Roma saluta commossa Pippo Baudo, re della televisione italiana, scomparso sabato sera a 89 anni. Da questa mattina, lunedì 18 agosto, il Teatro delle Vittorie ha aperto la due giorni di camera ardente prima dei funerali che si terranno mercoledì 20 agosto alle 16 nella Chiesa di Santa Maria della Stella a Militello in Val di Catania, città natale di Baudo. Il feretro è arrivato al Teatro delle Vittorie poco prima delle 9, oltre un’ora prima dell’inizio della camera ardente che, come era facile immaginare, sta mostrando un’enorme partecipazione di pubblico. Ad accompagnare il feretro la famiglia con le figlie e gli affetti più stretti uniti nel dolore.
L’abbraccio (commosso) di Mara Venier e Katia Ricciarelli
Mara Venier, tra le prime ad arrivare quando la camera ardente non era ancora stata aperta al pubblico, ha reso omaggio all’amico Pippo mostrandosi molto commossa. La nota conduttrice è arrivata al teatro sottobraccio con Katia Ricciarelli, ultima moglie di Baudo. Le due, come se cercassero di sorreggersi a vicenda, si sono subito rifugiate in un abbraccio coinvolgente. Nello studio dove il conduttore ha realizzato i suoi più importanti programmi, il feretro sul fondo di un sipario rosso è circondato da rose rosse, su uno schermo televisivo scorrono immagini della carriera del presentatore, proiettate anche all’entrata.
Il ricordo di Lino Banfi
Poco più tardi Lino Banfi, attore e amico di vecchia data di Pippo Baudo, è arrivato al teatro visibilmente commosso e ha provato a sdrammatizzare il momento con una battuta: «Scherzavamo sempre sul fatto che eravamo le 4 B del ’36: Banfi, Baudo, Bergoglio e Berlusconi e ahimè sono rimasto solo io…Non dirò ‘Pippo ci vediamo presto’, gli voglio bene ma c’è ancora tempo. Mi auguro che gli venga intitolato questo teatro». Lontano dalla folla e dalle telecamere, Eros Ramazzotti è entrato in teatro da una porta secondaria, con cappello e occhiali scuri ed è andato davanti al feretro del conduttore che lo lanciò nel 1986: «Era il migliore» ha detto il noto cantante.
Conti: «Sarà un onore entrare nel camerino intitolato a lui»
«Si è spenta la tv. Si è spento un faro, un riferimento importantissimo». Così Carlo Conti alla camera ardente di Pippo Baudo allestita al Teatro delle Vittorie. Interrogato sull’intenzione della famiglia Vacchino di intitolare a Baudo il camerino principale del Teatro Ariston, Conti ha mostrato profonda gratitudine: «Sarà per me un onore entrare in quel camerino». Inevitabile la domanda sul prossimo Festival di Sanremo e su una possibile dedica. Pur chiarendo che è ancora presto per decisioni definitive, Conti ha assicurato che il ricordo sarà centrale: «Lo abbiamo sempre ricordato ogni anno, figuriamoci il prossimo che sarà il primo senza di lui».
Fiorello: «E adesso chi insegnerà la tv?»
«Quando lo chiamavo, non era mai ‘ciao Pippo, come stai?’, ma esordivo con una frase siciliana molto forte. E dall’altra parte ricevevo una risposta altrettanto forte, e ridevamo di gusto. Non dobbiamo mai dimenticare le nostre radici. Questo era il nostro rapporto». Fiorello, con la voce rotta dall’emozione, fatica a trovare le parole, perché nessuna sembra abbastanza. «Tutto quello che è stato detto in questi giorni è vero, ma Pippo è sempre un po’ di più. Non è un semplice conduttore, direttore artistico, tredici Sanremo, pagine di televisione scritte. È qualcosa di più. Non ho un aggettivo per dire cosa rappresenti per la televisione italiana, soprattutto per la Rai. Dovrebbe sostituire il cavallo di Viale Mazzini con una statua di Pippo Baudo. Perché lui ha tracciato un solco enorme dove tutti noi abbiamo imparato, ci ha insegnato senza voler insegnare, solo guardandolo. Baudo ha unito alla perfezione del grande varietà in bianco e nero, fatto di balletti provati allo sfinimento, il fattore umano. L’imprevisto, l’umanità. Speriamo di non perdere questo, di non dimenticare quello che ci ha lasciato».
L’omaggio del ministro Giuli
Essere qui è «un doveroso omaggio all’uomo che ha rappresentato la migliore televisione italiana, una grande forma di intrattenimento, che al tempo stesso non ha mai rinunciato ai canoni del servizio pubblico. Un gentiluomo della televisione che non ha mai deluso nessuno e intorno al quale tutti hanno sempre trovato un consenso notevole e comprovato». Lo ha detto il ministro della cultura Alessandro Giuli alla camera ardente allestita per Pippo Baudo al Teatro delle Vittorie. «Baudo è stato sempre attaccato alla Rai, è stato un pezzo della sua vita e al tempo stesso è stato ed è, a tutt’oggi, l’anima della Rai. Mi permetto, in conclusione, di sottolineare la bellezza, la sobrietà e la forza istituzionale dell’allestimento di questo feretro che ci invita alla riflessione su una persona speciale per una grandissima azienda quale è la Rai».
Max Giusti: «Era una persona straordinaria»
«Lui ha accompagnato un Paese, quando qualcosa lo diceva Pippo Baudo voleva dire che era vero. Era una persona straordinaria che ti rispondeva sempre al telefono, se c’avevi bisogno lui correva. Io ho iniziato a fare la televisione e i miei primi passi quando c’era lui, quando mi serviva un consiglio c’era lui, andavi nel suo camerino, lui ti riceveva ancora un po’ in déshabille, ed era bellissimo». Ha raccontato Max Giusti.
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