Un bando senza vincoli stringenti nel tentativo di trovare un acquirente per l’ex Ilva. Tra domani e — molto più probabilmente — venerdì sarà riaperta la gara per vendere gli impianti del gruppo siderurgico, ora in amministrazione controllata. A pubblicare il bando i commissari di Acciaierie d’Italia (Adi, i gestori degli impianti) e quelli di Ilva (i proprietari degli asset). Il governo vuole raccogliere le offerte entro il 15 settembre, in modo da scegliere il compratore, o i compratori, all’inizio del 2026.
I commissari hanno presentato nelle scorse ore la bozza della manifestazione d’interesse ai ministeri competenti (Economia e Imprese). Si attende a breve il via libera dai due dicasteri, che potrebbero però chiedere integrazioni. Tecnicamente sarà un aggiornamento della procedura di vendita lanciata lo scorso anno per i siti di Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi.
Rispetto al bando precedente sarà introdotto un obbligo più stringente sulla decarbonizzazione, la riconversione degli altiforni in forni elettrici. In attesa di chiudere l’accordo di programma tra governo ed enti locali — c’è un vertice martedì prossimo ma ci sono poche speranze di una firma — i commissari chiederanno all’acquirente soltanto di rispettare quanto prevede l’ultima Aia: 12 anni. Non è da escludere che Mef e Mimit vogliano scrivere il termine previsto nel piano industriale di Adi: 8 anni.
Nel piano non sarà prevista alcuna base d’asta né ci sarà la richiesta di attenersi allo stesso piano industriale dei commissari (tre forni elettrici a Taranto, uno a Genova, quattro Dri sempre nel centro jonico). Si predilige un’offerta per tutto il perimetro dell’ex Ilva. Ma, parallelamente, sarà reputato criterio preferenziale anche l’impegno del compratore a garantire i maggiori livelli di produzione e occupazionali, come impone la legge Prodi. Proprio questo elemento permetterebbe ai commissari anche di accettare offerte su singole parti: per esempio sul polo del Nord (Genova, Novi Ligure e Racconigi) o sulla sola Taranto. Sarà inserita anche una clausola di salvaguardia: gli asset, se l’aggiudicatario non adempiono all’offerta entro due anni, tornano alla procedura. Advisor industriale Boston Consulting Group, mentre sulla parte legale Grimaldi Alliance affiancherà i commissari di Ilva e lo studio Cappelli Rccd quelli di Adi.
GIOIA TAURO
Intanto già oggi si riunirà al Mimit il tavolo tecnico del Comitato tecnico per valutare la realizzazione degli impianti di preridotto a Gioia Tauro, qualora gli enti locali pugliesi (in primis il comune di Taranto) confermeranno la loro contrarietà all’attracco nel centro jonico di una nave rigassificatrice. L’unica che può garantire un approvvigionamento alla futura Ilva di 5,1 milioni di metri cubi di metano, necessari per far funzionare i tre forni elettrici e i quattro Dri. Dal 29 agosto, poi, al via gli incontri richiesti dal sindacato ai partiti sul futuro dell’Ilva.
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