. «È morto ma lo odiano ancora». «Faceva paura perché sapeva parlare e non odiare». «Smontava con la logica il pensiero dominante». «Era libero, coraggioso e capace, dunque andava fatto fuori». Insomma c’è chi odia e chi no, come Kirk e come la destra italiana, non odia. «Ci odiano ma noi andiamo avanti. Ci odiano ma noi non cadremo mai nella trappola di chi ci disprezza».

Campagna elettorale

Deve avere una certa preoccupazione la premier, sennò non lancerebbe tutti questi allarmi, per la stagione politica che si sta aprendo: ossia per la lunga campagna elettorale che dopo le regionali vedrà il referendum sulla giustizia e poi le Politiche del 2027. E se è vero che il contesto sociale italiano non è agitatissimo come quello francese, occorre lo stesso tenere occhi aperti e nervi saldi.

Questo lo schema: la destra come disponibilità rispetto e sorriso («Il sorriso di Kirk») e la sinistra come rabbia e pericolosità, capace soltanto di riproporre i guasti del ‘68. Meloni parla della scuola: «Non ne possiamo più dei disastri del ’68, del 6 politico, della meritocrazia fondata su una distorta idea di uguaglianza. Abbiamo presentato una legge per cui chi, per motivi pseudo-ideologici, rifiuta una delle prove dell’esame di maturità sarà bocciato». E ancora: «Scuola e università devono essere liberate dalla gabbia oppressiva in cui la sinistra le ha tenute per troppo tempo».

Amore e odio

Quella della premier è la narrazione di un mondo perseguitato che adesso, senza vendette, ha il potere di cambiare le cose: «Sarà sempre l’amore e non l’odio a muovere quello che facciamo». Non si sofferma troppo la premier sui risultati del governo. Ma ci tiene a esaltare il decreto sicurezza. «Quali sarebbero le libertà che stiamo negando? Difendiamo i cittadini. Difendiamo gli anziani dalle truffe, i bambini che vengono costretti a chiedere l’elemosina, le forze dell’ordine che vengono aggredite, i proprietari della case che se le vedono occupare». Merito come vero ascensore sociale, «chi ha talento va avanti e lo Stato aiuta i meritevoli a esprimere le proprie doti e capacità», e libertà come valore supremo. Ovvero: «Restituiamo ai cittadini le libertà che sono state compresse, la libertà di fare impresa, di avere un lavoro, di scegliere che tipo di educazione scolastica si vuole avere e la libertà di possedere una casa. Infatti stiamo lavorando a un Piano Casa per consentire alle giovani coppie di avere appartamenti a prezzi agevolati».Poi la premier parte verso il Foro Romano, per un’altra esibizione patriottica.


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