14.07.2025
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Politics

«Difendiamo tutti la sua libertà»


IL RETROSCENA

Esterno giorno. Su Palazzo Chigi batte un sole giaguaro. Un’auto si ferma sul retro, ora di pranzo. Esce Giovanbattista Fazzolari. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, consigliere fidatissimo della premier Giorgia Meloni, si avvia a passo svelto verso il suo ufficio. Sono ore frenetiche per il governo. Sui cieli europei si addensano le nubi della guerra dei dazi di Donald Trump ormai agli sgoccioli. Pochi giorni per trattare sull’asse Bruxelles-Washington e scongiurare almeno in parte una nuova mannaia delle tariffe Usa che avrebbe impatti devastanti per l’export italiano.

LA LINEA DI FAZZOLARI

Ma c’è un’altra partita che vede l’Italia impegnatissima in questi giorni, davanti e dietro le quinte, e trova nel braccio destro della presidente del Consiglio uno dei principali registi. Cosa fare con l’Ucraina? È la domanda che percorrerà la due giorni della conferenza per la ricostruzione ospitata a Roma domani e giovedì, evento mastodontico che vedrà sfilare alla Nuvola quindici capi di Stato e di governo oltre al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, atteso stasera da Sergio Mattarella al Quirinale. Il rischio di trasformare la conferenza nell’ennesima passerella di leader e aziende internazionali, mentre nelle trincee ucraine si spara e si muore, è sempre stato presente ai piani alti del governo italiano. Negli ultimi giorni una serie di eventi ha cambiato le carte in tavola. Su tutti il brusco cambio di rotta, almeno a parole, di Trump: il presidente americano è furibondo con Vladimir Putin, «è gentile ma dice str…ate» tuonava ieri. Comincia a pensare che gli ammiccamenti del leader del Cremlino — mentre i missili russi piovono sulle città ucraine — siano solo un bluff. E sembra deciso a cambiare passo: gli Stati Uniti, ha fatto sapere ieri Trump, invieranno a Kiev nuovo equipaggiamento per la difesa aerea.

È un tornante che a Palazzo Chigi hanno notato e studiato nei giorni scorsi. E qui torniamo a Fazzolari, da sempre tra i più convinti sostenitori della causa di Kiev (dettaglio non irrilevante: la moglie ha la nazionalità ucraina) in un partito e un governo che pure conta più di un malpancista a riguardo (a cominciare dai leghisti). «L’obiettivo di questa conferenza?» si ferma a rispondere al Messaggero il sottosegretario a capo del programma di governo — noi tutti puntiamo a un futuro libero per l’Ucraina». Mentre imbocca l’ingresso di Palazzo Chigi Fazzolari scandisce una parola in particolare: «Tutti». Ovvero: si è aperta una finestra per serrare i ranghi di Europa e Stati Uniti dietro la causa ucraina. Ora che Trump mostra segni crescenti di insofferenza verso Putin e le sue vacue promesse di una trattativa di pace. È un’inversione di marcia iniziata qualche settimana fa, nell’attesa del summit della Nato all’Aia, chiuso con la promessa da parte degli alleati di impegnare in futuro fino al 5 per cento del Pil nella difesa nazionale. Già in Olanda, con la regia dell’irruento presidente americano, la Nato ha ribadito il suo sostegno finanziario e militare a Kiev. Un anno fa i leader accordarono di destinare al governo di Zelensky la cifra monstre di 40 miliardi di dollari l’anno in forniture militari. Un impegno che potrebbe rinnovarsi e anche di questo, spiegano fonti diplomatiche europee, parlerà Meloni in una videoconferenza con i cosiddetti “Volenterosi” — Starmer, Macron, Merz, Tusk — prevista venerdì. Poi, a stretto giro, la telefonata Trump-Putin considerata alla Casa Bianca un fallimento diplomatico. E ora l’impegno del Tycoon americano a inviare nuove armi e munizioni alla resistenza ucraina. Meloni nelle recenti telefonate con Trump ha preso nota di questo cambio di passo. E ora Fazzolari certifica ancora una volta, a scanso di equivoci e smarcamenti nella maggioranza, qual è la linea: tutti con Kiev.

L’INCONTRO

Oggi un incontro a Palazzo Chigi aprirà le danze del summit nella Capitale: il sottosegretario Alfredo Mantovano, affiancato dai ministri Pichetto, Schillaci e Giuli, riceverà una delegazione di vescovi della Chiesa greco cattolica ucraina guidati dal Patriarca Sviatoslav Shevchuk, sul tavolo «non solo la ricostruzione materiale ma anche la dimensione spirituale e comunitaria» dell’Ucraina. Presenti all’incontro il presidente del Bambin Gesù Tiziano Onesti, l’architetto Stefano Boeri e la presidente del Maxxi Emanuela Bruni. Domani al via la conferenza per la ricostruzione. Presente il governo in forze, mancherà il leader della Lega Matteo Salvini in missione in Giappone. Antonio Tajani uscendo da Montcitorio “assolve” l’alleato dopo giorni di reciproche stilettate sulla cittadinanza: «Salvini? È assente giustificato, è in missione come è capitato a me in passato, inutile inventare polemiche».

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