Dimmi di cosa hai paura e ti dirò chi sei. O chi voterai. Palazzo Chigi sonda la piazza. Nelle scorse settimane il Dipartimento per l’editoria guidato dal forzista Alberto Barachini ha messo la firma su un appalto interessante. Costo: ventiduemila euro. Oggetto: un sondaggio commissionato al noto Istituto Ipsos. Niente di strano, si dirà. A saltare all’occhio però è la natura del sondaggio, anzi “monitoraggio” sulle «principali preoccupazioni degli italiani».
È tutto scritto nel preambolo della delibera firmata a fine luglio dalla presidenza del Consiglio. Con cui i collaboratori della premier Giorgia Meloni chiedono all’istituto di Nando Pagnoncelli di indagare umori e malumori degli elettori. A poche settimane dalle elezioni Regionali che scandiranno un autunno di fuoco alle urne per centrodestra e opposizioni. Marche, Puglia, Toscana, Campania, Calabria e Valle d’Aosta. Ma soprattutto il sondaggio — il primo del suo genere da lungo tempo — viene chiesto mentre si apre nelle retrovie, silenziosamente, la lunga maratona per le politiche del 2027. Sicurezza, salute, risparmi e costo dell’energia, famiglie e occupazione. Cosapreoccupa gli italiani a tre anni dal “d-day”, cioè da quando Meloni ha varcato il portone di Palazzo Chigi? Potrebbero essere questi alcuni dei terreni da sondare, stando ai beninformati, dal team di Pagnoncelli.
Raggiunto al telefono, il decano dei sondaggisti italiani mantiene il più assoluto riserbo: «Abbiamo fatto una riunione, proposto una ricerca ma nel rispetto del committente non possiamo anticipare nulla». Vale la pena intanto leggere il bando, che di per sé è eloquente. Palazzo Chigi vede all’orizzonte le urne. E sente l’esigenza di «disporre di un servizio di ricerca e di analisi delle priorità dei cittadini in relazione al benessere collettivo ed in particolare delle principali preoccupazioni degli italiani».
Ora, di tanto in tanto succede, da tempi non sospetti, che le istituzioni commissionino un sondaggio. Ma in questo caso la ricerca affidata a Ipsos è particolarmente chirurgica. Servirà a individuare i “timori” degli italiani. E dunque, si presume, ad agire di conseguenza. Il governo, si legge ancora nella delibera visionata dal Messaggero, vuole insomma scoprire «le tendenze chiave e i fattori emergenti che influenzano lo stato d’animo dei cittadini e le loro aspettative per il futuro».
Tempo un mese circa e i risultati dovrebbero arrivare. C’è da scommettere che saranno letti con attenzione nelle stanze affacciate su Piazza Colonna. Probabile che la premier, presa da ben altre incombenze — soprattutto sul fronte internazionale — non abbia seguito la commessa. Ma è un fatto, mentre si apre la lunga stagione elettorale — regionali ora, politiche a fine legislatura e in mezzo il grande test del referendum sulla giustizia — che il tema del consenso sia tornato centrale nei ragionamenti del “cerchio magico” meloniano. Funziona così ovunque. E la premier avrebbe di che sorridere, a guardare i sondaggi. Le incognite tuttavia sono sempre dietro l’angolo. A partire dalla legge elettorale, cantiere trasversale ai partiti che ha ripreso a lavorare notte e giorno, senza pause, per chiudere su un testo di “compromesso”. Alcuni dossier poi sono più scivolosi di altri e più di altri impattano sul consenso.
I DOSSIER
Prendi la Sanità. Meloni rivendica continuamente i fondi extra immessi nel sistema dal suo governo, duella con le opposizioni con in mano la calcolatrice. Ai suoi però confessa che vorrebbe fare di più su questo fronte, e di più chiede al ministro Schillaci finito al centro delle cronache per il caso della commissione vaccini. E poi ancora, la battaglia della sicurezza e contro l’immigrazione cavalcata dal leader della Lega Salvini, che la premier intende presidiare da vicino. Senza contare il dramma di Gaza che pure inizia a mobilitare le piazze e a Roma se ne sono accorti. Di tanto in tanto conviene fermarsi e chiedere un parere agli elettori. Lo fanno di continuo i partiti. Ora anche il governo. Di cosa avete paura?
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