Un vero e proprio dossieraggio ai danni della candidata sindaca di Genova Silvia Salis. Un’accusa pesante quella ipotizzata dalla procura per l’ex assessore comunale di Genova Gambino (FdI) che, secondo le indagini, in piena campagna elettorale avrebbe fatto in modo di diffondere, a mezzo stampa, notizie su un procedimento penale nato da un incidente stradale che aveva coinvolto l’allora candidata e oggi prima cittadina. Quando la notizia era stata pubblicata aveva avuto grande eco, scaldando ancora di più il clima di una campagna elettorale aspra e velenosa. Una circostanza che adesso solleva l’indignazione del centrosinistra, a partire dal Movimento Cinque Stelle.
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IL BLITZ
Gli uomini della squadra mobile di Genova sono arrivati ieri mattina intorno alle 7, al Matitone, dove si trovano gli uffici del Comune. Le perquisizioni hanno riguardato il comandante della polizia locale Gianluca Giurato. Sono gli stessi uffici dove lavorava l’ex assessore alla polizia locale Sergio Gambino. Entrambi sono indagati. Gambino è accusato di «episodi di asservimento -delle proprie funzioni — si legge in una nota della procura di Genova — in favore di quattro imprenditori, con riferimento alla trattazione di pratiche amministrative inerenti i settori dei pubblici spettacoli, della viabilità, del trasporto pubblico nonché nell’affidamento di contratti pubblici relativi all’assistenza residenziale e accoglienza di persone appartenenti a categorie socialmente vulnerabili, in particolare migranti, e tra questi i minori stranieri non accompagnati, a fronte della corresponsione (o relativa promessa) di denaro, utilità varie, nonché di un sostegno elettorale». A Giurato sono contestate invece «presunte indebite rivelazioni di segreti di ufficio attribuite all’ex assessore e al comandante della polizia municipale riguardanti la diffusione, in prossimità delle elezioni comunali, di notizie inerenti un procedimento penale riguardante un sinistro stradale in cui è stata coinvolta la candidata alla carica di sindaco». Il riferimento è appunto all’incidente che un anno fa aveva fatto Salis.
L’ALTRO FILONE
L’indagine riguarda anche un altro filone «per i reati di falsità ideologica in verbali e atti destinati all’autorità giudiziaria e di lesioni aggravate, (suscettibili comunque di ulteriori accertamenti) che si ritengono commessi in occasione dell’accompagnamento presso gli uffici di polizia locale di persone controllate o arrestate, nonché di peculato di somme di denaro di un modesto quantitativo di droga leggera che allo stato si ritengono essere stati sottratti in occasione di perquisizioni e controlli, contestati ad alcuni operatori della polizia locale di Genova appartenenti al reparto Sicurezza urbana», si legge ancora nella nota.
LE REAZIONI
Amaro il commento di Silvia Salis: «Un livello di aggressività allarmante, su questo bisognerebbe fare una riflessione e credo che sia uno dei motivi del disinteresse dei cittadini nei confronti della politica. Durante la campagna elettorale mi hanno seguita, sono stati nei negozi dove mi servo, addirittura hanno parlato con persone che vivevano nel palazzo dove avevo un box. Hanno pubblicato mie foto in costume da bagno con il mio bambino. Ho subito un livello di dossieraggio imbarazzante. Hanno pensato che questo episodio — un incidente stradale — potesse essere una bomba mediatica in grado di rovinare il mio percorso verso le elezioni». E ha concluso: «La cosa più grave e lo dico da sindaca è quella di obbligare un sottoposto a fare certe cose: far valere il tuo potere è di una gravità enorme e anche a livello umano e ideologico è incommentabile. Mi chiedo se qualcuno dell’opposizione abbia detto qualcosa. Mi risulta solo il presidente della Regione».
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