17.09.2025
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Politics

Giusi Bartolozzi indagata per il caso Almasri: «False informazioni ai pm». Nordio: «Io sempre informato»


Nell’atto con cui il tribunale dei Ministri ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del capo del Viminale Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano per la vicenda Almasri — il comandante libico accusato dalla Corte Penale internazionale di crimini contro l’umanità arrestato in Italia e poi riportato a Tripoli con un volo dei servizi — il suo ruolo è apparso subito centrale. Un atto in cui la sua versione dei fatti viene definita, senza mezzi termini, «inattendibile» e «mendace». E per questo che la procura di Roma ha iscritto la capa di gabinetto di via Arenula, Giusi Bartolozzi, nel registro degli indagati, contestandole l’accusa prevista all’articolo 371 bis del codice penale, ossia false informazioni al pubblico ministero o al procuratore della Corte penale internazionale. «Massima solidarietà», ha commentato Nordio che in queste mesi ha sempre difeso la sua dirigente. Il provvedimento, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è stato notificato a Bartolozzi nei giorni scorsi anche se l’iscrizione risalirebbe ad agosto, vale a dire pochi giorni dopo l’invio degli atti da parte del tribunale dei Ministri al procuratore della Capitale, Francesco Lo Voi.

Ma al di là di quando materialmente l’iscrizione è stata fatta, certo è che la notizia è emersa alla vigilia della nuova seduta della Giunta per le autorizzazioni, prevista per mercoledì pomeriggio e nel corso della quale il relatore Gianassi illustrerà la relazione introduttiva sulle richieste per i due ministri e per l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica. E certo è, anche, che nelle ore in cui l’iscrizione nel registro è diventata di pubblico dominio, la stessa Bartolozzi ha visto Nordio al ministero.

Con il Guardasigilli che ha ribadito la fiducia nei suoi confronti. «Esprimo la mia piena e incondizionata solidarietà al mio Capo di Gabinetto. La dottoressa Giusi Bartolozzi — mette nero su bianco il ministro — ha sempre agito nella massima correttezza e lealtà, informandomi tempestivamente ed esaurientemente delle varie fasi della vicenda Almasri e di tutti gli aspetti ad essa relativi. Sulla base di questi ho fondato le mie valutazioni».

Parole identiche a quelle pronunciate dopo la richiesta di autorizzazione. «Tutte le sue azioni — disse — sono state esecutive dei miei ordini». Già allora, dunque, il ministro si assunse la «responsabilità politica e giuridica» su quanto avvenuto nel gennaio scorso dopo il fermo a Torino del generale libico e aggiunge che l’eventuale incriminazione di Bartolozzi sarebbe stata una «strumentalizzazione politica della Giustizia». Subito dopo Nordio, Bartolozzi ha incontrato anche i due sottosegretari, anche se quest’ultima riunione era già prevista da tempo e ufficialmente focalizzata su altri temi. Nel documento di circa 100 pagine i magistrati affermano che la versione fornita dalla Bartolozzi «è intrinsecamente contraddittoria», perché da un lato dice di aver informato il ministro subito dopo aver avuto la notizia dell’arresto di Almasri e dall’altro di non aver ritenuto opportuno di sottoporgli la bozza predisposta dai tecnici per rispondere alle richieste giunte in merito al fermo.

L’iscrizione nel registro della funzionaria di via Arenula potrebbe avere immediati riflessi anche nella seduta di Giunta di mercoledì anche se allo stato attuale, in base a quanto si apprende, non esiste alcuna relazione tra ciò che è all’attenzione dei parlamentari e la posizione di Bartolozzi. Il programma prevede che il relatore Gianassi illustri la relazione introduttiva sulle richieste di autorizzazione anche se non è escluso che possa aprirsi un dibattito sulla possibile «estensione» dell’immunità all’alto dirigente e che la maggioranza provi a spingere su questa strada. Un tema complesso, legato in primo luogo al tipo di fattispecie non concorsuale contestato a Bartolozzi. Una posizione su cui il tribunale dei ministri non è intervenuto lasciando alla Procura la valutazione sull’iscrizione nel registro. 


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