22.08.2025
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Politics

Meloni-Macron, le prove di unità in vista del vertice con Trump. Ma sulle truppe a Kiev restano le distanze


Prove di unità. Nonostante le distanze. Si presenteranno compatti, i leader europei oggi alla Casa Bianca. Per alzare uno scudo attorno a Volodymyr Zelensky. E provare a impedire che il possibile accordo di pace finisca per avvantaggiare troppo Vladimir Putin, o che si chiuda con un accordo «purché sia» come — secondo alcuni critici di Donald Trump — punterebbe a ottenere il presidente Usa in ccerca di un successso diplomatico. 

E’ in questo contesto che i leader del Vecchio Continente ribadiranno al tycoon i punti che dal loro punto di vsta l’intesa non può non contemplare. Quelli messi nero su bianco ieri, durante la call dei Volenterosi, il gruppo dei capi di Stato e di governo di cui fanno parte il presidente francese Macron, il primo ministro britannico Starmer, il cancelliere tedesco  Merz, il premier finlandese Stubb. Con loro c’erano anche il segretario generale Nato, Mark Rutte, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. E la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Che nei giorni scorsi, destreggiandosi tra una call internazionale e l’altra, ha ribadito come  gli stati europei «rimangono uniti nel sostegno all’Ucraina». Quasi a voler allontanare le passate divisioni sulla strategia da adottare, e le distanze talvolta rimarcate proprio con quel gruppo dei Volenterosi a cui l’Italia inizialmente non ha preso parte. 

I dubbi italiani

Un iniziale scetticismo dovuto all’insistenza, in particolare da parte di Francia e Gran Bretagna, su un punto su cui invece Roma era — e rimane — scettica: l’invio di un contingente di truppe europee in aiuto alla resistenza Kiev. Un nodo su cui rimangono le distanze con Parigi, come emerso proprio durante la call di ieri. Quando Macron ha messo ancora una volta sul tavolo il tema di un intervento diretto dei Paesi europei, con contingenti militari schierati a fianco dell’Ucraina. Opzione che ha incontrato, di nuovo, i dubbi di Meloni. «La Russia ha un milione e trecentomila soldati: quanti dovremmo mandarne noi per essere all’altezza del compito?», avrebbe chiesto la premier secondo i retroscena. E ancora: «Se uno dei nostri soldati dovesse morire, faremmo finta di niente o dovremmo reagire?», ha chiesto la premier. «Perché se reagiamo è ovvio che dovrà farlo la Nato. E allora tanto vale attivare subito la clausola» prevista dall’articolo 5 del trattato dell’Organizzazione. 

Eccolo, l’altro punto su cui Italia e Francia restano lontane: la possibilità di riconoscere a Kiev i benefici dell’articolo 5 (ossia l’intervento degli altri Paesi Nato in caso di attacco) senza però che l’Ucraina entri nell’Alleanza.

Un’idea che Roma è stata la prima a proporre, mesi fa, incontrando lo scetticismo francese. Ma che nelle ultime ore è stata proprio la Casa Bianca a rilanciare, perché è un compromesso che piace a Zelensky e che Putin potrebbe essere disposto ad accettare (ma il condizionale è d’obbligo). La scommessa è che, se questa sarà la soluzione per uscire dallo stallo suggerita da Trump e accettata da Putin, certo gli europei non si opporranno. 

I punti in comune

Così in attesa di capire come andrà l’incontro nello Studio Ovale, e quanto Trump sarà disposto a concedere al presidente ucraino, i leader europei provano ad accantonare le divisioni e a mettere davanti le richieste comuni. A cominciare dalle garanzie di sicurezza per Kiev, per evitare nuovi possibili attacchi da parte di Mosca. E poi il coinvolgimento dell’Ucraina in ogni decisione sul suo futuro e il mantenimento della pressione su Mosca, senza revocare le sanzioni (anzi, rafforzandole se necessario) fino al raggiungimento della pace. 

Nodi che potrebbero essere discussi anche nell’incontro trilaterale auspicato da Trump, con Zelensky e Putin. Vertice che arebbe storico, e che Meloni ha proposto si svolga a Roma. Trovando, anche in questo caso, la contrarietà di Macron, che preferirebbe Ginevra. Ma anche su questo punto, l’appello dell’Italia durante la call è stato quello di non dividersi. Prima bisogna portare a casa il risultato di un accordo che sia buono per l’Ucraina. Dopo, semmai, potranno riprendere le schermaglie. 


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