15.09.2025
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Economy

Mps Mediobanca, tutto il mercato si schiera a favore di Siena. Non solo i grandi soci, anche fondi di investimento come Blackrock e Vanguard


Siena espugna Milano. La Rocca, si potrebbe dire, si prende la roccaforte della finanza meneghina. In pochi forse, avrebbero scommesso su una adesione così ampia dei soci di Mediobanca all’offerta lanciata dal Monte dei Paschi. Oltre il 62 per cento del capitale di Piazzetta Cuccia è stato “consegnato” a Siena. Per la seconda volta il mercato ha votato a favore del piano di Luigi Lovaglio. Lo aveva già fatto una volta, il 21 agosto scorso, quando aveva respinto la proposta “difensiva” di Mediobanca di un matrimonio lampo con Banca Generali. Ma lo ha fatto ancora più convintamente ieri, quando le adesioni all’offerta del Monte hanno sfondato la soglia del 60 per cento.

E in fila non si sono messi soltanto i grandi soci, come Delfin, il gruppo Caltagirone o i Benetton, ma anche fondi di investimento come Blackrock, Vanguard, Fidelity. Quello che secondo alcuni è il Mercato con la M maiuscola. Ma in realtà il mercato sono tutti i soci, grandi e piccoli, banche, fondi, industriali, risparmiatori, casse. E quasi tutti hanno votato, consegnando le azioni, per la bontà dell’operazione. A questo punto appare scontato che Siena, tra il 16 e il 22 settembre, quando verranno riaperti i termini per aderire, possa scavallare la soglia del 66,7 per cento che permetterà all’amministratore di Mps, Luigi Lovaglio, di disporre della maggioranza necessaria per delistare Mediobanca attraverso una fusione e rendere più agevole un processo di integrazione. In questo modo potrà dispiegare in tempi rapidi i 700 milioni di euro di sinergie promesse e avvalersi di 2,9 miliardi di crediti fiscali in sei anni. Quanto questo sia importante lo ricorda lo stesso prospetto informativo dell’offerta lanciata da Siena. L’utilizzo dei crediti fiscali genererà un significativo beneficio di capitale (500 milioni l’anno), in aggiunta al risultato netto. Inoltre, con il controllo di diritto, Mediobanca potrà aderire al consolidato fiscale nazionale di Banca Mps a partire dal periodo d’imposta successivo a quello dell’acquisto (dunque dal 2026).

IL PROCESSO

E questo, appunto, accelererà il processo di utilizzo dei crediti fiscali con il relativo beneficio in termini di capitale. Dal punto di vista patrimoniale, Mps ha assicurato che il coefficiente Cet1 pro-forma resterà intorno al 16 per cento dopo il rilancio in contanti, supportando una politica di dividendi ambiziosa, con un payout del cento per cento, che renderà la remunerazione degli azionisti tra le più competitive del settore.

LE PROSPETTIVE

Tutto ciò getterà le basi per la nascita di un terzo polo bancario in Italia, dopo Intesa e Unicredit. Un terzo polo con un piede ben saldo nel risparmio gestito degli italiani, anche grazie a quel 13 per cento delle Generali custodito dentro Piazzetta Cuccia. Si tratta di una delle più ambiziose operazioni di sistema nella finanza italiana degli ultimi decenni, con effetti destinati a cambiare radicalmente gli equilibri di governance e competitività fra i principali attori bancari. In questo diventare “polo aggregante” c’è anche una storica rinascita della banca senese. Una rinascita che arriva diciotto anni dopo la disastrosa acquisizione di Antonveneta del 2007, pagata 9 miliardi in contanti, e venticinque anni dopo quella di Banca del Salento. Questa volta c’è la certezza, da parte del management di Rocca Salimbeni, che con Piazzetta Cuccia il Monte possa scrivere una storia diversa e ritrovare una sua centralità nel sistema bancario italiano con il beneplacito del governo, dopo i lunghi anni di crisi nei quali è stata ad un passo dal portare i libri in tribunale, prima del salvataggio pubblico, e molto vicina a finire nella pancia di UniCredit e quindi a scomparire. Ma la conquista di Mediobanca è un passaggio storico che rilancia l’identità e la missione del Monte, pronto a scrivere una nuova pagina nella storia della finanza nazionale.


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