22.07.2025
12 Street, Rome City, Italy
Economy

Giorgetti avverte il G20 «Preoccupa il dollaro debole». Giovedì la Bce decide sui tassi


C’è una preoccupazione che aleggia tra i governi europpei e lambisce la Banca centrale. Una preoccupazione che affianca quella legata ai dazi del 30 per cento ai prodotti americani minacciati da Donald Trump a partire dal primo agsto. Il timore che si fa strada nel Vecchio Continente è che oltre ai dazi, l’economia europea sia chiamata a “pagare” anche la forza dell’euro e la debolezza del dollaro. Lo ha detto ieri a chiare lettere Giancarlo Giorgetti parlando al G20 in Sudafrica. «Siamo preoccupati», ha detto il ministro, «per l’impatto dell’incertezza economica e delle persistenti tensioni commerciali sulle nostre economie». Giorgetti ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze economiche provocate dalla svalutazione del dollaro americano. «L’indebolimento del tasso di cambio del dollaro Usa — ha detto — si sta cumulando all’effetto dell’aumento dei dazi commerciali». Qualche giorno fa era stato il presidente degli industriali italiani, Emanuele Orsini a manifestare tutta la sua preoccupazione.«Il tema vero», aveva sottolineato il presidente di Confindustria, «è che, a oggi, non c’è solo il costo del dazio, ma anche il costo del cambio che ha una media del 13 per cento. Quindi con dazi al 30 per cento», ha spiegato, «arriviamo al 43 per cento con la svalutazione del dollaro contro l’euro, che è la più grande al mondo». Una preoccupazione che farà capolino anche sul tavolo del consiglio della Bce, la Bancacentrale europea, che si riunirà giovedì prossimo per discutere dei tassi di interesse nell’eurozona.NLa stabilità del cambio non è mai stata considerata da Francoforte come facente parte del suo mandato. Ma gli analisti hanno rilevato come negli ultimi tempi su questo punto ci siano stati molti giudizi allarmati di esponenti della Banca centrale. «Negli ultimi mesi», ha annotato Ing, «l’apprezzamento dell’euro ha dominato i mercati finanziari. Dall’inizio dell’anno, l’euro è cresciuto di circa il 15 per cento rispetto al dollaro Usa e di circa il 7 per cento in termini di tasso di cambio effettivo nominale. Quest’ultimo valore», proseguono gli analisti, «è aumentato persino dopo la riunione di giugno della Bce. Anche se abbiamo assistito a una certa stabilizzazione di recente, il rafforzamento dell’euro», aggiunge l’analisi, «rappresenta ora una chiara preoccupazione». Nel 2004, l’allora presidente Jean-Claude Trichet descrisse il passaggio del rapporto tra euro e dollaro da 0,87 a 1,30 come «brutale». Il suo successore, Mario Draghi, fu meno drammatico, ma osservò comunque che il rafforzamento del tasso di cambio in un contesto di bassa inflazione era una seria preoccupazione. Oggi nessuno, forse per prudenza, parla ancora di guerra valutaria, ma i segnali ci sono.Nel suo citatissimo rapporto, Stephen Miran, consigliere economico di Trump, aveva preconizzato la svalutazione del dollaro ridare competitività al sistema industriale americano, ipotizzando addirittura un accordo di Mar-a-Lago, per convincere le banche centrali mondiali a vendere dollari. Nel complesso, al G20 sudafricano, l’esigenza di convincere l’amministrazione Usa a firmare un comunicato finale, dopo il flop di febbraio dovuto alle resistenze di Trump, ha fatto schivare riferimenti troppo espliciti al caos scatenato dal tycoon. Nel comunicato finale, dopo un accordo raggiunto faticosamente in assenza del segretario al Tesoro Scott Bessent, si parla più pudicamente di «tensioni commerciali» fra le sfide come conflitti, geopolitica, alto debito.

IL PASSAGGIO

Quello di Giorgetti invece, non è stato solo un allarme sui dazi Usa. Col negoziato di Trump con l’Ue alla stretta finale, l’Europa ha offerto a Washington più collaborazione contro le politiche commerciali aggressive della Cina. E il ministro ha calato una carta italiana: va acceso — ha detto — un faro sugli appalti cinesi dalle banche multilaterali di sviluppo. E «la sovra capacità produttiva e le politiche commerciali della Cina stanno avendo un impatto crescente negativo sulla nostra industria manifatturiera» ha sottolineato il ministro ai colleghi nel dibattito sulle previsioni economiche. Giorgetti ha speso parole a sostegno dello sviluppo dell’Africa «sono pienamente in linea con l’iniziativa di punta del governo italiano», dice il ministro che intravede passi concreti nella direzione voluta dal Piano Mattei.


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]