08.09.2025
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Economy

Opzione Donna rafforzata nel 2026? Le ipotesi allo studio del governo


Opzione Donna verrà rinforzata nel 2026? Con il prossimo anno potrebbero arrivare novità per le pensioni anticipate dedicate alle donne, con conferma e potenziamento di Opzione Donna, possibili estensioni dei requisiti e maggiore flessibilità per le lavoratrici. Negli ultimi mesi, le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo hanno acceso l’attenzione su questo tema.

Stando a quanto detto dal sottosegretario Claudio Durigon, la volontà dell’esecutivo sarebbe chiara: potenziare questo strumento. Il dibattito rimarrà comunque aperto per i prossimi mesi, mentre il governo limerà la nuova legge di di Bilancio e il ministero dell’Economia dovrà trovare le risorse per finanziare le scelte che verranno decise. Opzione Donna e Quota 103, infatti, rimangono ad oggi le due misure più in bilico e potrebbero anche essere riassorbite in nuove forme di uscita anticipata dal lavoro. Entrambi gli strumenti, infatti, hanno avuto poche adesioni quest’anno. Quindi o verranno cambiati o potrebbero essere eliminati del tutto.

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Le possibili strade

La prima proposta è bloccare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile previsto dal 2027. Allo stesso tempo, il governo vuole estendere l’uscita dal lavoro a 64 anni con 25 anni di contributi, utilizzando il Tfr per la previdenza integrativa, nonchè rafforzare le misure dedicate alle donne. Opzione Donna, quindi, potrebbe non essere cancellata dal prossimo anno, bensì secondo Durigon si prevede di potenziarla, mentre altre formule, come Quota 103, sembrano destinate a sparire. 

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Il potenziamento di Opzione Donna

La questione è rilevante dal momento che Opzione Donna, negli ultimi anni, è stata oggetto di diversi dibattiti e ha incontrato varie difficoltà, tra cui il numero di beneficiarie che è diminuito sensibilmente. Questo è dovuto a un progressivo irrigidimento delle regole, che ha riservato l’accesso a categorie specifiche, tra cui lavoratrici invalide, caregivers, licenziate o impiegate in aziende in crisi. Inizialmente, infatti, potevano accedere allo strumento le lavoratrici con 35 anni di contributi e 58 anni di età (59 nel caso delle lavoratrici autonome). Anche l’età di uscita è cambiata: oggi le lavoratrici vanno in pensione tra i 59 e i 61 anni, a seconda della situazione familiare e della categoria professionale.

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Le opzioni di potenziamento 

La stretta ha fatto sì che la misura, così com’è, rischia di perdere efficacia. Il potenziamento annunciato potrebbe quindi significare cose diverse. Alcuni ipotizzano un ritorno ai requisiti originari, senza vincoli, permettendo di nuovo il pensionamento a 58 anni per le dipendenti e a 59 per le autonome. Altri scenari prevedono invece un allargamento della platea, includendo nuove categorie di lavoratrici o chi svolge mansioni particolarmente gravose. Più complessa e meno probabile, invece, è l’ipotesi di introdurre un sistema misto contributivo-retributivo, con conseguente abbandono del sistema totalmente contributivo. Questa opzione, infatti, cambierebbe lo scopo originario della misura. 

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La legge di Bilancio 2026 

La prossima legge di Bilancio sarà in ogni modo la chiave per comprendere in che modo Opzione Donna verrà confermata, ampliata o modificata. Quello che sembra chiaro, almeno dalle parole di Durigon, è che la misura potrebbe continuare a rappresentare uno strumento centrale per le pensioni anticipate delle donne, con il potenziale di dare maggiore flessibilità e riconoscimento al lavoro femminile. 

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