18.07.2025
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Politics

Dazi, le auto potrebbero essere salve. L’attesa per l’apertura di Wall Street


NEW YORK Il giorno dopo la grande minaccia di dazi del 30% sulle importazioni europee, la politica e le aziende provano a capire meglio cosa succederà tra due settimane. A parte le previsioni che danno molto alte le possibilità che Donald Trump faccia ancora la mossa del Taco, ovvero un passo indietro all’ultimo, pare che le tariffe non coinvolgeranno il settore auto, fondamentale per la Germania e altri Stati europei. Il New York Times sostiene che il presidente potrebbe lasciare l’attuale 25% sul comparto, sempre che, e questo non va escluso, Bruxelles non risponda con dazi contro gli Stati Uniti. A quel punto Trump potrebbe scegliere di cambiare idea su tutto e magari imporre il 50% o, come ha detto sabato, aggiungere le imposte applicate dall’Europa alla percentuale dei dazi in vigore del primo agosto. C’è poi un’altra possibilità che la Casa Bianca non ha ancora preso in considerazione. I partner americani e decine di altri Stati — specialmente in Asia e Sudamerica — stanno pensando di ricostruire i loro rapporti commerciali, cambiando le regole dell’ordine mondiale con il rischio che Washington perda il primato nel sistema e lasci spazio ad altri Paesi leader, come Cina o la stessa Europa. E questo potrebbe far cadere il castello di Trump che prevede di pagare il debito e i tagli alle tasse con le entrate dei dazi. Intanto il nuovo sondaggio trimestrale del Wall Street Journal mostra maggior positività da parte degli economisti: gli Stati Uniti dovrebbero avere una crescita buona e continuare a creare posti di lavoro. L’analisi è stata fatta quando Trump aveva deciso di mettere in pausa i dazi e non riflette le nuove tensioni e le minacce di imporre tariffe. In tutto questo, Wall Street si sta abituando a uno stile che molti analisti hanno definito più vicino a quello di una star del wrestling che a quello di un politico tradizionale: minacciare in modo esagerato per spaventare e ottenere obbedienza da parte dei propri avversari. Intanto un recente sondaggio di Politico e Public First sostiene che gli elettori di Trump non amano i dazi e il modo in cui il presidente sta gestendo la questione cinese. Un grosso rischio non solo economico ma anche politico per Trump visto che il prossimo grande appuntamento sono le elezioni di Midterm del 2026. In questo clima le possibilità che parte dell’elettorato centrista ed economicamente più debole abbandoni il presidente sono molto alte.

L’ELETTORATO

Un elettore repubblicano su quattro che nel 2024 ha votato Trump crede che le minacce di dazi possano compromettere il buon andamento dei negoziati. Inoltre il 44% crede che non sia Trump ad avere il diritto di imporre i dazi unilateralmente e che dovrebbe chiedere il permesso al Congresso. Intanto oggi e domani il segretario generale della Nato, Mark Rutte, sarà a Washington per una serie di incontri di alto livello con Donald Trump, il segretario di Stato Marco Rubio, il capo del Pentagono Pete Hegseth e diversi esponenti del Congresso. La visita, confermata ieri dal quartier generale dell’Alleanza, arriva in un momento delicato: le capitali europee stanno correndo ai ripari per aumentare in fretta le spese militari, sotto la crescente pressione dell’ex presidente americano, tornato al centro della scena con richieste sempre più esplicite agli alleati E sempre oggi Trump attente il test dei mercati e in particolare di Wall Street: nonostante la chiusura in rosso della scorsa settimana la borsa di New York aveva ripreso fiducia ma adesso, con i nuovi attacchi a Europa e Messico, le tensioni potrebbero tornare. Giovedì scorso il Ceo di JPMorgan Chase Jamie Dimon aveva avvertito gli investitori sui problemi che il metodo Trump avrebbe potuto creare all’economia globale, anche se come dicevamo Wall Street sembra essersi abituata a questi cambi di direzione improvvisi e scommette che, alla fine, tutto il rumore si traduca in un ritorno alla normalità. Quasi una scommessa: il mercato è più forte della politica. Anche di quella di Trump.

Angelo Paura

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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