05.08.2025
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Politics

«Il metodo Giubileo? Lo applicheremo al piano carceri»


Il metodo Giubileo? «Lo applicheremo anche al “piano carceri” e per l’ordinaria amministrazione, eliminando le barriere burocratiche, ovviamente nel rispetto delle norme». Il sottosegretario Alfredo Mantovano parla a margine della conferenza stampa che chiude il maxi raduno a Tor Vergata, evento clou dell’Anno Santo con un milione di giovani da tutto il mondo.

In questi mesi si è parlato molto del “metodo” che ha consentito ad esempio di chiudere in meno di un anno e mezzo i lavori su piazza Pia, l’area davanti San Pietro inaugurata a tempo di record nonostante il ritrovamento di una fullonica (una lavanderia romana) durante gli scavi per il sottopasso. O ancora, questo metodo ha permesso di coordinare le decine di enti dietro la macchina organizzativa dell’Anno Santo. «Sarebbe riduttivo limitarlo a una collaborazione tra istituzioni politiche di colore diverso» spiega Mantovano in conferenza stampa, riferendosi tra le righe anche al lavoro fatto nella cabina di regia da lui guidata con un sindaco di centrosinistra come Roberto Gualtieri (nelle vesti di commissario straordinario). Il metodo Giubileo infatti è qualcosa in più, ossia «l’abbattimento delle barriere burocratiche, usando anche poteri in deroga. Ora però bisogna renderlo non un’eccezione ma strutturale».

L’APPLICAZIONE
A margine della conferenza, il braccio destro della premier Giorgia Meloni chiarisce meglio il suo pensiero: «Da qualche mese, ho dato incarico di portare questo metodo nell’ordinaria amministrazione, specie nei campi in cui abbiamo tanti soggetti con competenze diverse. E dove spesso lo stop di uno finisce per bloccare tutti gli altri». Una delle prime applicazioni sarà proprio il “piano carceri”, dove «abbiamo predisposto un tavolo per l’applicazione dei criteri già sperimentati per il Giubileo», prosegue Mantovano sempre a margine. La necessità nasce dal fatto che «negli istituti penitenziari abbiamo padiglioni dove i piani di ampliamento sono stati messi a punto 13 anni fa e nel frattempo non si è fatto nulla. Per cui o si condivide questo lavoro oppure restiamo con progetti superati, con appalti al ribasso ormai vecchi perché sono cambiati i costi delle materie prime e dell’energia». Per fare questo occorrono «spazi congrui per la semplificazione procedurale, pur nel rispetto delle regole. Per le carceri abbiamo un commissario straordinario (Marco Doglio, ndr) e ci sono vari ministeri coinvolti, dalle Infrastrutture alla Giustizia, sitratta di coordinare tutti». D’altronde, la sfida al sovraffollamento dei penitenziari italiani si prospetta complicata. Il commissario straordinario Doglio ha spiegato di recente a Il Sole 24 Ore che l’obiettivo del governo è mettere in piedi 60 interventi edilizi in tre anni in modo da aggiungere 9.696 posti per i detenuti. E ancora, si punta ad ampliare le carceri già esistenti, creando così 5mila posti in più. Il tutto con un costo stimato in 758 milioni di euro (in parte già finanziati).

I DATI
Nelle celle italiane oggi sono infatti detenute quasi 63mila persone, 15mila in più di quelle teoricamente previste. Il piano presentato a fine luglio in consiglio dei ministri, ha spiegato il guardasigilli Carlo Nordio, prevede anche la «detenzione differenziata» per le persone tossicodipendenti e nuove procedure per chi avrebbe diritto alla liberazione anticipata. Insomma, se non si vuole fallire è evidente che tutto ciò richiederà una collaborazione efficiente tra le istituzioni coinvolte. Il “piano carceri” non sarebbe comunque il primo campo di applicazione del metodo Giubileo fuori dal suo perimetro originario.

A gennaio, a margine di un’altra inaugurazione importante – quella della nuova area davanti la stazione Termini – Mantovano aveva spiegato al Messaggero che quel sistema di coordinamento sarebbe stato sperimentato anche per «l’accoglienza dei pellegrini» e poi «sul fronte della sicurezza». Il riferimento era all’applicazione del decreto Caivano-bis, il piano del governo per riqualificare alcune periferie complicate, come il quartiere romano del Quarticciolo oppure ad esempio Scampia (Napoli) e Rozzano (Milano). Ora invece spazio all’ennesimo test.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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