07.10.2025
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Politics

il mondo ne ha bisogno contro le autocrazie


Suona come uno sprone e, in parte, un’arringa in difesa dell’Europa, il videomessaggio di Sergio Mattarella alla platea di Cernobbio. In una fase in cui, spesso, a Bruxelles, sono state imputate scarsa incisività e prontezza di risposta. Rese plastiche, secondo alcuni, dalla recente trattativa sui dazi e dai ridotti spiragli di pace che ancora si intravedono per l’Ucraina. Ma anche dal pericolo di un nuovo ordine globale rappresentato da forze ostili all’Occidente. Tutti tasselli che, al contrario, fanno dire al capo dello Stato che dell’Europa il mondo ha bisogno. Oggi più che mai.

IL DISCORSO

Il discorso del presidente della Repubblica, questa volta, non trae forza solo dall’affidamento alle radici storiche dell’Unione – tema che ritorna di frequente nei suo discorsi – ma anche dagli «interrogativi elementari» che ne hanno portato alla nascita: «È preferibile la pace o la guerra?». Ma soprattutto, si chiede e chiede a chi lo ascolta, il presidente: «È possibile costruire un mondo in cui gli Stati non vengano contrapposti in nome di artefatti, presunti, interessi nazionali» e in cui a «prevalere siano la dignità, la libertà e il futuro delle persone?».

Una risposta scontata, un «truismo» lo definisce Mattarella, utilizzando questo calco inglese. «eppure», ammette, «non è così». La scelta di incentrare sull’Europa – undici le volte in cui la cita in maniera più o meno esplicita – in tutto il messaggio d’apertura della seconda giornata del Forum Ambrosetti — non è casuale. Sono «le forze dell’economia e del lavoro» ad essere consapevoli «più che mai» che la leva europea è decisiva». E proprio a loro, al mondo dell’economia, delle istituzioni e dall’alta finanza che si raduna una volta l’anno nella città comasca – a sancire la ripresa delle attività lavorative – che Mattarella chiede di partecipare all’«impresa» della «difesa della civiltà europea» che passa per il «coraggio di un salto avanti verso l’unità».

LE RADICI

Si parte, inevitabilmente, come si diceva, dalle radici. A cui Mattarella dà un nome – Alcide De Gasperi – e un appiglio ben preciso: la comunità del carbone e dell’acciaio (Ceca) con cui in poco tempo l’Unione ha saputo scegliere una «strada completamente nuova», realizzando un percorso straordinario di pace. Ma più che in ricorso storico, Mattarella spera in uno di tipo “spirituale”: «Basterebbe l’animo di quei tempi difficili per affrontare i temi di fronte ai quali siamo oggi. Non sono accettabili esitazioni».

I frutti dell’Europa sono molti, ricorda il presidente: un lungo elenco che include pace e cooperazione, benessere e stabilità, dispiegamento di missioni di pace. E, ancora, il miglioramento degli standard di vita, la promozione di incontri e dialoghi, ma soprattutto uguaglianza di diritti tra popoli e Stati: «Condizioni e causa di progresso». L’Europa, aggiunge, «non ha mai scatenato un conflitto, non ha mai avviato uno scontro commerciale»: una sottolineatura in cui non è difficile intravedere un richiamo all’America di Donald Trump. Da qui, una nuova domanda: «Come è possibile, su queste basi, che l’Europa oggi venga considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico?»

LO SGUARDO AL FUTURO

Ma è lui stesso, per primo, a fornire una risposta, semplice e potente: «Il mondo ha bisogno dell’Europa»: per ricostruire la centralità del diritto internazionale; per il rilancio della prospettiva di un multilateralismo cooperativo; per regole improntante al bene comune di contro al peso delle corporazioni globali che Mattarella paragona a nuove Compagnie delle Indie e a cui si affiancano oggi ambizioni di impronta neo-imperialista.

Il capo dello Stato scuote le democrazie dell’Europa: sono in grado di « trovare in sé motivazioni» e iniziative per non soccombere alla «favola di una superiorità dei regimi autocratici». Un monito quanto mai attuale almeno a vedere le immagini che ritraggono Xi Jinping, Vladimir Putin e Kim Jong-un che sfilano insieme a Pechino. La definizione di Europa, messa a punto da Mattarella, va oltre i contenitori politici ed economici: l’Europa è, al tempo stesso, necessità e responsabilità». Le stesse che le forze culturali e imprenditoriali devono avvertire per farsi «partecipi e costruttori».

LE REAZIONI

Il percorso da fare, non facile, dovrà passare di certo per la ricerca di una nuova centralità geopolitica. Lo ammette anche Paolo Gentiloni che, al forum Ambrosetti, parla nel pomeriggio: «Oggi l’Europa non è in grado di esercitare un ruolo globale sul piano geopolitico», quindi sul piano della difesa e della politica estera, nonostante ricorda l’ex commissario Ue, «sia una super potenza commerciale». Mentre la guerra a Kiev continua a rappresentare per Gentiloni, la «vera prova di maturità per noi europei». Ma non c’è solo questo. Per il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto, il richiamo a non soccombere alle autocrazie «porta con sé anche il dibattito relativo alla riforma istituzionale a livello europeo e alla salvaguardia di principi fondamentali che non devono farci vedere delle scorciatoie, ma che devono invece privilegiare i criteri dei valori fondamentali della democrazia».

L’imperativo, ad ogni modo, è di «non arrendersi a pericoli e regressioni». Questi, parola di Sergio Mattarella, non sono «ineluttabili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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